Qualche giorno fa il ministero delle Finanze olandese ha pubblicato sul proprio sito un documento con cui il ministro Sigrid Kaag dichiara che entro qualche settimana presenterà alla Camera informazioni confidenziali su scenari di crisi riguardanti l’euro. Questo, continua il documento, darà alla Camera dettagli sugli elementi principali di una possibile crisi. Evidenziamo che il ministero avvisa che la nota che verrà presentata contiene informazioni che non possono essere rese pubbliche a causa di interessi internazionali e diplomatici.
Ovviamente il ministero specifica che questi scenari sono “puramente ipotetici”, ma il contesto in cui avverrà la presentazione al Parlamento è particolare. I rendimenti delle obbligazioni statali dell’euro sono esplosi e la crisi energetica arrivata dopo le sanzioni alla Russia ha fatto venire allo scoperto le divisioni tra i Paesi membri.
Il sistema europeo va in crisi ogni volta che la crescita globale rallenta e si divaricano le performance economiche dei Paesi membri. Questo avviene perché non ci sono meccanismi di riequilibrio economico interno all’euro se non la Bce. La crisi energetica in atto e la ristrutturazione delle catene di fornitura globale hanno effetti profondi come mai accaduto dall’introduzione dell’euro. I sistemi energetici dei Paesi membri e i loro debiti pubblici sono diversi: c’è chi ha il nucleare, chi ha poco debito, chi ha grande capacità di stoccaggio e rigassificazione (Spagna e Portogallo), chi si rifornisce da Paesi amici e chi no.
Giovedì il presidente del Consiglio europeo Michel ha detto che questo è il “momento della verità” per l’Europa e Mario Draghi ha dichiarato “basta fare finta che siamo uniti, meglio riconoscere che siamo divisi. L’Italia può andare sulla sua strada indipendentemente da Russia e Nord Europa”. È difficile pensare che l’Europa e l’euro possano sopravvivere a uno scenario in cui il Governo tedesco sussidia imprese e cittadini con 200 miliardi di euro, in cui Spagna e Portogallo hanno costi dell’elettricità tre/quattro volte inferiori a quelli italiani o francesi e in cui altri Stati invece perdono capacità industriale come mai è stato ritenuto possibile e impongono blackout a imprese e famiglie. Ci si chiede come possa sopravvivere la valuta comune a una divaricazione di questo tipo che fa impallidire quella della crisi dei debiti sovrani.
La soluzione sarebbe una condivisione finanziaria ed energetica senza precedenti in cui alcuni Stati pagano in prima persona per mantenere in vita l’euro. Il costo economico di questa condivisione è esorbitante; basti pensare che i 200 miliardi di euro della Germania non risolvono la situazione nel medio periodo.
Non solo Germania e Paesi nordici ma anche Spagna e Portogallo negli ultimi mesi hanno dimostrato grande indipendenza e nessuna voglia di imporre ai propri cittadini costi sociali difficili da stimare che importerebbero tensioni sociali interne evitabili. Se la crisi energetica non rientra, la sopravvivenza dell’euro viene messa in questione e ciò spiega il tempismo del ministero della Finanze olandese che decide di presentare alla Camera alcuni scenari “ipotetici”. La guerra e le sue “conseguenze” ritornano in Europa sotto forma di crisi e di minaccia alla “casa comune” e non c’è di che stupirsi.
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