Preparatevi al buio. E non cercate in questa mia frase richiami poetici all’Orrore di conradiana memoria: se volete certa melassa ipocrita basta accendere la tv e scegliere un canale a caso. La litania del dolore in versione casa del Grande fratello è in onda H24. I giornali, per carità, quelli non prendeteli più nemmeno in considerazione. Servono ormai solo per incartare le uova o tenere in forma le scarpe invernali che state per riporre. Anzi no. Per la seconda volta in due settimane, vi invito a leggere Italia Oggi. Questa è la prima pagina di ieri, mentre il mondo si crogiolava in un brodo nauseabondo di buoni sentimenti da discount, ma continuava a garantire 700 milioni di dollari al giorno a Mosca tramite l’export energetico non sanzionato.



Entro venerdì, 500mila imprese italiane rischiano di chiudere. La loro colpa? Non aver rispettato le scadenze della rottamazione e ora il Fisco vuole il pagamento dei debiti entro 5 giorni. Altrimenti, partono le procedure esecutive. Sapete cosa significa? Significa game over. Perché abbiamo il petrolio ormai in area 140 dollari al barile, dopo anni e anni di regime delle valutazioni alla media di meno di un terzo. Abbiamo il gas a 310 euro per megawatt ora, praticamente ingestibile. Sudden death, morte immediata. E abbiamo, stupidi come siamo nel seguire gli Stati Uniti come cani da riporto, questa situazione: lo spread fra prezzo del gas naturale europeo e quello statunitense è 8 volte la media di arbitraggio degli ultimi 15 anni, livello record assoluto. Cosa dite, l’economia statunitense trarrà qualche piccolo vantaggio da questo dumping?



Ed eccovi un’anteprima del prossimo fronte: da venerdì scorso, Russia e Ungheria – ufficialmente a causa di ragioni logistiche – hanno iniziato il bando totale dell’export di fertilizzanti. Tradotto, agricoltura in ginocchio nei prossimi mesi e inflazione alimentare che andrà a mettere il carico da novanta sull’erosione del potere d’acquisto già innescata da quella energetica. Praticamente, l’Armageddon. Ma al netto di un Covid sparito dalle notizie, questo Paese si preoccupa solo di come accogliere i profughi e di andare alla ricerca disperata e dilettantesca di alternative al gas russo che non esistono. Quantomeno nei volumi realmente necessari.



Siamo finiti con le spalle al muro. Punto. Paradossalmente, non serve nemmeno più attendere con ansia le decisioni della Bce, previste per dopodomani: lo spread vada dove vuole, ormai è un numero vuoto e privo di significato. È l’economia reale italiana a essere in conclamato rischio di default, il debito pubblico – ora come ora – è un orpello di carta senza valore che i mercati hanno messo momentaneamente in stand-by. Di più, ci preoccupiamo del default russo, invocato da certi saltimbanchi mediatici dell’atlantismo come auspicabile e presunto colpo finale che porterà al golpe interno contro Putin: meglio pensare al nostro. Perché è decisamente più probabile, ancorché i cds dicano ancora il contrario. A partire da quella Spoon River di aziende all’orizzonte, se non si arriverà a una moratoria fiscale. Immediata. E a nuovo deficit. Altrettanto immediato.

Al riguardo, avete notizie del solitamente ciarliero ministro Brunetta? Pazzesco, materia da Chi l’ha visto. In compenso, Confindustria sta parlando molto. Forte e chiaro: il Pnrr, stante la crisi innescata, è da buttare nel cestino e riscrivere. E la crescita economica del Paese già oggi a fortissimo rischio. E il Governo cosa fa? Nulla. Mario Draghi, dopo essere stato messo nell’angolo da tutti gli attori internazionali, è sparito. E con lui, ad esempio, il famoso crono-programma per le riaperture. In compenso, in questo Paese vigono addirittura due stati di emergenza: uno sanitario e uno bellico. Ma facciamo le pulci all’eccesso di autoritarismo russo. D’altronde, ci stracciamo le vesti per la legge della Duma che inasprisce le pene per le fake news sull’intervento militare, scordandoci di annoverare fra i massimi esponenti della categoria giornalistica italiana uno che compila liste di proscrizione dei putiniani. E tutti tacciono. Il Governo è impotente. Sta crollando tutto e loro sono in giro per il mondo a racimolare un po’ di gas. Anzi no, forse un ambito in cui il Governo è molto attivo esiste. Quello di creare i presupposti per finire dritti dritti nel mirino della vendetta del Cremlino.

È notizia dell’altro giorno che il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, abbia informato il Copasir rispetto al contenuto del materiale bellico inviato all’Ucraina. E cos’ha deciso il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti? Di classificare il contenuto di quell’informativa come segretissimo. Sapete cosa significa? Scopritelo da soli, da fonte più che ufficiale. Si tratta del massimo grado di riservatezza previsto dall’Ufficio centrale per la Segretezza. Cosa diavolo stiamo fornendo al golpista Zelensky? Il quale – in caso non vi siate accorti, immersi come siano nella sua agiografia – continua a chiedere una no-fly zone che equivarrebbe alla dichiarazione di Terza guerra mondiale, tanto per farci un’idea del personaggio. Persino la Polonia, baluardo anti-russo per antonomasia, dopo l’ammonimento di Vladimir Putin di coinvolgimento nel conflitto per chiunque fornisca o metta a disposizione jet a Kiev, ha tirato il freno. E signori, il New York Times e il Washington Post domenica pubblicavano entrambi il medesimo retroscena: gli Usa avrebbero già dato vita a un contingency plan per instaurare un Governo ucraino in esilio in Polonia, in caso di morte o rapimento dell’attuale Presidente. Il quale, come ricorderete, è a conoscenza di tutti i segreti del Russiagate e della connection ucraina della famiglia Biden, da Joe a Hunter. Vuoi vedere che proprio Zelensky potrebbe diventare la false flag necessaria a far capitolare del tutto la situazione, garantendo ai troppi dogs of war in circolazione il duplice risultato di uno scontro frontale con la Russia e della sepoltura definitiva di verità scomode, cominciate con la campagna elettorale del 2016 e che potrebbe far saltare quella per il mid-term di novembre?

Non vi viene in mente che a pianificare l’intera situazione possa non essere stato il Cremlino, bensì chi ha creato dal nulla e finanziato Euro-Maidan e poi armato e sostenuto i regimi fantoccio di Kiev, prima con Poroshenko e poi con Zelensky? Il motivo? Sta tutto in quei grafici pubblicati a inizio articolo: disintegrare letteralmente un competitor economico forte, credibile e scomodo come l’Ue. Per poi giocarsi la battaglia finale, anche per la sopravvivenza del dollaro come moneta benchmark mondiale, con la Cina in un clima di polarizzazione da Nuova Guerra Fredda.

Fantapolitica? Sicuri? Resta il fatto che viviamo in un Paese economicamente alle soglie del collasso e con duplice stato di emergenza attivo, il secondo dei quali reso ora palese dalla classificazione di massima segretezza di quanto fornito all’Ucraina. Cosa dite, l’ultima minaccia di Putin era diretta a noi, senza citarci? Sarà per questo che il ministro Di Maio e il presidente Draghi si sono trasformati in globetrotters del gas, a tempo di record? Prepariamoci al buio. E facciamolo fuor di metafora, temo.

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