Brutta giornata per la narrazione ufficiale quella di mercoledì. Avete notato come la notizia dei 40 bambini decapitati sia sparita in fretta dalle homepage (vedi il mio articolo precedente) e dai TG? Bene, in questo secondo caso la notizia non è nemmeno assurta agli onori delle cronache. E il motivo è molto semplice: l’energy windfall della Russia è tornato. Giusto in tempo per l’arrivo della stagione fredda. E in grande stile. Lo standard stagionalizzato per il mese di settembre a livello di surplus di conto corrente per Mosca è di 5 miliardi di dollari. Bene, quello relativo a quest’anno è stato di (rullo di tamburi)… 14 miliardi di dollari! Un plus di 9 miliardi, un altro grande successo delle sanzioni.



Forse Cina e India se ne sono bellamente fregate, come vi ho detto da almeno sei mesi? Eccone la riprova. Tanto per capire meglio cosa sia appena accaduto, date un’occhiata a questo secondo grafico comparativo: paragona il surplus di conto corrente mensile russo nella media 2007-2021, quella del 2022 e quella di quest’anno.



Ora, unite questa dinamica poco tranquillizzante a quanto stranamente accaduto solo ieri alla pipeline del gas fra Estonia e Finlandia e al potenziale Risiko energetico che il nuovo conflitto in Medio Oriente potrebbe innescare. Israele, infatti, ha già bombardato il sud del Libano e dalla Siria sono partiti razzi verso le Alture del Golan. Un rischio contagio senza precedenti. Davvero pensate che i Paesi del Golfo o l’Algeria, in caso Israele davvero trasformi Gaza in una tonnara, saranno felici di fornire energia a Paesi che sostengono (e armano) Tel Aviv? Senza scordare che la Russia ora controlla anche i flussi di gas della Nigeria, i quali passano attraverso il Niger. Di fatto, un protettorato di Mosca, dopo l’addio delle truppe francesi. E la figura barbina dei Paesi Ecowas con le loro minacce in stile pistola ad acqua. Non c’è da stupirsi, quindi. Chi può biasimare la stampa, se decide di gettare a mare definitivamente ogni residuo di dignità professionale con la Grand Guignol dell’infanzia decapitata? Soltanto Il Sole 24 Ore ha resistito. Decidendo di aprire la sua edizione con questo titolo: Giorgetti: In manovra tagli forti. E meglio ancora il sommario: Il ministro: saldi diversi se il quadro peggiorerà. Controllo ferreo ineludibile. Tradotto, un sobrio massacro. Ma sovranista, tranquilli. Roba da tagli lineari con il machete. Forse da Fornero 2.0. Perché da evitare, in vista delle Europee, ci sono le due opzioni scaccia-elettorato: patrimoniale e revisione del catasto. Ma il quadro è chiaro. Se si ha l’onestà di guardarlo in faccia.



Cosa potrebbe accadere se, al netto di tutto questo, davvero arrivasse uno shock energetico simile allo scorso anno? Ipotesi tutt’altro che peregrina. Anzi. Bruciamo tutto il deficit fino al 2025 in sostegni per scollinare l’inverno e arrivare più o meno zoppicanti alle urne di giugno? Sicuri che l’Europa stavolta starà zitta e mostrerà luce verde? Dal 20 ottobre, poi, via alle varie revisioni del rating. Una vera maratona che si chiuderà il 17 novembre. E che potrebbe dare inizio alla danza macabra della crisi di governo. Déjà vu del 2011. Ma attenzione, perché la malapianta ha radici profonde. Pensateci. Forse il diavolo della guerra non è poi brutto come lo si dipinge. Almeno per il mercato. Certo, gas e petrolio potrebbero giocare brutti scherzi a famiglie e imprese. Ma per i Governi, una manna. Altrimenti, l’altarino dell’indipendenza da quella Mosca che si prepara alla vendetta sarebbe saltato al primo vento freddo dall’Atlantico. Così, invece, sarà colpa di Hamas. In tal senso, basti dare un’occhiata al farsesco titolo di apertura di ieri de Il Giornale.

Lo spread, nel frattempo, ha varcato il Rubicone di quota 200 punti base. Anche in questo caso, il bagno di sangue dei rendimenti è globale. E la guerra lo ha fatto naturalmente ritracciare sotto la quota psicologica di pre-allarme. Ma c’è una mistificazione che dobbiamo evitare. Perché il tempo passa in fretta. Ad esempio, occorrerà capire se Eurovita porterà dolcetto o scherzetto ai sottoscrittori. Davvero riscatti liberi dal 2 novembre o Cronos Vita si rivelerà come il Sarchiapone di Walter Chiari? Il 17 novembre, poi, arriva Moody’s con il suo giudizio. Un solo gradino dallo speculative grade. Tradotto, se taglia di un solo zic il rating, siamo junk. Delicatissima, Citi ha già consigliato ai clienti di stare lontani dagli assets italiani. Perché l’Ue può dare l’ok a quello scostamento record sul deficit della Nadef. Ma il mercato è altra cosa. Gioca al poliziotto cattivo. E il grafico ci dice che negli anni delle vacche grasse dei tassi a zero, l’Italia abbia deciso di mantenere il “vincolo esterno”. Evitando di di allungare la maturity del debito.

Non c’era abbastanza carta in scadenza? Difficile. Forse non c’era la volontà. Perché quest’ultimo grafico parla. Mostra le correlazioni fra emissioni di debito e acquisti Bce per Italia, Germania, Francia e Spagna dal gennaio 2022 a oggi. Berlino segna 0%. Madrid +31%. Parigi +51%. E Roma +54%. Ovvero, tra emissioni del Tesoro e acquisti netti nei programmi Pepp e Pspp, l’Italia ha potuto contare su 1 titolo ogni 2 che finiva in automatico a Francoforte. Facile così tenere lo spread basso. O, comunque, compresso.

Si chiama “vincolo esterno”, appunto. Sopravvivi. Ma solo perché qualcuno te lo consente. Alle sue condizioni. Ed è l’unica ragione che ha portato Mario Draghi a palazzo Chigi. Si poteva allungare la durata del debito, si poteva di fatto arrivare al parossismo di un decennale a rendimento 0%, si poteva mettere sul piatto swaps a dir poco esotici. Perché i tassi erano a zero, L’inflazione un miraggio. La Bce un’idrovora a pieno regime. E anche il mitico mercato avrebbero dovuto ingoiare scadenze più lunghe. Invece, “vincolo esterno”. Rafforzato dalle scelte economiche del Mef. Priorità Pnrr in testa. Col cavallo di Troia sfonda-conti del superbonus. Oggi, i nodi stanno per venire al pettine. Non a caso, i Majakovskij del Tesoro hanno avuto difficoltà a celebrare con troppo entusiasmo il collocamento del Btp Valore. Si sono sforzati. Ma lo squillo di tromba assomigliava a una pernacchia. O a un rantolo.

Nessuna Tosca ha ucciso lo Scarpia del commissariamento, purtroppo. Ci aspettano giorni interessanti. A brevissimo. Qualcun altro ve li racconterà.

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