Come spero avrete notato, mi sono sempre tenuto lontano da posture da virologo della Scuola Radioelettra. Non mi sono mai permesso di dare giudizi o addentrarmi in materia sanitaria o epidemiologica, di cui sono totalmente all’oscuro. Ora, però, forse è il caso di mettere un punto fermo e sottolineare un concetto: non essere un medico non significa avere l’anello al naso e non rendersi conto della realtà che ci circonda. Mi scuserete, ma tendo a fidarmi più del mercato che dell’Oms, istituzione la cui credibilità mi pare sia stata messa abbondantemente in discussione dai fatti e non dai giudizi (o pregiudizi) personali. E il mercato ha detto ciò che chiunque dotato di buonsenso direbbe: ovvero, non possiamo sapere con certezza – almeno, non oggi – se il vaccino sarà davvero efficace contro la mutazione inglese del virus. Per il semplice e intuitivo fatto che siamo nella fase di ultimo stadio della sperimentazione e soltanto l’emergenza ha permesso che questa si tramutasse a tempo di record in somministrazione emergenziale.



Nessuno sa nulla, se vogliamo essere sinceri. Se non a livello meramente teorico. L’Ema ha appena dato il suo ok, non sotto pesanti pressioni politiche. In America cominciano già a saltare fuori magagne di ogni genere, dalle difficoltà di distribuzione agli effetti collaterali indesiderati. Nel Regno Unito, poi, siamo al paradosso di una campagna vaccinale a favore di telecamera che ha occupato i media, mentre una versione più aggressiva e mutata del virus amplificava a dismisura e in contemporanea i contagi. Il tutto, mentre il Governo fino a pochi giorni prima annunciava rilassamenti delle misure restrittive, poiché “è crudele non festeggiare il Natale”. Salvo poi tornare frettolosamente indietro e blindare l’intero Sud-Est della nazione. Nel frattempo, però, migliaia e migliaia di lavoratori stranieri sono partiti da Heathrow e Gatwick o dalle stazioni ferroviarie o dal porto di Dover. Esattamente come se ne andarono da Wuhan prima del lockdown totale imposto dalle autorità cinesi.



E per quanto in Italia sia già in atto la gara fra virologi televisivi per tranquillizzare tutti sull’efficacia del vaccino anche contro la forfora e l’alluce valgo, scopriamo che allo Spallanzani di Roma hanno cominciato – giustamente – solo ora l’iter di isolamento del ceppo inglese del virus. Quindi, nessuno onestamente può dire che i sieri di Pfizer, Moderna e compagnia immunizzante siano efficaci su questa variante così aggressiva. Ma la cosa grave è che le stesse autorità sanitarie britanniche avevano già da ottobre segnalato la mutazione del virus circolante nel Paese e la sua maggiore aggressività, sconsigliando a Downing Street ogni possibile allentamento delle misure di contrasto. Boris Johnson, ovviamente, ha ancora una volta utilizzato parti meno nobili del cervello per ragionare e ha fatto di testa sua: il Natale non si tocca. Poi, di colpo, chiusura totale della capitale, ridotta nell’arco di un giorno a una ghost town.



Casualmente, il tutto mentre la deadline finale sul Brexit stava per avvicinarsi sempre più rapidamente e con essa la prospettiva di un No deal, di cui lo stesso Boris Johnson si dice tronfiamente non spaventato, ma che, in realtà, per la Gran Bretagna significherebbe disastro assoluto. Nonostante la flessione di muscoli degna di miglior causa della minaccia di navi militari nella Manica. Ora, usando un garbato eufemismo, non sarebbe il caso di “facilitare” quella Brexit che la versione mutata de virus sembra di suo già voler accelerare? Perché non li cacciamo e in fretta, chiudendo i negoziati senza accordi, né sconti?

Signori, siamo seri per una volta. Boris Johnson ha giocato con la sicurezza dell’intero Continente, lasciando che fino all’ultimo la mobilità fosse garantita. Le scene di tentata fuga da Londra registrate alla stazione di St. Pancras sabato notte, parlano chiaro: incompetenti, esattamente come il Governo italiano lo scorso marzo. Con l’attenuante per Giuseppe Conte e soci di essersi ritrovati di colpo dentro un ciclone senza precedenti: all’epoca si vagava al buio, oggi Boris Johnson avrebbe operato come un irresponsabile con mesi e mesi di esperienza emergenziale alle spalle. Anche personale, nel suo caso. Ho vissuto a Londra, ho amato immensamente quella città e quel Paese: di tutto mi si può tacciare nella vita, ma non di essere anglofobo. Ora, però, è il caso di rimettere i rigurgiti di grandeur vittoriana di qualche imperialista fuori tempo massimo al loro posto. Ovvero, nell’armadio della storia. Pieni di naftalina e ben chiusi, visto che il mondo è cambiato. E se la Cina può comprarsi la City in mezza giornata, occorre anche prendere atto che al 10 di Downing Street non ci sono Winston Churchill o Margaret Thatcher, ma uno che farebbe un’ottima figura al pub, vantandosi delle proprie gesa da salvatore della patria al bancone, fra una pinta di birra e l’altra. O forse siamo di fronte all’ennesimo alibi, all’ennesima forzatura strumentale di una situazione talmente seria e grave da prestarsi ottimamente come piede di porco per forzare ogni criticità accessoria?

Davvero vogliamo credere che a Downing Street risieda un minus habens che gioca con la vita di qualche milione di persone? Ne dubito fortemente, per quanto la mia stima per Boris Johnson sia paragonabile al mio amore per l’estate, il caldo e le zanzare. Ritenete che il mio pensiero si spinga un po’ troppo oltre, persino in relazione a quello che è normalmente il mio orizzonte già poco ortodosso di lettura della realtà? Bene, guardate questo grafico, il quale ci mostra come le pessime notizie emerse nelle ultime 36 ore dal Regno Unito ieri abbiamo spinto l’indice di volatilità a guadagnare in un solo colpo il 40%, prima che Wall Street aprisse le contrattazioni. E guarda caso, oltre al petrolio, un’altra vittima immediata della crisi da variante inglese del Covid sono state le linee aeree. Le quali, quantomeno riferendoci ai vettori statunitensi, avevano da poco ricevuto il regalo di Natale anticipato di aiuti per altri 15 miliardi di dollari in seno all’accordo sul rinnovo del programma di stimolo federale raggiunto dal Congresso nella notte fra domenica e lunedì.

Il problema? Troppo pochi, proxy perfetto e pericolosissimo della profondità reale del problema. Il Covid, infatti, ha operato da cartina di tornasole di una criticità più strutturale: l’indebitamento cronico del settore. Anzi, del Sistema. Al quale, ovviamente, si chiede di porre rimedio con altro doping di Stato: insomma, si disintossica un drogato fornendogli eroina. Il cane sta cominciando a mordersi platealmente la coda, questo è il problema: anni e anni di Qe sistemico oggi cominciano a far emergere bubboni sempre meno occultabili sotto chili di maquillage volgare e di pessima stesura. Ma ecco che il Covid mostra la sua natura multi-tasking: accelerante dell’incendio doloso da stamperia globale, ma anche alibi perfetto per la sua prosecuzione, in nome dell’emergenza ciclica e permanente.

Cosa ritenete più grave e preoccupante: uno scenario come quello che sto prefigurandovi, di fatto l’estremizzazione terminale di un processo di autoconservazione del Sistema oppure la certezza comprovata che alla guida di una delle 7 potenze del mondo, dotata di armi nucleari, ci sia un irresponsabile assoluto? Scelta improba, me ne rendo conto. Ma, sinceramente, non scorgo all’orizzonte terze ipotesi che mostrino una validità, nemmeno empirica. Ricordate cosa avvenne con la famosa guerra commerciale a colpi di dazi e tariffe fra Usa e Cina? Continui flip-flop di notizie che annunciavano schiarite e rotture a ciclo continuo, una manna per gli algoritmi pavloviani che governavano il mercato. Poi, di colpo, l’argomento che appariva dirimente per i destini del mondo dei prossimi 50 anni è sparito dal tavolo. Grazie al Covid, perché quando un’emergenza diviene logora e inefficace, eccone un’altra pronta all’uso.

Questo significa essere negazionista riguardo al virus? Al contrario. Ci manca poco che con la mascherina io vada anche a dormire e che il produttore dell’Amuchina in gel mi candidi al conferimento per il Cavalierato del lavoro. Ma questo non significa che un’emergenza reale non possa prestarsi anche a “scopi” differenti: ad esempio, quello rappresentato da questa schermata, dalla quale si evince come “qualcuno” attorno all’ora di pranzo ieri abbia sfruttato l’occasione per intervenire sul mercato secondario con la grazia di un pachiderma in tutù e comprare debito italiano con il badile, dopo una mattinata con lo spread che tornava a veleggiare in area 120.

Si sa, nel pieno di una folle e irresponsabile crisi di governo come quella che pare all’atto di consumarsi nel nostro Paese, fa comodo aver “qualcuno” che ti copre le spalle ed evita di mostrare al mondo come il Re dei nostri conti pubblici sia nudo e quei 51 punti base che ancora differenziano il rendimento dei nostri decennali da quelli spagnolo e portoghese siano in realtà l’unico motivo – di mero interesse transitorio sul profitto a breve, visto che nessuno è obbligato a detenere quella carta fino a maturity – per cui gli investitori ancora comprino Btp. Altro che fiducia nell’Italia e nei fantastiliardi del Recovery fund.

E vi assicuro che fa comodo anche alla Bce avere un alibi che garantisca quella operatività emergenziale in assoluta libertà, stante quei rognosi della Bundesbank. Per quanto, però? Quante mutazioni dovrà patire ancora il virus, al netto delle letterine di rimprovero che cominciano a piovere da Francoforte? Vi serve un’ulteriore riprova alla mia teoria? Eccola, questo è l’alert stampa con cui il Treasury statunitense, mentre Wall Street si apprestava ad aprire le contrattazioni (nel primo giorno di Tesla quotata sullo Standard&Poor’s 500) in calo del 2%, annunciava la presenza di Steven Mnuchin ai microfoni della Cnbc alle 9 del mattino. Ovvero, in pressoché contemporanea con la campanella di avvio delle contrattazioni.

Signori, siamo arrivati alla disperazione senza più ritegno della versione mediatico-virologica del Plunge Protection Team! Ormai il Sistema elargisce buone notizie e impegni su commissione, addirittura anticipandone la messa in onda. E le tv, chiaramente, piegano i palinsesti alle esigenze degli indici di Borsa. Ecco la realtà attuale, nuda e cruda. Altrimenti, ripeto, occorre prendere atto che siamo già di fronte a una potenziale, terza ondata di pandemia resa possibile da un minus habens posto a capo del governo di Sua Maestà. Scusate, ma questo lo ritengo uno scenario eccessivo. Persino per uno con lo stomaco allenato come il mio.

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