A far data allo scorso 30 novembre, in Europa nel 2024 si sono registrati 33 default corporate sul debito classificati come major. Quindi, qualcosa che va oltre alla chiusura del negozio di scarpe all’angolo.

Solo l’annus horribilis 2020 ha registrato un numero maggiore. Battuta persino la crisi finanziaria del 2008-2009. E quella del debito europeo pre-Whatever it takes.



Ecco il grafico incriminante. Eppure, chi lo avrebbe detto. Certamente non la stampa. O, quantomeno, non con l’enfasi che una notizia simile meriterebbe. In compenso, copertura a tappeto della rottura ciclica di nuovi massimi per i mercati azionari. Dax in testa.

E parlando di Germania, fa impressione come nessuno abbia sentito il bisogno di dare notizia di quanto accaduto a inizio di dicembre. L’armatore Flensburger Schiffbau-Gesellschaft (Fsg) e il costruttore di super-yacht Nobiskrug hanno ufficialmente portato i libri in tribunale. Insolvenza. E ricordiamoci come l’intero settore sia stato beneficiario di aiuti di Stato. Non pochi, tra l’altro. In compenso, mentre Bankitalia tagliava definitivamente le stime del Pil 2024 allo 0,5%, la Bundesbank prendeva addirittura il machete: dal +0,3% previsto solo a giugno, ora -0,2%. E per il 2025, la Banca centrale tedesca prevede +0,2%. A giugno era +1,1%.



E c’è di peggio, perché stando alle stime, un’eventuale guerra tariffaria scatenata da Donald Trump inciderebbe negativamente sul Pil tedesco per un 1,4% fino al 2027. E nel proxy che la Germania utilizza come cavallo di Troia rigorista in sede Bce e Ue, l’Olanda, la Banca centrale ha appena confermato come il tasso di inflazione resterà attorno al 3% fino almeno al 2026. Compreso. Mentre l’Eurotower taglia i tassi.

Ora, attenzione alla novità arrivata proprio nella notte italiana fra giovedì e venerdì. Mentre si vedeva respinta la bozza di accordo per evitare lo shutdown federale, oltretutto con la contrarietà anche di parte del suo partito, Donald Trump è uscito allo scoperto con la sua agenda di minaccia e ricatto nei confronti dell’Europa. Forte di un regime sanzionatorio verso Mosca che ha messo l’Europa autolesionisticamente con le spalle al muro dal punto di vista energetico, il neo-Presidente ha detto chiaro e tondo che per evitare sanzioni, l’Ue dovrà comprare maggiori quantitativi di gas e petrolio dagli Usa. Più cari. Più logisticamente distanti.



Capito l’amico Donald? E non basta. Perché questa svolta in negativo va ad appaiarsi alla fine del contratto di transito del gas russo verso l’Europa Centrale via Ucraina, prevista per il 31 dicembre e confermata – dopo fonti ufficiali di Kiev – anche da Vladimir Putin in persona nel corso della conferenza stampa di fine anno. La tempesta energetica perfetta 2.0 sta per abbattersi sul Vecchio Continente. Perché di questa Europa non c’è traccia sulla stampa?

In compenso, date un’occhiata a questo grafico. Ci mostra come il ritmo e la profondità del crollo attuale del rendimento del titolo di Stato della Cina a un anno abbia come unico paragone e precedente il settembre del 2008.

La mitica farfalla cinese sta cominciando a sbattere le ali come in preda a una crisi epilettica? Per questo la Pboc e il Politburo continuano con la loro word salad relativa alla scarsa domanda interna da stimolare e a mirabolanti pacchetti fiscali sempre più ampi? Basta dare un’occhiata a un titolo-civetta come KB Home per prendere atto come l’immobiliare Usa stia già prezzando il colossale spostamento d’aria che pare in lavorazione dalle parti del Dragone. E attenzione, perché quando l’obbligazionario manda segnali così drammaticamente rispetto all’azionario sulle prospettive macro c’è il forte rischio che lo stimolo cinese sia un bluff, una chimera o – peggio – un’arma strategica che Pechino sta tenendo pronta come immediata reazione al primo dazio realmente punitivo che verrà imposto dall’Amministrazione Trump.

Qui nel frattempo andiamo avanti a colpi di tagli dei tassi da 25 punti base. Come se fosse sufficiente questo a porre un argine a un export tedesco che in ottobre ha segnato -2,8% su base mensile contro attese di -2%. L’economia tedesca sta implodendo. E con essa, un’Europa che, mentre la Commissione europea parlava di soft landing e l’ex Commissario Gentiloni rassicurava tutti sull’imminente crollo dell’economia russa grazie alle sanzioni, osservava silenziosa 33 major debt defaults. E il 2025 pare decisamente intenzionato a rivedere al rialzo certi record negativi. Fin dal primo giorno.

Ma si sa, in questo Paese la priorità è il Capodanno a Roma con le sue polemiche da chat adolescenziale.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI