Chissà da quanto tempo le autorità polacche erano a conoscenza dell’accaduto ai loro confini. E della verità. Un normale incidente in tempo di guerra, un missile centrato dalla contraerea ucraina i cui resti vanno fuori controllo. E, sfortuna vuole, invece che schiantarsi al suolo in una landa desolata, centrano un granaio e ammazzano due poveretti con un conto in sospeso con il destino. Punto. O, come avrebbero confermato fonti di intelligence Usa alla Cnn, addirittura un missile partito dalla stessa Ucraina. Ma se aspetti il prime time televisivo europeo per ammettere al mondo che la tua difesa aerea dormiva – nonostante il regime di military readiness in atto in Polonia da mesi, oltre al fatto che proprio per evitare incidenti che portino a escalation già da settembre Pentagono e ministero della Difesa russo sono tornati a scambiarsi informazioni -, allora l’effetto Dottor Stranamore è garantito. Con tutti i tg e i talk-show che si riempiono la bocca con l’Articolo 5 della Nato e acchiappano telespettatori evocando il conto alla rovescia verso l’armageddon nucleare. E invece, la Polonia è stata ovviamente costretta a invocare solo l’Articolo 4 della Nato, quello che prevede consultazioni fra gli Alleati al fine di capire cosa sia successo. Tradotto, ci si scambia informazioni di intelligence e si redige un bel dossier classificato. Dossier che normalmente giunge alle conclusioni che più fanno comodo.



In compenso, mentre il mondo già attrezzava la cantina a rifugio e comprava generatori su Amazon, i titoli del comparto difesa festeggiavano a Wall Street. E Bloomberg rendeva noto come la Casa Bianca avesse chiesto altri 37,7 miliardi di pacchetto di aiuti per l’Ucraina, in pieno regime presidenziale di lame duck da voto di medio termine. Tradotto, temendo l’onda rossa repubblicana e un possibile disimpegno bellico, Joe Biden ha voluto tutelare il suo moltiplicatore di Pil in vista della recessione alle porte. Perché mentre si giocava alla guerra, Amazon si univa alla schiera delle multinazionali Usa che operavano tagli occupazionali di massa. Meno diecimila unità per il colosso di Jeff Bezos. Il tutto annunciato nella settimana del Black Friday. Pessimo segnale. E questo reale, davvero degno di preoccupazione.



Per il resto, cosa pensavate? Che Vladimir Putin consentisse al G20 di decidere delle sorti della guerra in sua assenza e dopo aver concesso a Volodymir Zelensky di dettare le sue 10 condizioni per la pace in mondovisione? Ovviamente, no. E ha scatenato una tempesta di missili su Kiev e gran parte dell’Ucraina. Uno dei quali, intercettato, forse è terminato in Polonia. Ma quei missili Mosca ha iniziato a spararli presto, in modo da garantirsi l’effetto buongiorno rispetto al fuso orario di Bali. Insomma, i tempi tradivano fin dall’inizio Varsavia e le sue intenzioni. Così come l’aver invocato l’Articolo 4. Così come quanto raccontato da Lucio Caracciolo, direttore e fondatore di Limes, rivista di geopolitica che proprio in questi giorni sta tenendo il suo Festival a Genova. Intervistato da una trasmissione tv, Caracciolo ha reso noto come gli ospiti polacchi avessero ripetuto a macchinetta un unico concetto: la necessità di istituire una no-fly zone della Nato sui cieli dell’Ucraina. Tradotto, abbattere caccia russi. Tradotto ulteriormente, la vera escalation verso un conflitto diretto con Mosca. Chi cerca la guerra, quindi? Ma, soprattutto, cui prodest?



Andate a vedere quanto ha guadagnato in pochi istanti il titolo di Northrop a Wall Street, ad esempio. Per favore, almeno voi non tramutatevi in un branco di Carlo Calenda. O di Volodymir Zelensky. Perché i rischi reali l’Italia li sta già correndo, ma, state certi, non sono quelli legati a missili russi in cerca d’autore.

Ad esempio, davvero pensate che sia un buon segnale il fatto che il colloquio fra Giorgia Meloni e Joe Biden al G20 sia durato oltre un’ora? La vulgata trionfalistica del Governo e dei suoi lacchè dipinge l’accaduto come la prova che l’Italia sia di nuovo protagonista internazionale. E non più l’Italietta. Signori, ci dice soltanto che questa volta l’elenco degli ordini da eseguire era più lungo del solito. E stante la situazione globale, la cosa non deve sorprendere più di tanto. Anche perché, sempre stando all’Istituto Luce che segue il presidente del Consiglio e ne declama le gesta, al centro dell’incontro ci sarebbero stati solo due punti fondamentali: Ucraina e gas. Quali rischi comporti l’accettazione acritica della posizione Nato sul primo tema è abbastanza chiaro a tutti, quantomeno alla luce dell’accaduto (che, sempre casualmente, ha completamente ridimensionato l’editto di Mar-a-Lago con cui Donald Trump ha annunciato la sua candidatura alle presidenziali del 2024). Sul secondo tema, invece, mi pare istruttivo che voi prestiate attenzione a questo grafico, il quale ci mostra quale andamento da fibrillazione atriale abbia registrato il prezzo del gas LNG statunitense nella giornata di lunedì.

La cosa ci interessa, perché sicuramente Joe Biden avrà operato in modalità piazzista con Giorgia Meloni, assicurandole quantitativi infiniti di gas statunitense per facilitare la nostra transizione lontano da quei cattivoni di Gazprom. Bene, in prima istanza un utente anonimo ma sedicente operatore del settore energia decideva di scrivere su Twitter che la Freeport, principale esportatore di LNG verso l’Europa, aveva riscontrato nuove criticità nel suo hub texano, quindi le esportazioni sarebbero state rimandate ulteriormente. L’incidente iniziale è occorso in luglio, la prima deadline di ripresa era a inizio ottobre e poi spostata a metà novembre. Il prezzo crolla, perché meno export significa più gas per il mercato interno. Poi la Freeport interviene e nega quelle criticità, confermando il ritorno all’operatività e la sua timeline rispetto alle spedizioni. Il prezzo esplode al rialzo. Poi interviene Bloomberg, la quale – citando una fonte anonima vicino proprio a Freeport – conferma invece i nuovi guai emersi durante la manutenzione e il blocco delle esportazioni non solo per novembre ma anche per dicembre. Nessuna smentita dei rumors da parte dell’azienda. Il prezzo crolla di nuovo.

Al netto di un’Algeria che chiedendo l’ingresso nei Brics ha di fatto formalizzato la sua scelta di campo, davvero pensiamo di vivere tranquilli come economia basandoci sulle promesse Usa e su questi presupposti per le nostre necessità energetiche future e strutturali? Tanto vi dovevo. Se invece pensate che la Russia voglia scatenare la Terza guerra mondiale, fate pure. Di giornali e tv che intingono la carta in queste panzane da panem et circenses, il Paese ne è ottimamente fornito. Nessuno però che prenda atto del perché abbiamo messo un intermediario del comparto armamenti alla guida della Difesa e allo Sviluppo economico uno che proprio martedì è stato insignito da Volodymir Zelensky dell’Ordine del Principe Yaroslav il Saggio di III Grado.

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