Tutto fermo. Come da copione. Con i futures che prezzano un taglio dei tassi alla riunione di settembre all’80% delle probabilità, Jerome Powell ha avuto gioco facile nel calciare il barattolo oltre l’estate. E oltre Jackson Hole. E chissà che da qui all’appuntamento in Wyoming, qualcosa non sia cambiato.



In tal senso, la Bank of Japan sembra quasi averci scommesso sul sicuro. Perché poche ore prima della riunione della Fed, la Banca centrale nipponica ha stupito tutti alzando di nuovo e più delle attese i tassi di interesse. Oltretutto, annunciando una riduzione (pur sempre simbolica, stante lo stock mastodontico che detiene) del controvalore di bond acquistati a livello mensile.



La reazione del mercato? Alle 5 di ieri mattina, era questa: cambio dollaro/yen a precipizio, quindi rafforzamento della valuta giapponese dopo mesi di inutile interventi drena-riserve per sostenere la linea Maginot di 160 e, soprattutto, il Nikkei allo sprofondo.

Ma torneremo dopo a parlare del Giappone. Ora restiamo negli Usa. Semplicemente, prendiamo un treno da Washington a New York. E scopriamo che, nel frattempo, Goldman Sachs ha deciso di rompere drasticamente gli indugi. E comincia a cartolarizzare le chiappe tremebonde di qualcuno, fiutando l’odore della paura e tramutandolo in profitto.



Trasferimento di rischio. Un bel bond legato a un portfolio di prestiti per 2 miliardi di controvalore e facente capo essenzialmente a private equity e alle loro subscription lines of credit, ciò che viene venduto come non plus ultra della garanzia contrattuale, ma, alla fine, è nulla più che un cambialone. Meglio mandare a mente un nuovo acronimo: Srt. Significant Risk Transfer. E che qualcosina cominci a scricchiolare lo dimostra questo articolo pubblicato solamente 24 ore prima da una fonte certamente non tacciabile di cospirazionismo o catastrofismo come Bloomberg. Qualcuno sta già cominciando a pagare caro il biglietto per la discesa dalla giostra dei tassi saliti troppo in fretta e in un ambiente troppo ebbro di retorica del va tutto bene. Investitori sudcoreani che avevano scommesso forte sulla tranche più rischiosa – e profittevole – dei prestiti al commercial real estate Usa – soprattutto uffici – stanno infatti facendo i conti con un vero e proprio salasso di perdite, al fine di non rimanere con il cerino in mano. Perché il mercato dei prestiti facili e allegri, ora presenta il conto. E per quanto la Fed a settembre possa cominciare a tagliare, tamponare un mezzo tsunami legato al Cre implicherebbe un crash estivo che faccia prezzare al mercato ben più di 25 o anche 50 punti base una tantum per il 2024.

E il fatto che poche ore prima dell’annuncio di tassi fermi, il Tesoro Usa abbia comunicato l’aumento dell’ammontare di buyback settimanale di Treasuries da 15 a 30 miliardi, di fatto ci dice che sottotraccia un Qe in sedicesimi e sotto mentite spoglie è già in atto. Certo, ricorda più Operation Twist che l’intervento post-Covid. Ma resta il fatto che con Wall Street in rally ormai biennale e l’economia sempre in direzione di un soft landing, questo attivismo monetarista nei confronti dei bilanci bancari stona. Così come la scelta di Goldman Sachs di concentrarsi sul trasferimento sintetico di rischio.

Ma date un’occhiata a questo grafico: Nvidia ha macinato 380 miliardi di market cap nelle 18 ore intercorse fra i minimi afterhours di lunedì notte e metà contrattazioni di giornata di martedì. Di fatto, l’intera capitalizzazione di Costco. In meno di un giorno. E dopo aver bruciato 1 trilione di capitalizzazione nelle ultime 5 settimane.

A fine giornata, l’aumento di capitalizzazione si è ridotto a soli 330 miliardi. Comunque sia, l’incremento di market cap su singola giornata più grande della storia. Insomma, il titolo-totem del rally infinito negozia come una penny stock, sbandando come un ubriaco fra massimi e minimi record nell’arco di poche ore. Praticamente, nitroglicerina sotto forma di equity.

Forse Goldman Sachs non ha tutti i torti, quando comincia silenziosamente ad ammassare sacchi di sabbia per costruire trincee. Ma se volete davvero capire quale sia il contesto in cui ci muoviamo, date un’occhiata quest’ultima immagine. La quale ci mostra il post pubblicato lunedì dalla Sec, l’ente di regolamentazione e vigilanza dei mercati statunitensi, sul proprio sito ufficiale e su tutti i profili social.

Cosa ci dice? Che qualcuno, esattamente come Goldman Sachs, pare ritenere giunto il momento di mettere le mani avanti. Per la Sec, infatti, gli investitori devono prestare attenzione a soggetti che stanno traendo beneficio dal boom di entusiasmo e popolarità attorno all’Intelligenza artificiale e che rischiano di tramutarsi in tanti Bernie Madoff dell’era tech. Ora, unite questo appello della Sec e ai movimenti di Nvidia e fate una semplice addizione: qual è il risultato che vi ritrovate per le mani? Non sentite una puzza terrificante di incidente controllato attorno alle mosse di Fed e Bank of Japan, una volontà di azionare il detonatore in maniera il più possibile programmata e in modo da sfruttare almeno il vantaggio della prima mossa, quello che ti permette di mettere al riparo il materiale più infiammabile?

Da qui a settembre, quando il mondo intero si attende senza più rinvii un primo segnale di allentamento monetario da parte della Fed, può davvero accadere di tutto. Esattamente come sullo scenario geopolitico. Anzi, state certi di una cosa: questa pressoché contemporanea ma apparentemente slegata correlazione fra corsa del mondo verso il baratro della guerra permanente e totale e lento dipanarsi di criticità finanziarie e contromosse silenti e silenziate dei regolatori e dei grandi player è stata studiata a tavolino. Perché il livello di leverage e di azzardo è tale che se il caos deve essere il mezzo per trovare una via d’uscita, questa volta deve davvero essere caos assoluto. Pressoché entropico. E come vedete, poco ci manca.

Tutto sotto controllo, però. Tutto pronto a precipitare. Ma, altrettanto, tutto risolvibile con una soluzione mediata e politica, se solo si volesse. O, meglio, se solo questo facesse comodo. Il casinò del profitto detta regole e tempi.

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