Da abbraccia un cinese ad adotta un ucraino, il passo è breve. Ancora più spedito il sillogismo pavloviano che conduce a odia un russo. Il Covid ha tracciato il solco del condizionamento sociale, questa guerra lo difenderà come una spada. Perché solo una società profondamente intaccata e corrosa nei suoi fondamenti base può arrivare all’abominio di un rettore universitario che si sente in dovere di sospendere un corso accademico su Dostoevskij, perché ritenuto poco consono al momento storico. E attenzione a non lasciarsi prendere dalla facile tentazione di colpevolizzare Giovanna Iannantuoni per il suo eccesso di zelo verso il potere: lei ha solo posto in essere «un tentativo di evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione». La questione è generale, quella scelta odiosa e scellerata è solo il sintomo.
Vi invito a leggere con attenzione le prime pagine dei quotidiani autorevoli in questi giorni: ormai manca poco e troveremo sul Corriere della Sera un editoriale dal titolo Giustizia per Apollo Creed. Questo Paese non è mai stato così mal messo, povero e misero culturalmente. Un deserto. Fosse vivo Pier Paolo Pasolini, forse troverebbe le parole. Lo fosse Ennio Flaiano, ci fulminerebbe tutti con un aforisma. Certo, uno degli scopi secondari della guerra è proprio questo: controllare le menti, bipolarizzarle del tutto. Qui però stiamo mettendoci del nostro. Prima erano i no-vax la causa di ogni male, oggi sono i russi. E chi osa non imbandierarsi in giallo-blu. O porsi qualche domanda sulle reali finalità di un doppiogiochista di professione come il presidente Zelensky, il quale ha potuto tradire la sua brama di fondi Ue senza essere sbugiardato solo perché quel tipo di propaganda ossessiva è ormai imperante. Se non dici che Putin è un criminale, espulso dal genere umano.
Abbiamo un ministro degli Esteri che parla del capo di Stato russo con toni che stonerebbero anche fra ultras ubriachi al baretto dello stadio. E nessuno gli chiede di fare gli scatoloni e lasciare a tempo zero la Farnesina, prima di pagare conseguenze – come Paese – ben superiori a quelle che già ci attendono. Abbiamo un presidente del Consiglio che instaura un secondo stato di emergenza e nessuno, a parte l’onorevole Giorgia Meloni, si azzarda a farglielo notare: nemmeno il Cile post-11 settembre 1973 poteva vantare un surplus emergenziale simile. Dovrei battermi per la libertà degli ucraini? Scusate la franchezza ma ho ancora troppo da fare per recuperare la mia di poter prendere il tram o entrare in un negozio di abbigliamento per comprare un paio di jeans. Ma il problema è proprio questo: c’è sempre un’emergenza che garantisce di silenziare l’esistente. E le violazioni pregresse. Tutto si resetta. E si dimentica. Di colpo, il Covid è sparito. Ma restano le restrizioni. Il green pass. E l’obbligo vaccinale. Di colpo, soprattutto, ci esplode in faccia la palese dimostrazione di essere già sotto commissariamento da Troika sotto mentite spoglie. Ma nessuno se ne accorge. O finge. Perché quanto sta avvenendo con la riforma del catasto in seno alla Delega fiscale non presenta alcuna differenza rispetto alle riforme imposte dall’Ue alla Grecia o a Cipro.
Certo, qui per ora non abbiamo ancora il controllo sui capitali nei prelievi al bancomat. Ma non manca molto, statetene certi. Perché la follia delle sanzioni che gli Usa hanno imposto a Bruxelles di emanare, guardandosi bene dal fare lo stesso per evitare di perdere il residuo di ruolo benchmark del dollaro garantito dal clearing globale di SWIFT, tra poco diverrà un boomerang che ci colpirà in pieno viso.
Avete presente Leonardo Pieraccioni ne Il ciclone? Pagamenti bloccati su controparti russe, finora assolutamente puntuali. Eppure, qui abbiamo gente che invoca il fallimento della Federazione russa come soluzione di ogni male del mondo. Giornali che esultano per il mancato pagamento di un bond da parte della Banca centrale di Mosca l’altro giorno, sbandierando quell’evento di credito selettivo come un trofeo. Andassero a dirlo ad aziende sanissime che con l’interscambio con la Russia garantivano tasse all’erario, crescita, posti di lavoro, innovazione e ricerca. E che domani, forse, licenzieranno. Prima di chiudere i battenti. Ora, poi, il sacco potenziale degli immobili. Un tesoretto da 6mila miliardi, altro che le briciole del Recovery Fund. Il 75,2% degli italiani vive nella casa di proprietà. Si colpisce a colpo sicuro. La via maestra per garantire pace e prosperità agli ucraini passa per la revisione degli estimi catastali italiani? E fino a quando esisteranno in questo Paese quotidiani che definiranno capricci le legittime e sacrosante richieste di confronto e chiarimento politico e tecnico sulla delega da parte di un partito appartenente alla coalizione di governo, il gioco per l’Ue sarà a dir poco semplificato.
Criticano l’autoritarismo di Putin, ma contemporaneamente elogiano lo svuotamento di poteri del Parlamento: esistono pillole che prese al mattino alleviano certe distonie. Vi faccio un test rapido e indolore: su quanti giornali o siti di informazione o in quali telegiornali avete sentito riportare con la debita importanza la notizia della seconda astensione di fila della Cina in sede Onu sulla mozione di condanna alla Russia? Zero. Anzi, tutti hanno riportato pedissequamente la balla di Joe Biden, il quale dopo essersi svegliato per l’occasione si è detto convinto che l’unanimità al Palazzo di vetro confermi l’isolamento mondiale di Putin. Talmente isolato che la Cina non gli ha votato contro. Talmente isolato che lo stesso Biden ha appena inviato a Taiwan una delegazione di diplomatici guidata nientemeno che da un peso massimo della diplomazia Usa come Mike Mullen e che nei giorni prossimi verrà raggiunta da quel sincero democratico di Mike Pompeo, il falco ed ex capo della Cia che guidava il Dipartimento di Stato al tempo dell’impresentabile Donald Trump.
Cosa significa questo? Che quanto sta avvenendo in Ucraina è la traumatica conseguenza di una contrapposizione che ora sfocia in nuovo ordine bipolare. E non più solo a parole. Vi invito ad andare a leggere in tal senso le dichiarazioni rilasciate da Guo Shuqing, numero uno dell’Organismo di regolazione bancaria e assicurativa cinese: «La Cina è contraria a regimi di sanzioni unilaterali e non si unirà alla decisione in tal senso presa dai governi e dalle istituzioni occidentali». La Russia sta rischiando seriamente a livello di tenuta finanziaria? Certo. Una mossa come il congelamento delle riserve in valuta estera di una Banca centrale non ha precedenti, se non contro l’Iran o il Venezuela. E non certo con questa veemenza e concertazione internazionale. Ma più spingeremo Mosca verso Pechino, più l’Europa sarà destinata a piangere. Perché la Storia insegna che gli Stati Uniti hanno perseguito sempre e soltanto il loro interesse, utilizzando l’Europa come campo di gioco per le loro scorrerie geopolitiche. Ad esempio, imporre al Vecchio continente l’onere accessorio di una crisi umanitaria.
Washington ha finanziato e orchestrato il golpe di Maidan, sostenuto governi fantoccio con neonazisti a operare in qualità di forze dell’ordine parallele e adesso si guarda bene dal lanciare l’operazione Adotta un ucraino in Wisconsin. Di più, si guarda bene dall’andare boots on the ground a difesa di Kiev. Di più ancora, si guarda bene persino dall’estromettere le banche russe da SWIFT. Lo fa fare ai suoi cagnolini da riporto. Non lamentiamoci, un domani molto prossimo, del prezzo astronomico che pagheremo per questi giorni di irrazionalità e servilismo. Ce lo siamo meritato tutto. Italia in testa, perché un popolo che sopporta due stati di emergenza contemporanei e un blitz sul catasto in pieno clima bellico, senza dire nemmeno bah, è giusto che venga trattato da suddito. E riguardo ai crimini di guerra della Russia, vi invito a fare un giro nel reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale di Novi Sad: dove le bombe Nato del 1999 su fabbriche chimiche hanno garantito lavoro per almeno tre generazioni.
P.S.: Alla luce degli ultimi sviluppi catastali, vi è più chiaro il senso del mio recente invito a seguire con attenzione le mosse dei troppi possessori o pretendenti della Legion d’Onore in circolazione fra Parlamento e dintorni? O devo proprio farvi un disegnino dei profili, stile identikit?
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