Russiagate all over again. Il numero uno del Comitato permanente di intelligence del Congresso, Mike Turner, ha reso nota l’esistenza di una minaccia alla sicurezza nazionale tale da rendere necessaria la richiesta formale alla Casa Bianca di declassificazione di tutti gli atti al riguardo. Detto fatto, due fonti anonime della CNN identificavano la minaccia con la Russia. E il profilo di natura militare. Poco dopo, la conferma. E l’ulteriore drammatizzazione. Addirittura da fonte del Pentagono: lo scenario di minaccia sarebbe addirittura spaziale.
L’Evil Empire torna di moda. Maccartismo 2.0 in tempi di social network, proprio ciò che serve. A Wall Street, certo. Alla Fed, pure. Al Tesoro che può emettere con il ciclostile, poiché da oggi in poi, se la retorica e la narrativa faranno il loro dovere, ogni Treasury diventerà War bond. E si sa come l’americano medio, quello con la bandiera nel patio di casa, sia sensibile al tema. Ma anche a Joe Biden. Al quale si prospetta l’occasione per dimostrarsi Commander-in-chief e non un vecchio rimbambito che necessita di un test attitudinale prima di proseguire la campagna elettorale. Dalla prospettiva di ricovero in RSA al ruolo di novello Lord Casco di Balle spaziali senza soluzione di continuità, mica male.
Fin qui, sinceramente, nulla che stupisca. Ora manca solo che Italia1 riprogrammi Rambo e Top gun. Casualmente, tutto avviene a breve distanza dalla sparata di Donald Trump sull’utilizzo proprio della Russia contro i Paesi Nato che non paghino il dovuto a livello di contributi all’Alleanza. Questa è la considerazione che il Sistema ha dell’opinione pubblica media: ominidi con anello al naso e smartphone a giustificare il pollice opponibile. Ma attenzione. Perché a differenza delle annate elettorali che necessitano di un grado di destabilizzazione e caccia alle streghe normale, questi due grafici mostrano come qui la questione stia davvero sfuggendo di mano. E che solo una dose massiccia proprio di warmongering possa tentare di tamponare la perdita di controllo che cova sotto la cenere di Wall Street.
Se infatti le opzioni call che puntano sul titolo di SMCI a 850 dollari entro oggi nella medesima giornata dell’allarme spaziale erano passate da 3 a 42, ecco che la realtà ha decisamente mostrato la sua faccia più distopica. Un allarme di cybersecurity simile ha messo le ali al titolo: il quale mercoledì, giorno di apertura di quelle scommesse con SMCI a 838 dollari, ha chiuso a 880,55 dollari, +11,25% e avendo toccato un massimo intraday di 886 dollari. La seconda immagine, poi, ci mostra come ormai il concetto di Relative Strenght Index (Rsi) sia qualcosa di totalmente aleatorio.
Di cosa si tratta? Una metrica di Borsa utilizzata, di fatto, per decidere quando un titolo va comprato o venduto in base al suo gradimento sul mercato. Sotto 30 è oversold, quindi implicitamente è ora di comprarlo. Sopra 60 è overbought, quindi tocca fare un pensierino a vendere. Bene, il medesimo titolo SMCI mercoledì era a 96. Ma, appunto, era comprato come fosse un bene di prima necessità sottocosto alla Lidl. Ormai siamo oltre alla logica del Fomo, dell’occasione da non perdere. Qui sconfiniamo nello psichiatrico. O nel criminogeno. Certo, il nome Super Micro Computer di per sé instilla entusiasmo. Sembra un supereroe. E quanto c’è bisogno di nuovi Goldrake in tempi di guerre stellari. E la quotazione sul Nasdaq, poi, rappresenta di per sé una garanzia, quasi come un tempo accadeva con i calciatori brasiliani sconosciuti. Bastava il passaporto per renderli campioni. E strapagarli. Poi magari ti ritrovavi in rosa Vampeta. Insomma, la Russia intende attaccare il Baltico dal cielo? Invadere la Polonia via Marte? Mobilitare i soliti hacker per influenzare il voto novembrino negli Usa con raggi gamma? O magari mirando proprio a Wall Street e al Nasdaq, cuore tech del nemico? In quel caso, generando un benedetto crash che metta il turbo alla Fed. Blame on Putin. Un evergreen.
D’altronde, se 96 di Rsi ora significa buy, ormai al mondo vale davvero tutto. Anche che in contemporanea con il teatrino da Guerra fredda in atto Oltreoceano, Vladimir Putin dichiari di preferire Joe Biden alla Casa Bianca, piuttosto che Donald Trump. Follia? No. Necessità, assolutamente generalizzata e bipartisan. Di cosa? Occultare la realtà. Ad esempio, questa. Si tratta di un articolo pubblicato lunedì dal Financial Times e basato sugli ultimi dati ufficiali della Fed: i prestiti delle banche statunitensi allo shadow banking hanno superato quota 1 trilione di dollari. Tanto che i mitici regolatori hanno sentito il bisogno di sventolare la bandiera rossa: i crescenti legami finanziari fra gruppi tradizionali e non bancari possono porre rischi sistemici. Ma vah!?! Ovviamente, stante il crescente bailamme attorno al commercial real estate e ai suoi addentellati di perdite in Europa e Giappone, questo vero e proprio laboratorio faustiano passerà inosservato. Fed e Bce hanno gettato la bomba nello stagno, parandosi le terga. Il grosso del problema, però, resta inevaso. E necessita di una soluzione. Quantomeno di contenimento. Ed ecco che dal nulla, spunta una bella guerra stellare.
Perché? Perché l’ultima volta che lo Skew – di fatto il Vix tracciato tramite le opzioni Cboe e che anticipa a 30 giorni i rischi di coda sulla distribuzione dello S&P’s 500 – era sceso così tanto era il 5 febbraio del 2018. Poche ore dopo si scatenò il cosiddetto Volmageddon che spedì il Vix da 14 a 40. Date un’occhiata a dove è finito il Vix martedì, dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione Usa? Anzi, evitate di scomodarvi, ve lo faccio vedere io.
Ora, cosa accadrebbe a un mercato manipolato da multipli e attese di pivot delle Banche centrali, se per caso la volatilità decidesse di mandare all’aria valori di Var accuratamente taroccati per evitare che le unrealized losses divenissero, in alcuni casi, superiori all’intera capitalizzazione di alcuni soggetti? E di cosa sarebbe proxy e spoiler, poi, quel fulminante ritorno alla realtà del Vix alla luce di 1 trilione di leveraged loans gentilmente forniti allo shadow banking dalle stesse banche che stanno mungendo dalla mammella della Fed il latte materno pagato dai contribuenti?
P.S.: A proposito, dalla visita in quale Paese è appena tornato Mike Turner?
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