Nel pieno di un bias cognitivo. O effetto Baader-Meinhof. O illusione di frequenza. Dopo anni e anni di anonimato globale, la Corea del Sud sembra di colpo uscita dal suo bozzolo ontologico di Svizzera dell’Asia ed è salita alla ribalta. Nell’arco di un mese, imposizione di legge marziale, due impeachment presidenziali, un tentativo di arresto dell’ex capo dello Stato golpista, una tragedia aerea e un incendio in un grande magazzino con oltre 120 intossicati.
Intendiamoci, qui nessuno sta profilando scenari di negazionismo della realtà. Certe idiozie, se ci tenete a farvi quattro risate, andate a cercarle su altri siti. Dove abbondano. Qui non hanno cittadinanza. Difficile però negare, appunto, un’illusione di frequenza. E di perenne precipizio politico. Non a caso, Anthony Blinken proprio ieri era a Seul. Oltre a Giappone e Francia, la Corea del Sud è stata meta fondamentale del suo ultimo tour da capo della diplomazia statunitense. Blinken ha incontrato il suo omologo, Cho Tae-yul, per discutere l’alleanza fra Sud Corea e Stati Uniti, la cooperazione triangolare Seul-Tokyo-Washington, la questione nordcoreana e le sfide regionali e globali.
L’incontro è avvenuto ieri, appunto. Lunedì 6 gennaio. Guarda caso, lo stesso giorno in cui scadeva il mandato di arresto per l’ex Presidente, Yoon Suk Yeol. Il quale proprio venerdì scorso ha visto le guardie presidenziali respingere gli agenti di polizia inviati per prelevarlo in manette. Ovviamente, diplomazia e protocollo hanno evitato che si ripetesse una scena simile, mentre il capo dell’uscente diplomazia Usa era in visita. Significa forse che il Presidente golpista, alla fine, la farà franca? Ciò che conta davvero, però, è il messaggio inviato dal ministro delle Finanze, Choi Sang-mok, diventato il secondo Presidente ad interim il 27 dicembre scorso, dopo che i legislatori hanno votato il secondo impeachment in meno di un mese, quello del premier Han Duck-soo. Ovvero, l’unica priorità istituzionale è tranquillizzare il mercato con interventi netti e drastici, se necessari.
Da un mese lo stesso messaggio. Univoco. Legittimato e reso sempre nuovo ed efficace da un fuoco di fila di emergenze vere e presunte. Di fatto, uno scudo per il mercato azionario. Il quale prima del tentato golpe stava letteralmente affondando. La Corea del Sud non è un Paese. Di fatto, è una serie di Netflix. Un esperimento a cielo aperto. Le notizie che arrivano hanno carattere roboante di frequenza, ma spariscono subito nel nulla. Dopo l’imposizione della legge marziale, è accaduto di tutto. Ma sui giornali è finito poco. E in maniera spot. Sui social, praticamente nulla. I golpe ibridi esistono. E funzionano.
Per cosa? Basta appunto vedere l’ultimo messaggio inviato dal Presidente facente funzioni: il Governo prenderà misure rapide e coraggiose per stabilizzare il mercato, se servirà per ristabilire la calma. Lo stesso messaggio ripetuto da tutti i protagonisti succedutisi dal fallito golpe del 3 dicembre, a partire dalla Banca centrale che si riunì mentre la legge marziale era ancora in vigore. Nel frattempo, il Kospi ha segnato un -0,90% nell’ultimo mese. Un -0,31% negli ultimi 5 giorni. Ma +1,79% venerdì, giorno del mancato arresto dell’ex Presidente e del comunicato del Dipartimento di Stato Usa. E +1,91% ieri. Lo scudo pare funzionare. In un Paese dove il marzo scorso era precauzionalmente stato messo fuorilegge lo short selling.
Non c’è che dire, decisamente un atteggiamento prudente da oculato padre di famiglia. Il quale, però, contestualmente ignorava la serpe in seno dentro casa e si faceva cogliere di sorpresa da un colpo di Stato da operetta. I golpe ibridi però esistono. E in tempi di AI, i bias cognitivi sono utili al mercato quanto il Qe. In futuro, addirittura di più. Più degli algoritmi. Più dei pattern.
Volete un esempio più vicino a noi? Date un’occhiata a questo grafico. Ci mostra come gli stoccaggi di gas europei oggi siano ai minimi dal 2018. Restano comunque in area 70%, quindi nessun allarme per quest’inverno. Ma al netto di mera speculazione e catena dei costi che vede comunque le bollette destinate a salire di un probabile 30% nel 2025, ciò che nessun fa notare è che quegli stoccaggi così drenati, a meno di uno scoppio della pace fra Russia e Ucraina che riattivi tutte le pipeline di transito contestualmente al ritiro delle sanzioni, andranno poi riempiti. E questo sarà un driver auto-alimentante ulteriore dei prezzi.
L’estate, poi, si sa che i consumi elettrici esplodono per l’abuso di condizionamento degli ambienti. Sempre prima. E sempre più a lungo rispetto agli scarsi tre mesi estivi di un tempo. Ma anche in questo caso, il gas è un bias cognitivo. Pensate infatti che mentre il sottoscritto vi metteva sul chi va là, tutti gli altri fossero fessi o meno intelligenti e preparati, visto che o tacevano o minimizzavano o addirittura negavano sarcastici? No, semplicemente non faceva comodo. Anzi, faceva paura. Quando invece la crisi eolica tedesca e la prima ondata di freddo hanno fatto muovere i futures e, soprattutto, l’approssimarsi del 31 dicembre e della fine del contratto fra Kiev e Gazprom rendeva ineluttabile un trattamento della tematica, ecco che è partita l’illusione di frequenza.
Di gas si parlava sì in maniera spot, ma su intervalli sempre più ravvicinati. E soprattutto sempre in maniera unidirezionale, fino a giungere alla conclusione desiderata: far passare l’aumento del prezzo come conseguenza ulteriore della cattiveria russa che taglia il gas all’Ucraina e all’Europa, al fine di ammantare di difesa del liberalismo occidentale anche il salasso ineluttabile. E soprattutto rimandare la presa d’atto del fallimento di tutti le mirabolanti fonti alternative di approvvigionamento vendute dai governi europei e dalla Commissione Ue alle opinioni pubbliche, quando invece i dati hanno appena confermato una continua dipendenza da Gazprom anche sul mercato LNG. Truman Show, ormai, fa sorridere.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.