Per quale motivo dovrei pagare il matrimonio di qualcuno con le mie tasse? Non era forse arrivata l’ora di farla finita con i bonus a pioggia, almeno stando ai proclami del centrodestra? Davvero è serio minacciare una draconiana revisione del Reddito di cittadinanza, fino alla sua eliminazione sic et simpliciter anche per chi ha bisogno davvero e in un momento di pre-recessione e contestualmente destinare parte delle pochissime risorse in cassa a un sostegno statale per bomboniere e ricevimento?
Questo Paese non sa cosa lo attende dietro l’angolo del Natale. Non ne è conscio. E la politica non fa nulla per rompere quel pericoloso incantesimo. Anzi, gioca a piantare le bandierine e partecipa con ruolo attivo a questa conventio ad excludendum della realtà. Da un lato con un Governo che, pur di non perdere terreno nei sondaggi, si lancia in giochi a somma zero come l’abbattimento dell’Iva su pane e pasta (già al 4% e partente da talmente prezzi bassi in valore assoluto da rendere il risparmio annuo quasi insultante) e la contestuale discussione sull’aumento vertiginoso delle multe per infrazioni stradali, dall’altro un’opposizione che si agita attorno al congresso del Pd come un cane di Pavlov al suonare della campanella. Finirà male. Perché quando non conosci ciò che ti attende al varco, ti presenti all’appuntamento con la guardia abbassata. E sono dolori.
Ad esempio, prendete in esame quanto accaduto venerdì scorso. Christine Lagarde, intervenendo allo European Banking Congress a Francoforte, ha detto chiaramente che la Bce non si fermerà nel suo approccio di aggressivo rialzo dei tassi, stante un’inflazione inaccettabilmente alta. In contemporanea, però, ammetteva per la prima volta l’ineluttabilità della recessione nel 2023, di fatto spalancando la strada al più classico dei Trichet error. Ovvero, ritoccare il costo del denaro al rialzo in un momento di contrazione dell’economia. Lo spread del Btp decennale ha risentito di quelle parole, risalendo brevemente sopra la soglia psicologia del 4% di rendimento sul benchmark. Poi, il crollo. Chiudendo addirittura la giornata a 187 punti base, un calo intraday quasi del 6%.
Cos’è accaduto? Resasi conto dell’ennesimo errore – politico o di comunicazione -, Christine Lagarde ha rapidamente cambiato versione, indossando i panni della colomba? No. È successo che sempre a Francoforte, la Bce ha reso noti i risultati del primo rimborso anticipato dei fondi ottenuti dalle banche attraverso la terza tranche di prestiti Tltro. Le attese del mercato erano per 600 miliardi di euro, ne sono stati rimborsati 296. Cosa significa, tradotto nella lingua del cittadino comune? Acquisti di bond periferici da parte degli istituti di credito. Quantomeno, da qui alla prossima finestra di early repayment prevista per dicembre
Si vive di piccoli passi, alla giornata. Anzi, si sopravvive. Nel senso che il mercato ormai si preoccupa di arrivare sulle proprie gambe alla fine delle contrattazioni e poi si gode la serata, conscio che il giorno dopo potrebbe accadere di tutto. Un’altra FTX, ad esempio. O un’altra follia politica come quella messa in campo dal Governo britannico due mesi fa, in grado di mettere potenzialmente a rischio di fallimento – da un giorno con l’altro – circa 5.000 fondi pensione e di affondare la sterlina. Grazie al cielo, è affondato il Governo di Liz Truss con i suoi deliri thatcheriani fuori tempo massimo. E quanto accaduto attorno ai fondi Tltro è istruttivo. Perché nel più classico dei giochi del gatto col topo, la stessa Bce al board del 27 ottobre aveva finto di penalizzare le banche che avessero mantenuto a bilancio quei fondi, di fatto utilizzati dagli istituti come generatori di net interest income, depositandoli presso la facility overnight dell’Eurotower a un tasso di interesse divenuto ora interessante, proprio in virtù dei rialzi. E, soprattutto, risk-free rispetto a prestiti verso imprese e controparti.
Sapete, a conti fatti, in quanto si è sostanziato il tasso penalizzante imposto dalla Bce? Un punto base. Uno solo. Detto fatto, ci si attendevano 600 miliardi di rimborso, ne sono arrivati la metà. E il nostro spread, insieme a quello spagnolo, ha festeggiato. Perché il mercato ha immediatamente prezzato acquisti di Btp e Bonos nelle prossime settimane, in grado quindi di creare un fuoco di sbarramento congiunto con il reinvestimento titoli che la Bce sta operando da luglio. E che Christine Lagarde ha appena prolungato a tutto il 2023.
Guardate però questo grafico, perché raccontata così la storia sembra offrirci un profilo di enorme saggezza e capacità di intervento della Banca centrale europea. Invece, questa mossa nasce con un enorme caveat di base: le proiezioni di Pictet parlano chiaro, il gioco a somma zero presupporrà un nuovo ciclo di Tltro già a inizio 2024 e, in base ai criteri riformati lo scorso 27 ottobre, questa volta con tassi più penalizzanti in partenza. Quindi, in grado potenzialmente di dissuadere le banche dal partecipare a quelle aste. O, quantomeno, di limitare il controvalore destinato di divenire liquidità in circolo.
Il tutto in un periodo che si spera sia già di ripresa post-recessione e con un’inflazione normalizzata in area 4-5%, stante l’impossibilità di scendere dal 10% a livello europeo alla quota obiettivo del 2% in 12 mesi. E solo agendo sui tassi, visto che non si tratta di inflazione da domanda ma energetica. Tradotto, credit crunch prudenziale.
E come si mette il turbo a un’economia che esce da una contrazione, se invece del ricostituente di politica espansiva si pone in essere una limitazione dell’offerta creditizia? Semplice, occorrerà inventarsi qualcosa per passare dal rialzo dei tassi a nuovo Qe senza soluzione di continuità, se non qualche indicente controllato qui e là. Servirà uno shock. Vero. Di quelli che fanno paura. Ecco, quello shock si chiamerà Italia. Capito perché politica e media parlano di altro?
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