Ha suscitato clamore e dibattito l’appello firmato da 100 famosi economisti per la cancellazione da parte della Bce della porzione di debito accumulato dai Paesi membri come risposta alla pandemia, pubblicata da vari quotidiani europei e rilanciata in Italia da Avvenire. Per quanto mi riguarda, la mia posizione non cambia: un’idiozia non diventa una buona idea, se sottoscritta da 100 persone. Nemmeno se queste hanno tappezzato le pareti di casa con roboanti pezzi di carta appesi a testimoniarne il genio: semplicemente, quella soluzione è illegale. E, soprattutto, suicida. Voi vi fidereste di un medico, il cui studio sembra il Louvre per quanti attestati lo adornino, se questi prescrivesse eroina a un tossico e whisky a un alcolista? Non a caso, Christine Lagarde ha risposto a stretto giro di posta che una scelta simile andrebbe chiaramente in violazione dei regolamenti.
Caso chiuso? No. Almeno, non per quanto mi riguarda. Non ora. Guardate questo grafico, ci mostra il dato disaggregato per Paese del numero di firme ottenute dalla petizione: non vi balza all’occhio nulla, in maniera immediata e intuitiva? Spaccatura totale: Nord contro Sud, frugali contro cicale, falchi contro Club Med. Fatto salvo lo strano tasso di adesione del Lussemburgo, quantomeno in relazione alla popolazione, tutto rientra in uno schema da 2011. Con un particolare dirimente in più, però: la Francia di Emmanuel Macron ha abbandonato l’asse renano per unirsi all’esercito dei questuanti. Non un bel segnale.
Ma c’è di peggio. Anzi, dal mio punto di vista di meglio, quasi una conversione laica da salutare con un alleluja. Mentre l’appello dei 100 è stato accolto con adesione politica e ideale degna di miglior causa dai media, nessuno pare invece essersi filato questo tweet, il cui autore non è solo l’ex capo economista del Fmi sotto Dominique Strauss-Kahn e professore al prestigioso MIT, bensì anche storicamente il padre di tutti i profeti dell’espansione monetaria, la colomba delle colombe. Francese, oltretutto. E cosa dice Olivier Blanchard, in quel cinguettio talmente inaspettato da averne richiesto almeno altri due di precisazione, dopo un’ondata di commenti negativi e stupefatti? Semplicemente che è ora di finirla con lo stimolo a pioggia, perché finiremo annegati nella liquidità. E a condurre l’economista transalpino a questa conclusione, degna quasi di una espiazione tolstojana, è stato nientemeno che il piano di stimolo da 1,9 triliardi lanciato da Joe Biden per sostenere l’economia Usa nella seconda ondata di Covid e apparentemente finito sulla corsia di sorpasso di Camera e Senato, quest’ultimo blindato dai Democratici dopo la vittoria alla suppletive in Georgia.
La frase utilizzata da Blanchard sembra la sintesi del buonsenso: The 1.9 trillion program could overheat the economy so badly as to be counterproductive. Eppure, ha scatenato il pubblico ludibrio. Forse, anche per la sua contemporaneità con la lettera dei 100 alla Bce, missiva su cui fino a sei mesi fa l’economista francese avrebbe apposto la sua firma in testa all’elenco. E con la penna multicolore. Cos’ha fatto cambiare idea all’ex numero due del giubilato Strauss-Kahn? Forse, la notizia delle notizie, oscurata debitamente all’attenzione mediatica dal caos organizzato ed eterodiretto di GameStop. E contenuta in questo grafico: nella sua Borrowing forecast della scorsa settimana, il Tesoro Usa ha infatti comunicato che nel trimestre in corso le necessità di finanziamento – tradotto, emissioni di debito – saranno pari a 275 miliardi di dollari, il 75% in meno rispetto al triliardo e 127 miliardi preventivato solo nel bollettino del novembre 2020. Qualcosa come 853 miliardi in meno di controvalore da emettere sul mercato per finanziarsi, come mai? Gli americani hanno forse scoperto qualche strana formula che li fa indebitare senza bisogno di aste di rifinanziamento?
No, semplicemente sta entrando nel vivo il dispiegamento del “tesoretto” di riserve in eccesso di cui vi ho più volte parlato e che Steven Mnuchin ha garbatamente lasciato in pegno al suo successore al Tesoro, Janet Yellen. In tale contesto, il Treasury General Account calerà entro agosto a soli 800 miliardi di saldo da quota 1,729 triliardi del 31 dicembre 2020, un tonfo senza precedenti di 929 miliardi di dollari, come mostra questo grafico.
Conseguenza pratica? Semplice. Nelle prossime sei settimane, negli Usa (leggi, nel mondo) il sistema verrà alluvionato da 800 miliardi di extra-liquidità, salvo raggiungere una quota totale di cash suppletivo pari a 1.100 miliardi entro le prossime dieci settimane. Cui, potenzialmente, potranno poi aggiungersi altri 300 miliardi nei due mesi seguenti a quest’ultima scadenza. Totale, un potenziale da 1,4 triliardi di dollari cash da qui al 1 agosto, quasi il 50% in più della liquidtà che la Fed metterà in circolo nel medesimo arco temporale, se terrà fermo a 120 miliardi fino all’estate il controvalore mensile di acquisti. Uno tsunami. Anzi, un cigno bianco.
Così infatti ha definito la situazione Harley Bassman, l’inventore dell’indice MOVE, il corrispettivo del Vix per il mercato obbligazionario. Il quale, però, per rafforzare il concetto, è immediatamente ricorso a un’immagine più esplicita e meno poetica: Monetary hurricane. Ma cos’è un white swan, un cigno bianco? Tutti noi conosciamo il cigno nero descritto da Nassim Taleb nel suo libro del 2007, ovvero l’evento rarissimo e imprevedibile che coglie tutti con la guardia abbassata. Stile Lehman Brothers, per capirci. E invece, quello bianco? Lo descrisse, involontariamente rispetto agli eventi attuali, il premio Nobel per l’economia (2002) Daniel Kahneman, quando sottolineò come in economia i pregiudizi cognitivi portassero sempre a un processo decisionale insoddisfacente ed errato.
Il cigno bianco è il disastro che sappiamo arriverà, ma che fingiamo di non vedere, proprio perché nascosto sotto l’apparenza di normalità cromatica di quel manto, così quotidiana e familiare. Di più, nel nostro caso, è il disastro che stiamo costruendo, scientemente, giorno dopo giorno, una decisione errata dopo l’altra in nome della lotta all’emergenza di turno. Il cigno bianco è insomma la sintesi di tutti i calci dati al barattolo dal 2011 in poi, divenuti frenetici e quasi meccanici dall’esplosione della pandemia in poi. E la ragione che unisce i giudizi sulla situazione attuale di Blanchard e Bassman stanno in questi due grafici, i quali mostrano facce diverse della stessa, drammatica medaglia.
Se infatti le dinamiche attuali, stante i modelli di Nordea, porteranno il tasso di inflazione core negli Usa al 2,5% già a giugno, ovvero quando saranno stati dispiegati nel sistema 1,1 triliardi di dollari di liquidità e altri 300 si prepareranno a essere riversati, il secondo mostra come il tasso di apprezzamento del valore delle materie prime da inizio anno, attorno al 25% (il più alto da 30 anni a questa parte), sia consistente con un tasso di inflazione core appena sotto il 4%. Quindi, quasi il doppio in realtà del tasso-obiettivo della Fed su base annua. In un contesto simile e con un mercato azionario già in bolla sui multipli e ai massimi storici record di valutazione, a cosa equivale quel diluvio di liquidità ulteriore in arrivo, fra “tesoretto” del Treasury, Qe della Fed e programma di stimolo federale? Benzina sul fuoco. A pioggia. E con qualcuno che nel frattempo ravviva le fiamme, lanciando cerini accesi per ingannare l’attesa. Sarà per questo che Olivier Blanchard ha sentito intellettualmente il bisogno di dire basta, piuttosto che accodarsi alla letterina a Babbo Natale dei 100 economisti in cerca d’autore che Avvenire ha ospitato con tanto malcelato orgoglio?
Attenzione, l’estate si avvicina. Poi toccherà ricorrere a Federica Sciarelli e Chi l’ha visto per trovare un sostenitore dell’MMT e delle altre teorie criminali oggi tanto in voga. Perché ieri il Treasury decennale Usa segnava 1,20% di rendimento, massimo da marzo e il titolo a 30 anni sfondava quota 2% per la prima volta dal febbraio 2020. Reflation trade in pieno e rapidissimo sviluppo: davvero un’idea geniale annaffiare il tutto con una secchiata senza precedenti di liquidità extra…
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