Come disse Enzo Tortora al suo rientro sulle scene dopo la detenzione, dove eravamo rimasti?

Qui. Esattamente come si era partiti all’inizio dell’anno. Il rendimento del Treasury a 10 anni è flat on the year. Chi lo avrebbe detto, infatti, dopo le montagne russe che abbiamo vissuto?

Sicuri però che questo nostro stupore non sia fasullo come quello del bambino che ha scoperto la vera identità di Babbo Natale, ma teme di deludere i genitori? Davvero a nessuno sorge un dubbio, di fronte all’ennesima coincidenza che i cosiddetti mercati ci hanno fatto trovare sotto l’albero? Tutto come prima dello tsunami. Un anno di aumento record dei tassi di interesse che ha spedito i rendimenti alle stelle, tutto scomparso nell’arco di due mesi. Tutto potenzialmente da riscrivere, un foglio bianco. Nel frattempo, il Sistema ha potuto sistemare non poche magagne. In primis, stabilizzare le banche. In secondo luogo, sgonfiare in modo controllato le bolle più dilatate, creandone altre su cui generare profitti. Terzo, riequilibrare la liquidità. Il capolavoro di timing operato prima con la Btfp a seguito della crisi bancaria primaverile e poi con l’inversione sul reverse repo è degno di un genio. Del male, certo. Ma genio. Nessuno si è accorto di niente. Tutti l’hanno visto accadere ma nessuno sa di averlo visto davvero.



Direte voi, ammesso e non concesso che questa analisi distopica abbia un senso, adesso come si procede? Tutto in mano a Houthi e Iran, ultimi elementi destabilizzatori al fine di non ritrovarsi con un’inflazione ormai incapace di operare da yo-yo controllato e controllabile, alla bisogna di Banche centrali sempre più in versione mouse trap? No. Guardate questo secondo grafico.



Nel 2024, quasi metà della popolazione mondiale andrà alle urne. Avete letto bene. Legislative o presidenziali poco cambia. Election year per antonomasia, il grande reset dell’urna mondiale. E con le criticità finanziarie e macro praticamente azzerate. Tutte da inventarsi. Perché, piaccia o meno ammetterlo, regalare alla gente l’illusione di poter esprimere il proprio parere nella cabina si configura come una straordinaria possibilità di tramutare un anno di pura propaganda e manipolazione politica – debitamente travestite da outlooks economici e di mercato – in realtà. O sua narrazione. Poco cambia. Il rendimento del Treasury a 10 anni che oggi vale quanto il 2 gennaio scorso ci dice che per un anno abbiamo scelto – più o meno volontariamente – la pillola rossa di Matrix. Quella che ci trattiene nel Paese delle meraviglie. E ci mostra quanto può essere profonda la tana del bianconiglio. Il voto del 2024 sarà pillola blu, quella che fa finire la storia e ci fa svegliare in camera nostra, finalmente liberi di scegliere quale sia la realtà?



Mezzo mondo andrà alle urne, un bel playground. Guardate però i precedenti storici di quelle candele, le coincidenze fra indigestione da suffragio e primavere più o meno colorate. Quell’orgia di percepita e inculcata democrazia diretta, quel baccanale di versioni 2.0 o rivisitate e corrette dei vari I care e Change, a cosa servirà?

In tal senso, vi è piaciuto lo spoiler che è appena andato in onda a Belgrado? O forse nemmeno ve ne siete accorti? E pensate che tutto questo caos organizzato sia riconducibile soltanto ai grandi sommovimenti globali? Scomodate nei vostri ragionamenti la Spectre? Non serve. A volte, tutto appare più chiaro se ricondotto alla più prosaica e boccacciana supercazzola del Conte Mascetti. Ad esempio, date un’occhiata a questo.

Trattasi di pagina 16 delle Linee guida della gestione del debito pubblico 2024. Un documento ufficiale del Mef. Presentato la scorsa settimana, in contemporanea con la conferenza stampa del ministro Giorgetti. Ovviamente, sui giornali avete letto altro. Avete letto che il titolare delle Finanze avrebbe ratificato il Mes, ma non era aria, frase e concetto che di per sé dipingono il desolante quadro come nemmeno un maestro fiammingo. Avete letto che sempre il ministro Giorgetti ringrazia l’opposizione per il consiglio di dimettersi, ma ci tiene a mantenere una certa indipendenza decisionale al riguardo. Avete soprattutto letto della volontà del Mef di puntare su nuove emissioni di Btp Valore e Italia per il 2024. D’altronde, i media ci tengono a mantenere il ruolo di prospetto informativo che hanno assolto così bene durante il 2023. Se ti prospettano una tassa sugli extra-profitti e poi ti consentono di scegliere se pagarla o tenerti il malloppo sotto forma di riserva rafforzata, vuoi non dimostrarti grato tramite il foglio che controlli?

Ora, al netto di un Signor Rossi che oggi si trova a parteggiare per ribelli yemeniti e droni iraniani, pur di non vedere azzerata del tutto la cedola imperdibile del suo bond indicizzato all’inflazione tanto sponsorizzato dalla poc’anzi citata Fomo consociativa, non vi pare che questa supercazzola puzzi di Primary Dealers all’amatriciana lontano un miglio? Non vi sembra che offra una lettura diversa e più allarmisticamente sensata alla nomina paracadutata di una de facto funzionaria della Fed (ancorché italiana e bocconiana) nel direttorio di Bankitalia, argomento di cui vi ho parlato in solitaria la scorsa settimana? Non vi pare che, a occhio e croce, il Mef stia sacrosantamente preparandosi a una nuova stagione di emissioni senza il salvagente del 60% di titoli acquistati di default dalla Bce? Non vi pare che una mossa simile mostri una certa apprensione ex ante verso l’inizio di roll-off dei bond acquistati in seno al Pepp?

Tutto bene, per carità. C’è un problema, però. Al netto della credibilità da pandoro Balocco che potranno avere nuovi bond indicizzati, stante un’inflazione che cala con la rapidità degli slip di una pornostar, se banche e assicurazioni dovranno rafforzare il doom loop con il Tesoro, mentre la Bce comincerà a limarne gli utili col taglio dei tassi, famiglie e imprese a chi si rivolgeranno per ottenere credito? Con quale “premio di rischio”? Quel paragrafetto comparso nelle Linee guida del Mef, proprio per come è scritto, lascia aperta qualsiasi interpretazione. Può essere appunto una supercazzola. O forse no. O forse è più legato al no alla ratifica del Mes di quanto non sembri. Una cosa è certa. Stando al comunicato stampa, quest’anno il Tesoro ha emesso poco meno di 516 miliardi di debito su varie scadenze. L’anno prossimo, a occhio e croce, idem. Senza la Bce, però. Ma con questo Plunge Protection Team de noantri.

Auguroni a tutti noi. Ma tranquilli. Potrete fingere di votare e scegliere.

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