Ogni volta che mi imbatto in certi numeri, mi rendo conto quanto ancora sono distante dall’aver ben compreso la decadenza (irreversibile?) della moderna società occidentale. I numeri a volte sono brutali, davvero brutali e nella loro brutalità non ingannano. E siccome ho questa difficoltà di comprensione, mi rendo conto che probabilmente non ho trasmesso in modo adeguatamente drammatico la percezione di questa decadenza: una decadenza prima di tutto spirituale, morale, sociale e politica. Ma infine anche economica.



Il primo dato che rende evidente questa decadenza è indubbiamente quello del prezzo dell’oro, che ha agevolmente superato i 2.500 dollari l’oncia come se niente fosse e ora si è stabilito oltre i 2.600, come se non avesse alcuna intenzione di tornare indietro.

Ecco la frenetica corsa dell’oro negli ultimi due anni.



Per carità, non sono un indovino e personalmente credo che avrà un ritracciamento di prezzo, ma sarà solo una fase, in un trend di crescita che durerà per chissà quanto tempo.

Perché tale prezzo dovrebbe essere un segno della decadenza dell’economia? Perché tutti noi ci dimentichiamo che per ogni merce, per ogni prezzo esiste una controparte: la moneta, che nel caso dell’oro è il dollaro. E quindi la vera domanda è: quanto vale l’oro in realtà (quella che si fanno tutti) e quanto vale il dollaro (la domanda che non si pone nessuno)?

Tutti noi lavoriamo (quando lavoriamo) e riceviamo uno stipendio nella moneta ufficiale e in base a quella moneta giudichiamo l’importanza del lavoro in questione. Se uno afferma di essere un top manager e poi si scopre che guadagna 200mila euro l’anno, tutti pensiamo che sia davvero un top manager, uno di quelli che vale. Se sentiamo che uno è un insegnante e poi scopriamo che guadagna 1.300 euro al mese, allora pensiamo che ha appena iniziato la carriera, mentre se guadagna 1.700 euro al mese pensiamo che sia verso la fine della carriera.



Di fronte a queste diverse informazioni, nessuno si pone la domanda cruciale: ma quanto vale l’euro? Perché se, di fronte a uno stipendio annuo di 200mila la moneta di fatto si è svalutata, il manager non farà certo la fame, ma tutta la massa degli insegnanti stenterà ad arrivare a fine mese.

Vedete, se sia l’euro che il dollaro rappresentano economie in decadenza, nel rapporto tra euro e dollaro questa decadenza simultanea non si vedrà emergere. Ma se raffrontiamo il dollaro con la lira turca, allora la decadenza negli ultimi anni dell’economia turca si vede chiaramente.

La lira turca è passata da circa 7 a 34: ora ci vogliono 34 lire turche per ogni dollaro. Addirittura nel 2007 bastavano 1,3 lire turche per ogni dollaro.

Ora, se il prezzo dell’oro è passato da 2.500 dollari di vent’anni fa a 2.600 degli attuali, che dobbiamo pensare?

Altro confronto. Prendiamo come riferimento il franco svizzero. Mentre il cambio euro/dollaro vent’anni fa era intorno agli stessi prezzi di oggi (a conferma di quanto le due economie siano legate), nel 2003 il valore del dollaro sul franco svizzero era intorno a 1,40 e oggi siamo intorno a 0,84: cioè bastano 0,84 franchi svizzeri per comprarsi un dollaro.

Altro confronto. Prendiamo il valore della sterlina col dollaro australiano. Vent’anni il cambio era a 2,9, oggi è intorno a 1,9, cioè oggi ci vogliono appena 1,9 dollari australiani per ogni sterlina, mentre vent’anni fa ce ne volevano 2,9, cioè oltre il 50% in più. E cos’è successo in questi venti anni? L’Australia è diventato un Paese improvvisamente tanto più ricco rispetto alla Gran Bretagna? No, semplicemente i cittadini inglesi si sono impoveriti, causa il deprezzamento del valore della moneta rispetto ai beni reali.

Vedete, si fa un gran parlare di tagliare i costi (quelli inutili). Il fatto è che poi si continua a sprecare denaro pubblico, ma si tagliano i servizi ai cittadini, che saranno costretti a pagare per avere gli stessi servizi dai privati. Sono vent’anni (e oltre) che tagliano la sanità pubblica (e non finanziano la scuola, per esempio), mentre gli sprechi rimangono. Così il peso percentuale degli sprechi sulle spese statali è cresciuto.

Hanno tagliato la sanità e ne abbiamo avuto una prova durante la pandemia, dove mancavano medici, infermieri e posti letto. Poi però hanno spesso miliardi per vaccini dal funzionamento incerto, miliardi che sono andati a ingrassare le maggiori aziende farmaceutiche. E che dire dei miliardi sprecati per le armi? C’è una spesa più “sprecata” di quella? Poi però per le pensioni, per la sanità, per la scuola e per la famiglia “non ci sono i soldi” oppure “occorre far quadrare i conti”.

Qui la decadenza è pluriennale e un Governo solo potrebbe almeno iniziare a invertire la tendenza, a mettere un freno. Da questo punto di vista, anche questo Esecutivo non sta facendo nulla. Dopo essere stato all’opposizione con i Governi Conte e Draghi, Fratelli d’Italia ha avuto la fiducia degli italiani per un cambiamento radicale. E poi cosa ha fatto? Ha seguito le orme di Draghi.

All’estero non va meglio. In Germania sono in continua crescita i partiti che hanno come pietre miliari la fine del sostegno alla guerra in Ucraina e l’uscita dalla Nato, ma fanno alleanze multicolori e traballanti pur di non farli governare. In Austria lo stesso copione: ha vinto il partito ostile alla fornitura di armi all’Ucraina, ma stanno formando un’alleanza politica “multicolorata” pur di escluderli dal Governo.

In altre parole, la democrazia è in piena crisi, proprio perché le principali istituzioni fanno di tutto per non rispettare la volontà dei cittadini. Quale prova più evidente della decadenza morale, spirituale, politica e infine economica della civiltà occidentale?

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