Viviamo in tempi complicati. E temo che lo diventeranno sempre di più. Quando un mercato è obbligato a basarsi su emergenze continue, già c’è poco in cui sperare. Quando si arriva a grattare la pancia a pulsioni belliche, allora davvero uno snap è alle porte.
Date un’occhiata a questi due grafici, la perfetta rappresentazione della situazione attuale.
Il mercato azionario Usa è stato in positivo per 18 delle ultime 22 settimane. Quasi 5 mesi su 6 con Wall Street che festeggia. Bene, il secondo ci dice che tutto questo è dovuto unicamente a manipolazione. Quando vi diranno che gli Usa sono il faro dell’impresa e del libero mercato, mostrategli quell’immagine: su 330 milioni di abitanti, oggi gli Stati Uniti vantano 23,2 milioni di dipendenti pubblici. O federali, se vi piace di più. Ma è la dinamica temporale a essere rivelatrice. Dal crollo del 2020, un’impennata. Ovvero, il Covid ha sì schiantato con i lockdown e lo smart working – che a sua volta ha consentito razionalizzazioni funzionali a un primo boost dell’azionario, mettendo le ali ai bilanci delle aziende -, ma, soprattutto, ha gettato le basi per dati occupazionali totalmente taroccati ex ante. E sotto forti dosi di steroide extra-mercato.
Ogni volta che vi parlano di occupazione saA che mostra come le economie liberali e aperte sappiano reagire alle crisi, ogni volta che vogliono vendervi ulteriore deregulation del mercato del lavoro come panacea agli stipendi bassi, alla disoccupazione di lungo corso e all’obbligo di assistenzialismo, mostrategli questa immagine. Poi, se ancora il giochino mostra sintomi di resilienza popolare, mostrategli questo altro grafico: dal Covid, il debito globale è cresciuto di 20 trilioni. Dal fallimento Lehman, qualcosa come 50 trilioni di dollari.
Come si concilia debito e occupazione statale con il libero mercato? Difficile, ancorché viviamo in un mondo che festeggia il calo dello yen ai minimi dal 1990, nonostante il primo rialzo dei tassi da 17 anni a questa parte. Siamo al miracolistico. E infatti, le equities festeggiano. Ben 18 settimane di verde su 22: non accadeva dal 1989. Tutt’intorno, il caos. Gaza, l’Ucraina, il Mar Rosso. E chissà cos’altro dovrà accadere.
Mentre parliamo, l’oro ha sfondato un altro record assoluto del prezzo all’oncia. E il petrolio è ai massimi da ottobre, 83 dollari al barile. JP Morgan ritiene che, senza le debite contromisure, il prezzo del greggio potrebbe arrivare a 100 dollari prima delle elezioni presidenziali Usa come mossa strategica della Russia per influenzarle. Già oggi il prezzo del gasolio alla pompa e alle stelle, 3,54 dollari al gallone. Nel pieno dello spring break, quando i college chiudono per una settimana e tutti si riversano nelle località di villeggiatura. E nell’ultima settimana, gli Usa hanno acquistato petrolio per le loro riserve strategiche a un prezzo superiore agli 89 dollari di cap. Ma provate a cercare una singola di queste criticità nelle cronache apologetiche della stampa. Nulla. Wall Street sale perché l’intelligenza artificiale salverà il mondo. Peccato che, a livello di return, i futures del cacao siano cresciuti più dei titoli azionari AI. Speculazione alimentare. Cacao, caffè, succo d’arancia. Sembra Una poltrona per due. Invece è solo la realtà. Manipolazione ovunque.
L’economia tedesca da mesi segna letture macro da bagno di sangue. Il Dax è in un trend rialzista che sembra non poter finire. Mai. Cosa ci dice, questo? Semplicemente che Borsa ed economia reale sono ormai diventati il giorno e la notte. Come ci mostra quel grafico sui dipendenti pubblici Usa: in un mondo in cui il lavoro si crea indebitandosi e facendo deficit, nessuno guarda ai conti delle aziende come criterio valutativo del loro titolo azionario. Conta solo che stacchino dividendi e operino riacquisti di propri titoli sul mercato. Ottenute queste due variabili, i multipli possono espandersi a dismisura. E le valutazioni gonfiarsi come impasti della pizza messi a lievitare.
La pausa lunga della Pasqua lascerà tirare il fiato ai mercati. E, soprattutto, garantirà a questa narrativa nuova carne da mettere sul fuoco. Nulla può fermare un meccanismo simile. Se non se stesso. Solo l’autocombustione. L’importante, a questo punto, è farsi trovare pronti. Non tanto alla correzione dei corsi, stante una JP Morgan che parla ormai chiaramente di una concentrazione tale di mercato da rendere possibile in ogni momento un -20% degli indici che veda lo Standard&Poor’s 500 a quota 4.200 entro fine anno. Ovvero, il nuovo Presidente che giura con Wall Street che crolla. Direte voi, impossibile se tutto è manipolato. Possibilissimo. Se al nuovo inquilino della Casa Bianca piace vincere facile. E imporre – come primo atto – alla Fed di riattivare la stamperia a pieno regime. Un esercito di professoresse, bidelli e sceriffi farà il resto, garantendo l’illusione di un’economia florida. E di un’occasione per tutti. L’american dream, insomma.
Ed ecco a cosa dobbiamo farci trovare pronti: al fatto che, per l’ennesima volta, il costo di quel sogno lo pagherà l’Europa.
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