La notizia è stata lanciata in esclusiva dal New York Times, ma ha trovato immediato riscontro: l’antitrust statunitense ha reso nota la sua convinzione rispetto alla necessità di un’urgente verifica del peso che le grandi aziende tech hanno sul controllo dell’intelligenza artificiale. Come dire, qualcosa non va. Tradotto ulteriormente, ormai la bolla è visibile. A occhio nudo. Persino a Mister Magoo. E il fatto che questa news sia apparsa magicamente quasi in contemporanea con il varco del Rubicone di Nvidia, il cui market cap ha raggiunto il ridicolo record di 3 trilioni di dollari, dovrebbe far pensare. E forse, qualcuno potrebbe anche cominciare a spaventarsi.



Vuoi vedere che si scoperchia il vaso di Pandora dei multipli lisergici e dei crediti sul cloud utilizzati come collaterale? O, peggio, come vendite contabilizzate senza aver incassato. Ma tranquilli. Questo articolo è di fatto la prosecuzione naturale di quello pubblicato ieri. Quindi, un ragionamento come quello appena espresso potrebbe avere fondamento in un Sistema e in un mercato non manipolati alla radice. In un mercato libero. Ma qui siamo nel cuore dell’Impero illiberale, dove tutto appare ma nulla è come sembra.



Ad esempio, date un’occhiata a questa immagine: ci mostra l’andamento delle opzioni call di Nvidia dal momento in cui Nancy Pelosi ha acquistato oltre 5 milioni di dollari di controvalore di quello strumento. Era il 22 dicembre dello scorso anno. Da allora, il titolo ha segnato +145%.

Ora, quali speranze di verifica credibile delle posizioni manipolatorie o di monopolio dell’AI possono esserci in un Paese dove una figura apicale della politica opera come un hedge fund, nonostante possa godere di informazioni di primissima mano su quanto verrà deciso dai regolatori? Davvero credete che qualcuno andrà a vedere come stanno le cose? Davvero pensate che certa contabilità creativa finirà sotto il microscopio? Per favore.



Ora guardate questo altro grafico, il quale ci mostra come nei minuti finali delle contrattazioni a Wall Street di mercoledì il titolo di Gamestop abbia registrato acquisti di titoli per 68 milioni di controvalore.

Davvero pensate che una strategia e un volume simili possano essere riconducibili a clientela retail, davvero credete ancora alla favoletta del 2021 della rivolta dei nerds in stile Spartaco? Pensate che la Sec, l’ente regolatore dei mercati, abbia qualcosa da dire al riguardo? Avete letto o sentito di minacce simili a quelle mosse verso i big dell’AI? Nessuna. Perché dietro Gamestop c’è il pulviscolo di swaps pluriennali legati al default di Archegos. Ci sono posizioni short da chiudere. E mai chiuse. Ci sono, soprattutto, grossi nomi che hanno ereditato scommesse scriteriate. Meglio che non si sappia in giro, insomma.

Perché allora l’antitrust Usa sente il bisogno di utilizzare un megafono come il New York Times per annunciare un’indagine che tutti sanno non porterà assolutamente a nulla? Forse qualcuno ricorda la parabola di Cisco, la quale prima di precipitare aveva superato brevemente Microsoft a livello di capitalizzazione di mercato. Poi, puff. O magari si scomoda addirittura Enron. Della serie, siccome la bolla è talmente grande ed espansa da non poter più essere controllata del tutto nel suo sgonfiamento pilotato, quantomeno mettiamo le mani avanti con l’opinione pubblica. E speriamo nella Fed. Oppure tutto rientra in quanto descritto ieri, quindi in un avvicinamento al crash controllato che romperà gli indugi finali e vedrà Jerome Powell tagliare i tassi prima del voto di novembre? Magari, addirittura prima del simposio di Jackson Hole di fine agosto. Equilibrismo assoluto. Mentre tutt’intorno si festeggia. Nvidia non si fermerà più. E il primo caso di morte da aviaria registrato in Messico ora metterà il turbo ai titoli farmaceutici.

D’altronde, l’AI è un Covid tecnologico. Pfizer e Moderna hanno fatto miliardi basando il tutto su uno schema basico: trovato il vaccino, tutto il business si basa sul suo aggiornamento annuale. Di fatto, un’espansione dei multipli che si genera da sola. Nvidia ha fatto la stessa cosa con i chip. Di fatto, nessuno sa per quale motivo si acquistino spazi su cloud ancora inesistenti. O, peggio, fabbricati da concorrenti come Azure. Se non per una spiccata propensione verso un’accountability esotica da far rabbrividire Fausto Tonna.

Wall Street è questo. Wall Street sono regolatori miopi che ogni tanto fingono di aver ritrovato gli occhiali. Wall Street sono i conflitti di Nancy Pelosi e di mezzo Congresso. Wall Street è la manipolazione dei titoli di Gamestop, le cui opzioni vengono scambiate ormai su valori che sono tripli del reale flottante a disposizione. Si negozia sul nulla. Su titoli inesistenti. Indisponibili. Che in quanto tali, però, garantiscono l’arma segreta della deterrenza da short squeeze: se il controvalore di scommesse al ribasso rimane su livelli miliardari, l’idea che in giro non ci siano titoli necessari a coprire posizioni da chiudere a ogni costo genera aspettativa. Adrenalina. E rialzi.

Questo non è mercato. Questo è un casinò. Forse persino peggio, perché nelle sale da gioco se non hai soldi per coprire, ci pensano i gorilla del gestore a regolare i conti. Qui, apparentemente, nessuno paga l’azzardo. Perché quando si va oltre, interviene la Fed. E si azzera tutto. Si chiama Kill Switch, di fatto un’opzione nucleare che vedrebbe i mercati globali chiusi alle negoziazioni – interamente o in alcuni segmenti – per un periodo indeterminato, in caso di evento sistemico. Pensate che non se ne stia parlando nelle segrete stanze, quelle dove vengono prese le decisioni che contano? Capito perché servono bombe nello stagno come quella del New York Times?

Il voto di novembre richiede un pedaggio. Chi e quanto lo pagherà, resta il vero mistero.

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