L’errore più grande che si possa commettere è quello di pensare che lo stallo che rischia di far saltare la Commissione europea dopo i veti incrociati sui commissari sia da mettere in relazione unicamente a dispute ideologiche e di parte. Le quali sono chiaramente presenti. Ma dietro a una scelta così palesemente infantile e visceralmente divisiva, quasi certamente si cela una strategia a freddo sottesa a ottenere qualcosa di decisamente più serio.
Al netto di una situazione macro europea che sta precipitando, infatti, qualcuno potrebbe pensare la logica del tanto peggio, tanto meglio sia l’unica da poter mettere in campo con tempi ristretti, efficacia consolidata e buona probabilità di riuscita.
Partiamo da un dato. Come mostra il grafico, la produzione industriale dell’eurozona in settembre ha segnato un -2% su base mensile. Di fatto, la certificazione che il breve sollievo agostano altro non fosse se non il più classico dei rimbalzi del gatto morto. A sua volta, generato con ogni probabilità da contabilità creativa.
Ora, cerchiamo di mettere in prospettiva quale sia il clamoroso errore che qualcuno punta a perseguire. Ovvero, pensare che un’accelerazione e una maggiore magnitudo del taglio dei tassi della Bce possa operare da contraltare a questo calo strutturale della produzione industriale. Non è così. Altra questione è se questa logica viene utilizzata perché più popolare e spendibile di quella (reale) in base alla quale è il sistema bancario a necessitare di tassi più bassi. E non certo per finanziare imprese e famiglie.
Nemmeno a dirlo, i futures oggi prezzano con notevole certezza un altro taglio di 25 punti base a dicembre e una probabile tripletta in gennaio. Insomma, mezzo punto entro l’inverno. Utilità a livello macro? Zero. In compenso, c’è dell’altro. C’è una dinamica a cui questo trend espansivo farebbe non solo comodo. Ma, addirittura, si configurerebbe come terapia salvavita.
Tutto parte da una formula oscura: euro swap cash basis. Roba da feticisti. In realtà, meno complesso e massonico di quanto appaia. Di fatto, trattasi di un indicatore che riflette la differenza di costo fra l’indebitamento in euro e quello del potenziale e seguente swap in un’altra valuta. Metti il caso, il dollaro Usa. Di fatto, quando questa correlazione va in negativo, il mercato ci dice che questa operazione appare particolarmente onerosa o difficile. Tradotto, stress finanziario. Ginocchia che fanno Giacomo, Giacomo nel Vecchio continente per qualcuno. Qualcuno che sta spingendo la richiesta di dollari verso massimi storici. E che, contestualmente, vuole una Bce in modalità Fed. Chi? Per coprire a sua volta quale swap o esposizione contratta nella carta da parati di Zio Sam?
Bene, signore e signori: la scorsa settimana, come mostra il grafico, questa correlazione è andata in negativo per la prima volta dal 1999. Qualcosa di significativo è in ebollizione fra soggetti che operano in euro. Qualcosa di inusuale sta galleggiando sotto il pelo dell’acqua dei mercati finanziari, mostrando per ora solo la rassicurante e proverbiale punta. Qualcosa che, quasi certamente, ha a che fare con l’annoso tema legato alla liquidità.
Insomma, qualche player tutt’altro che secondario in Europa sta incontrando e nascondendo (o tentando di farlo) difficoltà di finanziamento o gestione del rischio. Proprio ora. Nulla che debba allarmare da qui ai prossimi giorni, altrimenti sai che florilegio di accuse di catastrofismo. Ma una di quelle bandiere rosse issate dal bagnino che è decisamente meglio non ignorare, prima di immergersi fra i flutti.
Ora date un’occhiata a questi altri due grafici, tanto per contestualizzare. Il primo ci mostra come, nonostante il premio di rischio decisamente interessante, lo scorso settembre i fondi giapponesi abbiano comprato Bund tedeschi ai massimi dal 2018 e venduto quelli francesi per il quinto mese di fila, striscia più lunga dal 2022. E se ora passasse indenne dall’Assemblea Nazionale il Budget lacrime e sangue di Parigi, mentre a Berlino si va verso un voto anticipato il 23 febbraio in un clima politico di navigazione a vista, che accadrà?
Casualmente, Marine Le Pen viene messa al muro per via giudiziaria. Come dire, quel Budget lacrime e sangue passerà. L’opposizione sarà occupata a leccarsi le ferite. Perché per quanto si continuino a dire bestialità sulle banche tedesche che necessitano del Mes, il vero contrafforte finanziario dell’Eurozona sono gli istituti francesi. I loro trading desks e i loro Level 3 sono in grado, da soli, di far implodere l’Unione. Quindi vanno preservati. Non a caso, nonostante un mandato al Fmi da mani nei capelli, alla guida della Bce è terminata Christine Lagarde.
Il secondo grafico ci indica invece come il giorno successivo al voto Usa e quello della proclamazione di Donald Trump come vincitore, si sia registrato un nuovo record di negoziazione di opzioni valutarie. Qualcosa come 160 miliardi di controvalore, stando a dati della Depository Trust and Clearing Corporation. Il Trump effect sul mercato FX. Non a caso, Bitcoin vola ormai in area 100.000 dollari. Entropia totale. Caos. Matrix.
Insomma, pare che non siano i giorni più propizi per avere rogne nel finanziamento e nella copertura di posizioni a rischio di far saltare i modelli di VaR scaricati da Google. Capito perché qualcuno potrebbe essere tentato dal far saltare il banco della von der Leyen bis, di fatto generando volatilità a tavolino e costringendo così la Bce a metterci una pezza?
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