Gli Usa sono come l’Impero Romano. All’interno del Senato, le lotte e le discussioni erano furibonde. Ma una volta concluso lo scontro, alle colonie doveva arrivare un messaggio univoco. Di unità. Lo stesso vale per gli Stati Uniti.
Giovedì la House of Representatives era chiamata a votare gli emendamenti al CBDC Anti-Surveillance State Act. Norma apparentemente oscura. Persino per i cittadini americani, la cui stragrande maggioranza è certamente ignara persino dell’esistenza di questa legge. E cos’è accaduto? Un altrettanto oscuro – nel senso di poco noto, poiché quanto da lui proposto lo rende ai miei occhi persona degnissima, quantomeno per il coraggio di esporsi – deputato repubblicano del Minnesota, Tom Emmer, ha proposto appunto un emendamento al disegno in discussione. E ha ottenuto la maggioranza. Per cosa? Inibire la Fed da creare una sua valuta digitale (CBDC, Central Bank Digital Currency). Per la precisione, la Banca centrale non potrà condurre test pilota come quello da tempo in atto in Cina per lo yuan digitale, non potrà utilizzare il dollaro digitale per la politica monetaria del Fomc e non potrà emetterlo tout court senza lo specifico via libera del Congresso. Soprattutto, la Fed non potrà dar vita a una valuta digitale con specifica circolazione retail al fine di sorveglianza dei cittadini statunitensi.
Ecco al riguardo le parole di Tom Emmer: Quanto votato oggi blocca gli sforzi della macchina amministrativa sotto la presidenza Biden di emettere quello che appare uno strumento di sorveglianza monetaria che, se non configurato e utilizzato correttamente, fondamentalmente porterebbe a un’inaccettabile alterazione della vita di ogni americano. A spingere per ottenere questo risultato anche la potente lobby delle banche ABA (American Bankers Association), la cui rappresentante Kirsten Sutton si è espressa in questo modo alla fine della votazione: I rischi associato con l’emissione di una CBDC sono reali e potrebbero facilmente minare ed elidere ogni eventuale beneficio che una valuta digitale potrebbe offrirebbe al sistema. A livello di comparto bancario, una CBDC si configurerebbe di fatto come un competitor avvantaggiato a livello di depositi retail. Il denaro si sposterebbe dai conti bancari e finirebbe in quelli della Federal Reserve, vedendo così le banche commerciali pesantemente limitate nella loro capacità di concessione di prestiti.
Balle, ovviamente. Basti vedere gli standard ultra-cautelativi in atto su mutui e prestiti, a favore del Far West di finanziarie e Buy Now, Pay Later. Ma tant’è, il segnale è chiaro. Ora la partita si fa interessante. Perché la discussione sulla legge adesso si sposta al Senato. E qui si potrà vedere emergere in pieno il parallelo con l’Impero Romano. Chi tenterà di sabotare quanto ottenuto da Tom Emmer? Chi vorrà difendere la possibilità della Fed di emettere valuta digitale e, soprattutto, di veicolarne l’utilizzo retail a fine di sorveglianza dei cittadini, tanto per alimentare questa narrativa molto social in piena campagna elettorale? Chi, soprattutto, sperava che una CBDC potesse servire da ulteriore strumento di manipolazione finanziaria, al netto di un Paese che vede il proprio debito crescere di 1 trilione di dollari ogni 100 giorni?
L’America migliore, ogni tanto ha un sussulto d’orgoglio. E si ricorda le sue basi fondative. Gli Emendamenti. Come accadde durante la pandemia, ad esempio. Perché è vero che le multinazionali del farmaco hanno spesso nazionalità statunitense. Ma è altrettanto vero che hanno scelto un altro Continente per il loro Bengodi vaccinale a colpi di contratti secretati e forniture monstre che stanno andando a scadenza nei magazzini. Chiedere ai cittadini della Florida per referenze al riguardo.
E adesso? Adesso occorre capire. E proprio la discussione in Senato ci aiuterà. Occorre capire se esistono timori legati al ruolo benchmark stesso del dollaro negli scambi commerciali e nella denominazione dei contratti futures di quelle stesse commodities che oggi stanno, giorno dopo giorno, divenendo armi di conflitto geopolitico. Weaponization. Quelle stesse commodities strategiche che oggi vedono i loro prezzi alle stelle. E il loro monopolio saldamente in mano cinese, come ad esempio accade per il rame o il nickel. Oro e argento, poi, fanno storia a sé. Perché sono valuta altra e parallela per antonomasia.
Forse, più che la libertà dei cittadini da una tracciatura tramite la valuta (ridicolo in effetti pensare a una finalità unicamente libertaria nel Paese dell’abuso di carte di credito e shopping on-line, tracciature retail all’ennesima potenza), ciò che interessa è evitare che un’eventuale bolla crypto possa andare a colpire con il suo fango reputazionale anche la valuta digitale de facto legata al dollaro. E spalancare così la strada all’oro fisico e, soprattutto, accelerare e implementare il gold-backing della valuta dei Brics e la denominazione in valute locali degli scambi commerciali. Come già avviene per diversi beni, ad esempio, fra Cina e India. O Cina e Russia. O Cina e Iran.
Tom Emmer, probabilmente, non sa di aver dato un primo colpo al coperchio di un colossale vaso di Pandora. E nemmeno i cittadini, poiché ieri mattina la notizia compariva sui blog finanziari meno ortodossi e solo su alcune testate on-line, fra cui Forbes e Fox News. D’altronde, la Fed ha già abbastanza rogne con tassi e inflazione. E la politica ormai ragiona solo in ottica del voto di novembre. Non a caso, Joe Biden ha rimesso mano alle riserve strategiche di petrolio – ai minimi assoluti dai tempi di Reagan – per sfruttare la valutazione ancora relativamente alta del barile e garantirsi con i proventi la mancia per tagliare tasse e ottenere un calo del prezzo alla pompa entro il 4 luglio, quando Mr. Smith va a Coney Island pensando di essere agli Hamptons.
Tutto il mondo è Paese. Ma in alcuni Paesi, ogni tanto la democrazia batte un colpo. L’America migliore, appunto. Quella lontana anni luce dall’insider trading di Nancy Pelosi e dalla manipolazione da schema Ponzi istituzionale su cui si basa Wall Street, dall’indebitamento da Repubblica centrafricana e dai magheggi finanziari su riserve e repo per evitare che il Re del capitalismo di relazione e da Qe perenne mostri le sue nudità.
Il Senato ribalterà tutto? Poco male. Avremo comunque una risposta importante. Ora resta solo una domanda: cosa farà la Bce con il suo progetto di euro digitale? Seguirà l’esempio cinese o salterà fuori un Tom Emmet, dopo il voto di inizio giugno? Christine Lagarde seguirà la via della trasparenza o quella della secretazione e del silenzio come per i contratti pharma della Commissione Ue?
Come vedete, io non sono anti-americano. Questa America lo è con se stessa, purtroppo. E certi servi troppo zelanti.
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