Tutti gli occhi sulla Fed. Ma in realtà, fra due giorni sarà la Bce ad aprire le danze rispetto all’impostazione autunnale di politica monetaria. Che farà, madame Lagarde? Continuerà ad agitare la data dependency, predicando quindi moderazione e cautela rispetto a un taglio dei tassi che potrebbe essere mal interpretato e configurarsi come arma a doppio taglio rispetto a un’inflazione in modalità fenice?
Io capisco che la telenovela Sangiuliano meriti tutta l’attenzione della stampa. Ma cosa sta accadendo, mentre ci invitano al pruriginoso show della vita altrui osservata dal buco della serratura?
Primo, date un’occhiata alla previdenza integrativa e alla proposta di innalzare il tetto percentuale di adesione automatica per i nuovi assunti, optando per la solita trappola del silenzio assenso. Sapete perché la Cgil tace? Perché a lei interessano le truppe cammellate dello Spi, il sindacato di chi in pensione c’è già. E che permette con i suoi tesserati di evitare la fine del panda del Wwf a Landini e soci. Ma qui l’orizzonte è più ampio. Si parla di Eurozona. Si parla di tassi di interesse. E allora guardiamo a un numero che dovrebbe far decisamente riflettere. Il Financial Times non ha avuto dubbi ieri nel dedicare ampio spazio alla notizia: per la prima volta in dieci anni, la crescita dei prestiti per mutui immobiliari nell’eurozona quest’anno sarà 0. Zero. Nel 2022 era stata del 4,9%. Sono dati ufficiali dell’Eba su elaborazione di Ernst Young da dati bancari provenienti da Germania, Spagna, Italia e Francia. Occorre andare indietro al 2014 con il suo +0,2% per trovare una lettura così residuale. Ovviamente, è intuitivo legare il congelamento del mercato creditizio per i mutui immobiliari ai tassi di interesse troppo alti. E infatti, tutti danno per certo un netto miglioramento nel 2025.
Ora date un’occhiata a questo grafico: i flussi di prestiti bancari al settore privato (imprese e famiglie) appaiono quantomeno fiacchi. Dopo il picco pandemico, è come se gli istituti di credito avessero avuto altre priorità. Tipo concentrare tutti gli sforzi sui trading desk, stante il rally azionario innescato dal Covid e dalla valanga di liquidità stampata dal nulla proprio dalle Banche centrali.
E attenzione, all’epoca i tassi non erano allo stesso livello causa inflazione. E poi, siamo proprio sicuri che siano così alti? Quantomeno se la data dependency non rappresenta una mera scusa, visti i livelli cui è arrivata l’inflazione nei trimestri scorsi (e dove ancora si trova quella reale, quindi ponderata a un potere d’acquisto senza tendenziale di aumento salariale). Non sarà che, esattamente come per i magheggi sull’Inps oscurati dalla complicità del sindacato e dal patetico siparietto adultero che ha terremotato il Governo, qui c’è sotto qualcosa? Una notizia è passata sotto silenzio sul finire del mese scorso. Era il 31 di agosto quando La Stampa pubblicava questo articolo: Milano, fuga dall’edilizia: bloccati 150 progetti immobiliari, gli investitori lasciano. E ancora più interessante la parte finale dell’occhiello: Finito l’entusiasmo, il settore chiede l’intervento del governo. E con quali soldi, di grazia?
Non so se cogliete il paradosso, ma qui stiamo assistendo a palazzinari che dopo aver gonfiato la bolla del Superbonus, ora chiedono altri soldi di Stato per evitare che lo scoppio della medesima, li travolga. Vuoi vedere che la Bce sta operando la propria guidance di politica monetaria non in relazione ai sottostanti macro delle varie economie dell’Eurozona, vedi la Germania da sprofondo dell’ultimo dato di produzione industriale. ma per evitare un 2011 tutto legato all’abuso di leverage privato con garanzia statale o parastatale? Perché la bolla del mattone non riguarda soltanto l’Italia. Ma anche la Germania. E la Francia. La Spagna, poi, ha già visto le proprie banche andare zampe all’aria per le politiche da subprime alla sangria di quel fenomeno del progressismo di Zapatero. Dunque, pensate davvero che la decisione che verrà presa fra poche ore sarà di poco conto?
Per chi spera di vedersi abbassare nettamente la rata del mutuo in essere, certamente sì. Perché un eventuale quarto di punto non cambia nulla. Cambia molto a livello sia di percezione del rischio per il comparto bancario, sia per l’ormai consolidata strategia del calcione al barattolo di un settore strategico e decisamente sull’orlo del baratro come quello immobiliare. Pensate che l’uscita di Giorgia Meloni a Cernobbio rispetto alla fine dell’epoca degli aiuti di Stato e dei bonus sia stata casuale? Pensate che il reiterato attacco al Superbonus del ministro Giorgetti degli ultimi trimestri sia soltanto frutto della lettura dei report aggiornati, stante una Lega che certamente non era all’opposizione dei due Governi Conte che hanno generato quel mostro di spreco?
Signori, le banche europee non stanno più erogando credito a famiglie e imprese. Se non con il contagocce. E a fronte di garanzie a dir poco ferree. Il tutto dopo un biennio pandemico in cui praticamente il denaro veniva recapitato fresco di stamperia, a costo zero. E, soprattutto, dopo un intero decennio di tassi ultra-bassi e aste di rifinanziamento a lungo termine. Come mai quando c’era il sole, le nostre valenti banche non hanno riparato il tetto di casa? Forse perché preferivano spendere quei soldi per farsi la piscina con il trading desk e il carry trade sui differenziali di rendimento fra aste e tassi di deposito?
Signori, quanto deciderà la Bce dopodomani non avrà effetto immediato. Ma ci dirà quale tipo di impostazione si vorrà dare alla politica economica dell’Eurozona. E a occhio e croce, la priorità appare quella di far sgonfiare a bolla in maniera ordinata. Non a caso, chi è tornato fuori di colpo dopo mesi di esilio silente e dorato in quel di Città della Pieve? Mario Draghi con la sua agenda di riforme per salvare l’Europa dall’estinzione economica, nulla più che un colossale indebitamento comune che farà la gioia di Alternative fur Deutschland in vista del voto in Brandeburgo del 22 settembre. L’uomo del Whatever it takes. Il referente per antonomasia di banche e finanza. Il salvatore di ogni abuso di leverage e azzardo morale. Insomma, la volpe a guardia del pollaio. Ma se preferite, continuate pure a farvi prendere per i fondelli con la telenovela boccaccesca del ministero della Cultura. D’altronde, certe cortine fumogene saltano sempre fuori al momento giusto. Con vista sulla Manovra. Come certi salvataggi monstre con soldi pubblici, casualmente, vengono imbellettati e presentati in pompa magna, mentre l’economia della Germania sta sprofondando e il suo Governo ha lo stesso grado di sostegno e simpatia di una cartella di Equitalia. Meditate.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.