Come avrete notato, mi sono ben guardato dal trattare il tema delle elezioni di midterm, limitandomi a citarle come evento spartiacque per la politica estera americana. Non sono un politologo, né tantomeno un esperto di sondaggi o sistemi elettorali. Quindi, preferisco tacere e parlare di ciò che penso di conoscere. Almeno un pochino. Personalmente, non ritengo la democrazia americana un faro o un esempio. Anzi, dal caso Florida in poi penso che se esiste al mondo una nazione che dovrebbe subire l’onta degli osservatori internazionali per valutare il grado di correttezza del voto siano proprio gli Usa. Non fosse altro per la loro pretesa di governare il mondo.
Non so se vi siano stati brogli, non so se Joe Biden abbia evitato la tanto strombazzata onda rossa del trumpismo di ritorno grazie a magheggi. E poco mi importa. So quale sia l’unica priorità degli Stati Uniti da qui al 2024. Sopravvivere a sé stessi e perpetuare il loro ruolo di nazione benchmark a livello finanziario, monetario e commerciale. Punto. Washington ha un’unica missione e un’unica ossessione, resa ancora più dirimente dall’ultimo congresso del Pcc: fermare l’ascesa della Cina allo status di superpotenza concorrente. E, temo, fermare i Brics e il loro braccio armato energetico, l’Opec+.
Perché al netto di una domanda di adesione dell’Algeria che riguarda soprattutto noi come italiani e il nostro futuro energetico molto prossimo, entro fine anno Xi Jinping ha reso noto che si recherà in visita ufficiale in Arabia Saudita, al fine di migliorare e rafforzare ulteriormente i rapporti fra Pechino e Ryad. In tutti i campi. E i sauditi sono gente pratica, bada molto alla sostanza e poco all’apparenza o alla forma. Non a caso, ci hanno messo un secondo a decidere di fare fronte comune con la Russia e annunciare un taglio alla produzione di petrolio che ha fatto saltare i nervi alla Casa Bianca. Certo, conoscendo Ryad, potrebbe tranquillamente trattarsi di una mossa strategica per far ingelosire il partner storico e alzare così la posta: se gli Stati Uniti ci vogliono al loro fianco, esiste un prezzo da pagare. E quel prezzo ora è salito, stante la presenza sul campo di validissime alternative. E, infatti, l’Arabia Saudita ha annunciato a sua volta di voler aderire ai Brics, insieme all’Argentina: ecco la prima red line dei prossimi due anni per Joe Biden e il Deep State, il quale sta in realtà governando il Paese e le sue lobbies. Bloccare quell’adesione. A tutti i costi. Per una serie infinite di ragioni, non ultimo il ruolo strategico in chiave anti-iraniana di Ryad. Un qualcosa che negli ultimi anni ha reso possibile addirittura un avvicinamento strategico fra l’Arabia Saudita e Israele, sancito da simbolici voli diretti fra le due capitali.
E che la pressione su Teheran si stia alzando in queste ore appare chiaro a tutti, tanto da poter chiaramente parlare di nuova Ucraina a livello di classificazione delle emergenze in fatto di destabilizzazione globale degli assetti. L’Iran è divenuto troppo vicino alla Cina e alla Russia, fin dai tempi della Siria. Ora, poi, quella collaborazione è diventata strategica con l’affaire dei droni ceduti al Cremlino e in grado di martellare le infrastrutture strategiche di Kiev. Sullo sfondo, il cavallo di Troia infinito dell’accordo sul nucleare. Un enorme Risiko globale. Al cui tavolo, ovviamente, l’Europa non è invitata. Giustamente, stante il livello dei protagonisti.
In questo quadro da maneggiare con cura, a cui l’Ucraina ha garantito una matrice di deterrenza nucleare che ha drammatizzato gli equilibri in maniera da polarizzare il confronto attorno alla forza attrattiva della Nato, ecco che Washington deve inserire la priorità nella priorità. L’economia. Intesa, nemmeno a dirlo, come Wall Street.
Volete sapere quale sarà l’agenda? Semplice, risolvere il teoricamente impossibile cubo di Rubik rappresentato dal combinato di effetti di questi tre grafici. Il tutto con lo sfondo fisso di un’inflazione all’8% e una Fed apparentemente decisa a proseguire con l’aumento dei tassi, ovvero un implicito drenaggio di liquidità dal mercato.
Il primo grafico ci mostra il più classico degli effetti collaterali da alta inflazione sui consumi: a oggi, il commercio retail Usa può vantare scorte di magazzino per un controvalore di 550 miliardi di dollari. Merce che va smaltita. Anche a prezzo di saldo. Perché, giova ricordarlo, il Pil statunitense si basa ancora al 70% sui consumi personali. Ma il secondo grafico ci dice che il tasso di risparmio privato come percentuale del reddito oggi è al 3,1%, ovvero solo frazionalmente superiore al minimo storico del 3,0%. Insomma, potere d’acquisto nullo. Nonostante i prezzi da saldo di quella merce. E il Natale ormai alle porte. Terzo grafico, stando alla gauge di Citigroup, il mercato Usa ha appena salutato la 23ma lettura in negativo sugli utili consecutiva. Ovvero, la peggior striscia di downgrades dall’inizio del 2020. Ovvero, dal periodo buio del pre-pandemia.
Insomma, occorre stimolare i consumi e garantire un booster a Wall Street, pur continuando a contrastare l’inflazione attraverso aumenti dei tassi. Pressoché impossibile. Come sperare di far il caffè immergendo la moka nel ghiaccio invece che poggiarla sul gas acceso. Cosa si fa? Semplice, occorre una crisi. Una bella crisi che trasformi l’inflazione in un incidente della storia recente e garantisca alle autorità federali la scusa per riempire un po’ i conti correnti degli americani con stimmy money a pioggia, esattamente come con i sostegni del periodo Covid. E, contestualmente, un bel buyback di titoli di Stato a lunga maturity da parte del Tesoro, al fine di far respirare le banche e iniettare liquidità nel sistema. Insomma, un’altra Operation Twist. Perché, oltretutto, con i prezzi immobiliari allo sprofondo e i tassi sui mutui alle stelle, c’è un problemino di bolla real estate da gestire.
Una guerra un po’ meno remota e compromettente di quella ucraina? Una nuova ondata di pandemia? Un nuovo allarme terrorismo, magari interno da attribuire alla destra suprematista e all’universo MAGA di Donald Trump? Non importa, va tutto bene. O pensate che Elon Musk abbia preso possesso di Twitter con manu militari e piglio da purga staliniana proprio adesso solo per coincidenza?<
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