Come avrete notato, i risvolti geopolitici della decisione dell’Opec+ sul taglio alla produzione di greggio non hanno incontrato i favori dei media italiani. Strano. Così come telegiornali e talk-show non si sono accesi di entusiasmo per la notizia della responsabilità diretta di Kiev nell’assassinio della figlia del filosofo Dugin. Strano, perché solitamente le veline dei servizi Usa sono trattate come verità rivelata. Ci sono femminicidi e femminicidi, a quanto pare.



In compenso, l’Unione europea giovedì – ovvero il giorno successivo al siluro degli 007 statunitensi – ha avuto il buon gusto di inserire il medesimo Aleksandr Dugin nella lista dei cittadini russi sottoposti a sanzioni. Un atto che qualifica l’Unione per ciò che è, meglio di mille parole. Un oltraggio alla vita di una giovane donna la cui unica colpa era quella di essere figlia dell’uomo sbagliato. Un’autobomba. Magari imbottita di esplosivo gentilmente donato dai medesimi Governi occidentali che a Bruxelles hanno deciso di unire infamia a malafede. Forse è il caso di mettere da parte tutte le polemiche interne, per un giorno e porsi l’unica domanda che davvero conta. Al di là persino della drammatica contingenza rappresentata dalla guerra e dalla minaccia atomica. Ovvero, a chi rispondono i vertici europei? Per dirla ancora più chiara, chi sono i referenti reali di Ursula von der Leyen e Josep Borrell?



Di certo, non lo sono i cittadini del 27 Stati membri, i quali non li hanno votati. Stranamente, l’ascesa di questi due personaggi è coincisa con il declino di Angela Merkel e della sua realpolitik. Strana coincidenza. Vi invito a rileggere la storia degli ultimi due anni, vi invito a ridisegnare la mappa dei provvedimenti presi sotto copertura di emergenza climatica e pandemica e di porvi un’unica domanda: cui prodest? I cittadini europei quanto hanno beneficiato di quelle scelte? E quelli statunitensi, seppur indirettamente?

Oggi, poi, la situazione appare addirittura paradossale: nel giorno in cui Joe Biden avverte rispetto alle reali intenzioni di Vladimir Putin e Antony Blinken si dice per la prima volta pronto a negoziare, l’Europa rinnova l’impegno a inviare armi a Kiev e annuncia l’ottavo pacchetto di sanzioni. Certo, in gran parte si tratta di una cortina fumogena assolutamente inutile e con l’unico scopo di nascondere il totale disaccordo sul tema energetico. Ma questo dovrebbe far riflettere ancora di più. Perché stiamo per affrontare un inverno di guerra, fra razionamenti e blackout, unicamente per scelta di istituzioni autoreferenziali e senza alcun mandato popolare diretto. Stiamo continuando a fornire armi a un uomo che qualcuno voleva candidato al Premio Nobel per la Pace e che si è appena scoperto essere il mandante dell’omicidio di una donna innocente. Tramite autobomba. E che proprio giovedì è stato protagonista di un incidente diplomatico di cui, state certi, la stampa italiana non vorrà occuparsi. Lo faccio volentieri io.



Questo video è l’integrale dell’intervento del Presidente ucraino al Lowy Institute, un famosissimo e autorevole centro di ricerca con sede a Melbourne. E cosa dice di tanto grave da aver scatenato la reazione furibonda del Cremlino e, soprattutto, l’altolà al mondo di Joe Biden rispetto al rischio concreto di un armageddon atomico? Di fatto, prospetta un attacco nucleare preventivo della Nato contro la Russia, anticipando quindi ogni possibile mossa in tal senso di Vladimir Putin. Chiaramente, esploso il bubbone, a Kiev hanno tentato di tamponare il disastro, sottolineando come in realtà Volodymir Zelensky si riferisse alla possibilità solo ipotetica di un tale atto prima del 24 febbraio, ovvero prima che Mosca desse il via all’operazione speciale. Vi invito ad ascoltare l’intervento e farvi da soli un’idea, evitando di essere io a indirizzarvi nel giudizio.

Resta un fatto. In un momento come quello attuale, tutto dovrebbe fare un uomo di Stato responsabile e candidato al Nobel per la Pace, tranne che firmare decreti che vietino di trattare con il Cremlino ed evocare – stante un’acclarata malafede o un altrettanto grave deficit comunicativo e lessicale – attacchi nucleari. Anche soltanto come iperboli, persino come scenario estremo al fine di evitare escalation. Qualcuno sta giocando davvero con il fuoco. E in tutto questo, ecco che l’Europa si pone come avanguardia. Perché?

Egoisticamente, l’Ue sta pagando un prezzo enorme al conflitto, ben più alto di quello degli Usa. È nel pieno di una crisi energetica che ne sta minando le fondamenta, come dimostra lo strappo tedesco. L’Ue sta per entrare in una recessione terminale, oltretutto con una banca centrale intenzionata a proseguire il rialzo dei tassi per contrastare un’inflazione in costante aumento. Spinta al rialzo, nemmeno a dirlo, proprio dai costi energetici. Perché? Cosa anima lo spirito di oltranzismo totale di Ursula Von der Leyen e Josep Borrell? O meglio, chi?

Certamente non il Governo tedesco, visto l’ultimo, clamoroso atto di rottura con cui Berlino ha implicitamente confermato la magnitudo della tempesta perfetta in cui stiamo per entrare. E poi, la falsa crociata sul fossile alternata alla danza macabra in punta di Green New Deal, cosa ci dice? Che si vuole generare caos, forse? Perché sventolare il falso feticcio pauperista della lotta agli extra-profitti fa ridere, se – come sta accadendo – ai proclami non seguono i fatti. Perché per quanto si possa avere a cuore Kiev e il suo destino, per quanto si voglia ammantare la vicenda ucraina di significati ideali universalistici, esiste uno spirito di autoconservazione, spesso un po’ egoistico ma assolutamente naturale, in tutti noi. Apparentemente, tranne che in Ursula Von der Leyen e Josep Borrell. Masochismo? Incapacità di leggere la realtà e le sue conseguenze? O agende parallele e nascoste a cui dare di conto?

Per capire meglio e meglio mettere a fuoco questa che, mi rendo conto, può apparire una tesi estrema e destabilizzante, vi lascio con questa immagine: ci mostra plasticamente come, oggi come oggi, la Cina stia producendo più elettricità dal carbone che gli Usa da tutte le fonti disponibili messe insieme.

Qualcuno ha forse detto bah contro Pechino, inquinatrice seriale e senza redenzione? Nulla. Silenzio di tomba. Semplicemente perché quando il manovratore è l’unico che sta mantenendo in piedi il sistema con le sue iniezioni di liquidità in un mondo che sta alzando i tassi come un pazzo, questo può fare ciò che più gli aggrada. Altro che Taiwan. In un contesto simile, l’Europa ancora discute e si accapiglia sul Green New Deal e occupa intere giornate a discutere sulla messa al bando delle cannucce di plastica dai fast food. Mi dispiace ma delle due, l’una: o i vertici Ue rispondono a eterodirezioni interessate o sono semplicemente dei pazzi. E, sinceramente, non so quale sia l’ipotesi da augurarsi.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI