Martedì giorno il quotidiano francese Le Parisien pubblicava un retroscena nel quale si dava conto della certezza da parte di Emmanuel Macron dell’imminente fallimento del Governo guidato da Michel Barnier, incapace di trovare una maggioranza per approvare la Finanziaria lacrime e sangue da 60 miliardi. Accadrà prima di quanto si pensi, avrebbe detto il Presidente. Il quale, martedì sera, è stato irritualmente costretto a emettere una nota di smentita ufficiale. E si sa, in politica non esiste miglior conferma di una smentita.
Nel frattempo, l’Oat decennale francese sembra credere alla ricostruzione del quotidiano parigino. In una sorta di contrappasso del 2011, da ieri il titolo di Stato a 5 anni greco è passato in positivo a livello di differenziale sull’Oat pari durata.
La Francia deve stare attenta al suo spread, adesso. E con la Grecia. Non con la Germania. Perché la stampa italica tace? Forse perché Marine Le Pen non è all’orizzonte e quindi non occorre dare conto del clamoroso errore di valutazione politica in cui si è tramutata l’ennesima conventio ad excludendum repubblicana?
Vuoi vedere che certi compromessi europei sui nomi dei Commissari nascono da un gioco al ribasso di debolezze collettive, fatta la tara alle quali emerge giocoforza un perdente migliore degli altri? Perché signori, i conti parlano chiaro. Per tutti. Ma casualmente, la Commissione ha bollinato senza colpo ferire la nostra Manovra. Meglio così, per carità. Ma attenzione ai facili entusiasmi. E alle implicite garanzie offerte. Ma veniamo proprio alla Germania, da sempre contraltare del nostro Paese a livello di differenziale nei rendimenti dei titoli di Stato, croce e delizia di questi tempi di deficit allegri.
Apparentemente, l’unica notizia degna di nota in arrivo da Berlino e dintorni in questi giorni sarebbe quella sui fantomatici piani segreti del Bundeswehr, l’esercito tedesco, per contrastare le altrettanto fantomatiche minacce di attacco della Russia. La stessa talmente ostile all’Europa da aver riaperto i flussi di gas verso l’Austria. Per non parlare della credibilità di quei piani bellici, talmente segreti da essere finiti con dovizia di particolari su La Repubblica. Stasi e Gestapo stanno rivoltandosi nella tomba. Dal ridere, però. In compenso, la campagna elettorale tedesca è già iniziata. Nonostante manchino ancora 20 giorni al passaggio formale del voto di fiducia del Bundestag che spedirà quasi certamente il Paese al voto anticipato il 23 febbraio. E i toni parlano chiaro.
Friederich Merz, candidato Cancelliere della Cdu, ha infatti compiuto un atto di rottura senza precedenti. Quasi un regicidio. Se Angela Merkel il 31 agosto del 2015 spianò la strada con il suo Wir schaffen das (Possiamo farcela) alla politica di porte aperte per i rifugiati siriani, ecco che il suo successore decide con largo anticipo di dichiarane la chiusura: la Germania non ce la fa più. E taglia i benefit ai rifugiati ucraini. Proprio mentre l’Europa vive un timido sussulto di entusiasmo bellicista al fianco di Kiev, essendo pavlovianamente allineata a Washington e quindi all’operazione da avvelenamento dei pozzi posta in essere da un Joe Biden mai così attivo e arzillo. La proposta è stata avanzata dal responsabile per il welfare degli alleati bavaresi della Csu, Stephan Stracke ed è tanto chiara, quanto dirompente in questi giorni di entusiasmo blu-stellato per i missili a lungo raggio su territorio russo. Se la coalizione di centrodestra conquisterà la Cancelleria verrà immediatamente e drasticamente rivista la politica di concessione del Bürgergeld, il reddito di cittadinanza di cui godono i cittadini ucraini sotto regime di protezione e asilo. La ragione? Disincentivano la ricerca di un lavoro. E il cambio di regime sarà immediato. i nuovi arrivati riceveranno solo il sussidio da richiedente asilo. Stop ai 563 euro al mese più affitto e bollette pagate dallo Stato. Inoltre, oggi viene garantito un plus per i figli a carico e l’ammontare varia con l’età della prole. A oggi, in Germania circa 360.000 rifugiati ucraini sono bambini. La proposta di Stracke porterebbe quindi l’assegno a un massimo di 460 euro al mese come per i richiedenti asili e rivedrebbe anche i bonus legati all’abitazione e ai minori.
Qualcuno, licenziamenti di massa alla mano, teme una valanga per Alternative fur Deutschland, al netto di fantomatiche manovre per la messa al bando della formazione capitanata da Alice Weidel che tramuterebbero l’intero sistema dei partiti tradizionali in un simbolico simulacro di Paul von Hindenburg che osserva a fine di Weimar dalla finestra di Palazzo Bellevue? Perché signori, questo grafico parla chiaro
Questa falcidia occupazionale rappresenta la Germania di oggi. E, anzi, proprio lunedì Tyssenkrupp ha annunciato 11.000 esuberi da qui al 2030. E questo dato non tiene conto dei ricaschi diretti e indiretti sull’indotto delle varie aziende costrette a razionalizzare i costi a causa della crisi industriale. E se questo non basta, ecco che quest’ultima immagine sembra porsi come pietra tombale del dibattito.
Il grande reset cominciato con le multe per le emissioni truccate comminate dalle autorità Usa ai colossi automobilistici tedeschi, passato per il boccone avvelenato dell’acquisizione di Monsanto da parte di Bayer e tramutatasi in una trappola di ulteriori cause miliardarie per diserbanti cancerogeni e culminato prima nel lockdown pandemico e poi nella mortale agenda green e nelle sanzioni alla Russia hanno devastato il modello industriale tedesco. La Germania ha di fronte a sé un processo di ricostruzione che rende quello post-Riunificazione una passeggiata nel parco. Quante nostre PMI dipendono dall’interscambio con la Germania, il quale ha già perso un 7% quest’anno rispetto al 2023?
Perché la stampa tace di questi lenti ma devastanti sommovimenti tellurici in seno all’asse renano? Perché di Europa si parla solo quando all’orizzonte si staglia l’ennesima onda nera? Davvero è politicamente responsabile e prioritario scannarsi su 20 euro di canone Rai? Attenzione, perché potremmo renderci conto di quanto costerà quel reset silenzioso e preparato a tavolino Oltreoceano con dovizia da premio Oscar solo quando sarà tardi.
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