Come volevasi dimostrare, la Fed ha lasciato che fossero Bce e Bank of Japan a fare il lavoro sporco. Tassi fermi. E un solo taglio nel 2024, almeno stando alla guidance uscita dall’ultimo board di mercoledì. E se prendiamo le prezzature futures, guarda caso quell’unico intervento è stato spostato da luglio a dicembre di quest’anno. Ovvero, dopo il voto presidenziale. Ovviamente, tutte coincidenze. Ma se volete davvero rendervi conto di quanto il gioco stia facendosi pericoloso, allora date un’occhiata a questo articolo. La fonte è Reuters. Quindi, potete stare abbastanza tranquilli rispetto alla sua autorevolezza. Tanto più che si basa su documenti ufficiali della Bce. Già, un bel report.
E sapete cosa c’è scritto? Che l’euro rischia di perdere posizioni e prestigio nel suo ruolo di valuta di riserva globale a favore di dollaro e yen, un trend che si è già sostanziato nel corso dell’ultimo anno, stando proprio a quanto rilevato dalla Banca centrale europea. E sapete cosa potrebbe cronicizzare e far peggiorare ulteriormente quel trend, sempre a detta dei cervelloni residenti a Francoforte? Il regime sanzionatorio verso la Russia! Ovvero, nel giorno in cui gli Usa annunciavano nuove e più draconiane limitazioni verso Mosca, al fine di deterrenza nei confronti di Paesi come la Cina che sostengono l’economia della Federazione Russa, la Banca centrale di quell’Europa sdraiata a tappeto in sede di G7 si lamenta. Dopo essere stata il braccio armato di deliranti, inutili e controproducenti mosse come l’estromissione delle banche russe dal sistema Swift e, soprattutto, del congelamento dei beni, i cui utili proprio il G7 in corso in Puglia destinerà ufficialmente al sostegno di Kiev. Ovviamente, tutto per volontà statunitense. E dopo l’altra, suicida mossa delle autorità comunitarie, quell’innalzamento dei dazi sulle auto elettriche cinesi che, di fatto, Pechino ha già bollato come sparo di Sarajevo di una guerra commerciale tout court contro Bruxelles. Cercavamo il chiodo nella bara della de-industrializzazione totale? Lo abbiamo trovato. Non a caso, la Germania si opponeva.
E voi vi preoccupate di chi guiderà la Commissione e dell’onda nera? Preparatevi al peggio. Perché mentre accadeva tutto questo, a Cuba arrivava la flotta russa per esercitazioni in quello che le autorità della Florida non hanno perso tempo a descrivere come uno scenario degno del sequel in potenza della crisi dell’ottobre 1962. E a Mosca si svolgeva il meeting dei Brics, da cui arrivava comunicazione di una lista d’attesa per nuove adesioni che segnava quota 59 Paesi pronti a presentare domanda. In grande spolvero l’Arabia Saudita, la quale ha reso nota un’altra bazzecola. Il 9 giugno scorso scadevano infatti i 50 anni del Patto fra Ryad e Washington che obbligava la prima a commerciare petrolio unicamente in dollari, mentre la seconda garantiva assistenza militare e politica. Di fatto, il sistema di relazioni binarie alla base del concetto geo-finanziario di petrodollaro. Bene, al termine dei 50 anni, l’Arabia ha di fatto stracciato quell’atto prodromico e statutario di un’intera era di relazioni internazionali e di mercato. Ora commercerà liberamente petrolio anche in altre valute. Fra cui lo yuan. E l’euro. Ammesso e non concesso che fra qualche mese la carta che portiamo nel portafogli abbia ancora un valore di denominazione internazionale e non conti quanto il denaro del Monopoli. O il rublo.
Ricordate, infatti? Grazie alle stesse sanzioni che ora la Bce vede come una criticità per la valuta comune, la divisa russa avrebbe dovuto tramutarsi in carta igienica e operare da detonatore del default dell’economia del Paese. Dopodiché, file ai bancomat, rivolte per il pane e finale alla Ceausescu per Vladimir Putin. Un po’ come doveva accadere in Siria per Assad, ricordate il mitico must go di Obama e Cameron? Ebbene, sempre mercoledì abbiamo dovuto prendere atto di altro. Consci da tempo e per ammissione dello stesso Fmi che la Russia tanto in crisi quest’anno crescerà del 3,4%, Mosca ha voluto reagire subito alle nuove sanzioni collettive annunciate e decise unilateralmente dagli Usa. Da ieri, 13 giugno, stop immediato alle transazioni in euro e dollaro sulla Borsa di Mosca.
Direte voi, poco male, quel mercato capitalizza meno di Nvidia da sola. Vero. Ma come segnale di finanziarizzazione del conflitto dovrebbe far riflettere. E far paura. Sicuri che non ci sia la Cina dietro questa mossa della Banca centrale russa? Sicuri che adesso Mosca e Pechino non cominceranno a picchiare davvero duro sul mercato delle commodities strategiche, in primis quelle alla base della rivoluzione tech dell’intelligenza artificiale ma anche oro e argento con il loro vaso di Pandora dei futures senza collaterale fisico? E poi, quale destino attenderà banche e aziende europee presenti in Russia, al netto di nazionalizzazioni forzate e congelamenti di conti già in atto, vedi il caso Unicredit e Deutsche Bank?
Insomma, il 12 giugno la Terza guerra mondiale ha messo il capo fuori dalla trincea della mera deterrenza. E lo ha fatto in perfetto stile 2.0 e post-Lehman. Per via valutaria e finanziaria. Oltre che commerciale. L’Europa, nemmeno a dirlo, è riuscita a risultare ancora più Tafazzi del solito. A tal punto da ammetterlo implicitamente, perché nel giorno dei dazi sulle auto cinesi e delle nuove sanzioni contro Mosca decise da Zio Sam, proprio la Bce ammetteva che queste ultime rischiano di minare il profilo di moneta benchmark e di riserva dell’euro. Chiunque andrà al potere a Bruxelles, temo che ormai sia tardi. Perché quando Pechino comincia a muovere le pedine in questo modo significa che il dado è ormai tratto. E alla riunione dei Brics è stato decisa e messa nero su bianco l’implementazione del sistema di pagamenti transnazionali che escludono il dollaro. La valuta dei Brics. Di fatto garantita dalle montagne di oro fisico accumulate da Cina, Russia e India in questi ultimi anni e trimestri. E dalle materie prime. L’euro poteva diventare moneta bilaterale privilegiata. E invece, puff.
Nel frattempo, l’unica notizia terminata sui giornali e relativa al 12 giugno è stata la decisione della Fed di tenere fermi i tassi. Tutt’intorno, guerra globale. Ormai quasi dichiarata. Ma state tranquilli. Il mercato azionario sale. E l’intelligenza artificiale risolverà ogni problema. Per gli Usa, sicuramente.
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