Adesso che la conferma delle casse vuote arriva dal Meeting di Rimini, ci credete? Ora che a parlare di manovra complicata e Italia a rischio per il Patto di stabilità sono stati i due ministri chiave del Governo, le guide del Mef e del Pnrr, ammettete che le vanterie sul Pil migliore di Francia e Germania fossero unicamente di distorsioni e contabilità alla Fausto Tonna legata a turismo e superbonus? Adesso che sempre il Mef non ha il coraggio di smentire la ricostruzione de La Repubblica rispetto alla sempre più probabile ipotesi di una manovra correttiva in autunno, ci credete? Perché di questa necessità dettata dal duro realismo dei numeri, il sottoscritto vi ha parlato almeno due mesi fa. Ma ero attorniato da altoparlanti del Governo, pronti a bollare di disfattismo anti-patriottico chiunque osasse incasellare due numeri e far notare che 2+2 non può fare 5. Nemmeno coi sovranisti al Governo.



Avete notato, poi, come a Rimini sia stato evocato addirittura lo spread. Sapete cosa significa? Che con qualche mese di campagna elettorale permanente di ritardo, il Governo ha preso atto di quel 61% di correlazione fra emissioni di Btp e acquisti dell’odiata Bce negli ultimi 16 mesi. E. cosa più grave, del probabile disimpegno di quest’ultima. E non potendo inventarsi un Btp indicizzato all’inflazione alla settimana, godendo di giornali trasformati in prospetti informativi per abbindolare meglio il signor Rossi, ora il rischio diventa serio.



Chi vi parla della possibilità di un 2011 in versione 2.0, almeno dalla fine della primavera? Ora andate a chiedere conto delle balle che vi hanno raccontato, potrebbe essere istruttivo. Magari aprirete gli occhi, una volta per tutte. Perché signori, basta unire i puntini. Miliardi per la ricostruzione post-alluvione bloccati a Roma. Accise sui carburanti blindate e senza alcun taglio, primo colossale tradimento della campagna elettorale. Tassa sugli extra-profitti bancari infilata nell’ultimo Cd, prima delle ferie senza preavviso. E ora, una bella valangata di avvisi bonari del Fisco. Tradotto, raschiatura disperata del barile. Perché se va bene, si portano a casa una decina di miliardi. Tanto che si parla appunto di manovra correttiva. Chi vi diceva che Def e soprattutto Nadef inchiodavano il Governo, già a maggio? Et voilà, ora senza tagli dei servizi o innalzamento delle tasse, la Legge di bilancio salta. I conti non quadrano.



Cosa pensate che farà l’Europa? E chi vi diceva che il forte rischio fosse non quello di dover ratificare il Mes ma di doverlo attivare? Sempre il sottoscritto. Pensate che il rischio non esista, stante la situazione tratteggiata dal ministro Giorgetti con realismo figlio delle spalle al muro? Facciamo una cosa, un bello spoiler ulteriore del quadro che si sta delineando sottotraccia. E che gli altri vi racconteranno fra un mesetto. Tutto incentrato in 24 ore, le stesse in cui il ministro Fitto suonava le campane a morto per la grandeur sovranista.

Ad Amsterdam, le valutazioni del gas europeo (Dutch) relative ai futures di settembre hanno superato quota 40 euro MWh. Per l’esattezza, 43 euro all’ora di pranzo. Sulla scadenza di dicembre siamo a 60 euro MWh. A Tolosa, EdF ha fermato la centrale nucleare: l’acqua del fiume che serve al raffreddamento è troppo calda a causa dell’ondata di afa africana. In Germania, il Reno è a livello di pre-allarme per la siccità. Acqua in modalità pozzanghera. E navigabilità a fortissimo rischio. Malanni di stagione. Per quanto ormai persistenti, certe anomalie delle temperature hanno comunque i giorni contati. Quantomeno in Centro e Nord Europa. Ma l’autunno alle porte rischia di trovarci del tutto spiazzati. E per quanto riguarda il nostro Paese, anche al lordo di una criticità in più. Enorme.

Le parole del ministro Giorgetti a Rimini e la corsa alla raschiatura del barile dei conti pubblici, infatti, confermano implicitamente come quest’anno sarà pressoché impossibile mettere in campo misure di sostegno per famiglie e imprese colpite dal caro-bollette. Salvo uno scostamento di bilancio. L’Ue lo permetterà? Se sì, chiedendo in cambio che cosa? Nessuno lo dice, ma il rendimento del Btp benchmark a 10 anni lunedì ha chiuso al 4,40%. Venerdì aveva chiuso a 4,32%. Certo, l’obbligazionario sanguina a livello globale. Ma tutti sanno che 4,50% rappresenta la nostra soglia psicologica di sostenibilità. Raggiunta la quale, certamente non esplode l’Armageddon. Ma i margini di azione e trattativa si restringono enormemente. Più di quanto già non siano.

Ecco che proprio oggi, due notizie aprono nuovi scenari. Primo, la controllata statale cinese CNOOC sta per aprire trading desks sul gas liquefatto LNG a Londra e Singapore. Di fatto, ponendosi in concorrenza con players come BP, Shell. Equinor e TotalEnergies, poiché forte di contratti pluriennali di fornitura sia con il Qatar che – udite udite – gli Stati Uniti. E alla faccia delle sanzioni, la medesima CNOOC ha confermato per la fine dell’anno l’avvio dei lavori al progetto Arctic LNG 2 della russa Novatek, di cui la major cinese detiene un 10%.

Secondo, l’Algeria ha negato il proprio spazio aereo a velivoli militari francesi diretti in Niger. Tradotto, Algeri difende – de facto – il Governo golpista. Filo-russo. E che certamente non disturba la Cina. E lo fa per difendere soprattutto la pipeline TSGP che dalla Nigeria porta il gas proprio agli hub algerini. Via Niger. Perché in Italia, invece, nessuno – Governo, opposizione, Confindustria e sindacati – da mesi parla più di energia? Tanto sgradevole farlo – per una volta – prima che sia tardi? O forse si evita l’argomento proprio per non dover ammettere l’impossibilità di spesa?

Se qualcuno se lo fosse scordato, la convinzione è quella di aver sostituto la Russia proprio con l’Algeria. Praticamente, un cobra nelle mutande. Ma tranquilli, andrà tutto benissimo. Qualcuno addirittura parla di Pil al 3% seguendo le sue mirabolanti ricette economiche a base di autarchia e spesa pubblica. E qualcuno ci crede, cosa ancora più preoccupante. Nel frattempo, i Brics parlano ufficialmente di ruolo antagonista al G7, de-dollarizzazione e valuta comune garantita dalle commodities per implementare gli scambi commerciali. Ma il Governo rivendica come priorità quella di accelerare lo stralcio del memorandum sulla Nuova Via della Seta.

Ora parola alla Ragioneria Generale dello Stato. Il boia, stavolta, è di casa.

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