Per esperienza, quando troppa gente è d’accordo con una versione dei fatti, tendenzialmente diffido. Per tutti la Bce ha operato una riduzione degli acquisti. Ha alzato le stime dell’inflazione, pur ritenendola transitoria. E soprattutto ha messo il suo sigillo sulla crescita turbo dell’eurozona, quasi una benedizione urbi et orbi. E, soprattutto, un’indiretta ma pesantissima conferma della vulgata da Pil cinese per l’Italia, una simbolica pacca sulla spalla dall’Europa, dopo lo schiaffone sulla nuova Alitalia. Purtroppo o per fortuna, una conferma di tutte queste certezze richiederà del tempo. In compenso, vi invito a dare un’occhiata a questo grafico.



E’ stato elaborato da Pictet su dati ufficiali proprio di Bce ed Eurostat: la Grecia si è tramutata in un mix fra Svizzera e Vietnam! A livello di numeri ufficiali sulla crescita, Atene stacca tutti. Questo, nonostante lo stop ad alcune attività e l’imposizione di restrizioni in piena stagione turistica in località come Santorini. Incredibile. Qual è il problema? Che questo grafico conferma il cambio di registro di Mario Draghi rispetto alla sostenibilità delle performance economiche post-pandemia: un gran bel rimbalzo. Enorme. Roba da tappeto elastico affrontato con le molle sotto i piedi. Ma destinato a rimanere tale, probabilmente. E il perché lo mostrano questi altri due grafici.



Ne desumiamo due cose: primo, la Grecia è viva solo per la deroga concessa al suo debito in seno al Pepp. Parlano i numeri, le opinioni non sono contemplate. Secondo, la conferma arriva dalla reazione dello spread greco al nulla di fatto deciso a Francoforte giovedì, in realtà l’annuncio mascherato di una prosecuzione sine die proprio di quelle eccezionalità che Bundesbank e soci a parole dicevano di voler eliminare fin dal 1° aprile 2022.

Signori, queste due immagini sanciscono un precedente decisamente pesante: se davvero anche al board di dicembre, l’Eurotower non metterà sul tavolo la fine delle tre deroghe (limite per emittente, capital key e appunto accettazione di collaterale ellenico per operazioni di rifinanziamento), ci troveremo di fronte all’anteprima assoluta di una delegittimazione totale del concetto stesso di rating creditizio. Nei fatti, ottenere o meno l’investment grade da parte delle società di valutazione sarà assolutamente un orpello formale. Certo, c’è da scommettere che chi ha pensato e scritto il copione dell’intero teatrino, abbia già messo in conto una promozione di quel rating da parte di almeno un paio di società – da qui a dicembre – e grazie proprio a quel rimbalzo mostrato prima. Quindi, apparenze salvate.



Ma resta il principio: piaccia o meno, il prossimo inverno per il nostro Paese segnerà l’ingresso nel terzo anno di pandemia. Due saranno già andati. Risultato, stando ad oggi? Sicuramente non risolutivo. Non a caso, il nostro dibattito politico e non solo è monopolizzato da green pass, obbligo vaccinale, terza dose e booster a somministrazione annuale. Di fatto, l’emergenza è ancora qui. Anzi, si è sedimentata. L’epidemia è diventata endemia. Con tutte le sue ovvie incoerenze che tradiscono un fil rouge parallelo.

Ad esempio, giovedì ha fatto il giro del mondo la notizia dell’obbligo vaccinale che Joe Biden imporrà per tutti i dipendenti federali, un discorso che negli Usa è già stato ribattezzato come quello del no jab, no job (niente vaccino, niente lavoro). Ovviamente, applausi al presidente. Senza far notare che, forse in ossequio alla crisi della supply chain transitoria come l’inflazione, la Casa Bianca avrebbe già deciso un’esenzione per gli oltre 6.000 dipendenti delle Poste, USPS. La ragione? Tradizionalmente, quei lavoratori fanno riferimento a uno schema statutario differente e indipendente da quello degli altri lavoratori pubblici.

C’è però un problema: se esiste una categoria di dipendenti federali che quotidianamente interagisce con milioni di persone, questi sono appunto i 644.000 dipendenti dei servizi postali. Perché questa esenzione? Stando al Washington Post, il tutto troverebbe risposta in un acronimo: APWU. Ovvero, American Postal Workers Union, il potentissimo sindacato di categoria, il quale già a luglio aveva criticato qualsiasi ipotesi di obbligo vaccinale. Dunque, persino in America i rapporti con le parti sociali sono più importanti della lotta alla pandemia.

Difficile, in condizioni simili, pensare di uscire dal baratro in cui siamo precipitati due anni fa. Ammesso e non concesso che tutti quanti si stia remando dalla stessa parte. Perché al netto delle accuse di speculazione, le immagini di prima hanno parlato chiaro: senza emergenza sanitaria, avremo un’altra emergenza debitoria sovrana in Grecia. Quale rischia di procurare maggiori danni al sistema nel suo insieme? Vista l’ingloriosa e ipocrita sceneggiata messa in piedi dai cosiddetti falchi in vista del board di giovedì scorso, sicuramente la seconda. E infatti, si continua a stampare e comprare. E gli spread festeggiano.

Lo stesso vale per l’America: la stessa Fed nel suo Beige book pubblicato mercoledì parlava chiaramente, per la prima volta, di netto rallentamento dell’economia dovuto alla variante Delta. Il tutto a poche ore dalla conferma dell’aumento delle infezioni del 300% su base annua negli States. E signori, voi potrete anche non credere alle agende parallele dei governi, ma l’immagine qui sotto parla in maniera abbastanza chiara

Nell’ultimo documento di valutazione economica della Federal Reserve, infatti, non solo si apre per la prima volta all’accettazione del rischio di stagflazione, ma si conferma il crescente impatto dei colli di bottiglia nella supply chain globale di industria e manifattura attraverso il continuo aumento nell’utilizzo del termine shortages. Carenze, appunto. Qui non si tratta di negare il Covid o inventarsi teorie strampalate contro i vaccini, qui occorre però prendere atto di un uso tutto finalizzato alla politica economica e monetaria di una pandemia che si è lasciata diventare endemia.

Perché, piaccia o meno, quando governi e opinioni pubbliche festeggiavano il trionfo sulla malattia grazie all’arrivo dei vaccini, le case produttrici degli stessi già annunciavano e lavoravano ai boosters. Il tutto, alla luce di una vulgata generale che smentirebbe gli interessi reali di Big Pharma, poiché i sieri in questione non garantiscono veri margini di profitto, come ad esempio le cure anti-cancro o i farmaci per patologie croniche come il diabete o il Viagra. Voi davvero pensate che certe strategie non esistano, poiché troppo complesse o, dal lato opposto, troppo smaccate per pensare che la gente ci caschi?

Vi lascio con quest’ultima immagine.

E’ il sondaggio pubblicato ieri mattina da PolitBarometer e commissionato da ZFD: aver mostrato la faccia rigorista in vista del board Bce è servito alla Bundesbank, se la sua intenzione era quella di evitare un’esclusione della Cdu da una futura coalizione di governo. Quattro punti percentuali recuperati in una settimana, a fronte di una Spd ferma al 25% e i Verdi in aumento solo di mezzo punto, dal 16,5% al 17%. Sicuramente, solo coincidenze. Come d’altronde le perquisizioni al ministero delle Finanze per omessa vigilanza rispetto a ipotesi di riciclaggio e ripulitura di denaro da parte di alcune banche, soprattutto in Africa. Chi è il ministro delle Finanze tedesco?