La primavera prossima ci sono scadenze importanti per la politica monetaria europea: la fine (peraltro già annunciata da tempo) del programma speciale di acquisti di titoli di Stato degli Stati membri per fronteggiare la pandemia (il Pandemic Emergency Purchase Programme) e il probabile (se ne è parlato al recente simposio delle Banche centrali a Jackson Hole) tapering (graduale riduzione) dell’insieme delle politiche monetarie “non convenzionali” che vanno, giornalisticamente, sotto il nome di Quantitative easing.
Sinora, soprattutto su questi temi (particolarmente cruciali per l’Italia in quanto calmierano i tassi d’interesse), le autorità monetarie europee si sono mosse in grande sintonia con quelle americane, guidate prima da Janet Yellen (attuale Segretario al Tesoro Usa) dal 2014 al 2018 e successivamente da Jerome Powell, il cui mandato scade all’inizio del prossimo anno.
A Washington e dintorni si dibatte già se Powell verrà confermato alla guida della Federal Reserve, chi può esserne il successore e quale sarà la politica monetaria americana a partire dall’inizio 2022. È utile conoscere i termini del dibattito perché, in vari modi ci riguardano. Powell – vale la pena ricordarlo – è il più ricco componente del Federal Reserve Board: ha un patrimonio dichiarato di 122 milioni di dollari.
I compensi per gli incarichi alla Fed sono bassi. Paul Volcker diede le dimissioni perché, nonostante sua moglie Barbara Marie avesse un impiego a New York (lui fittava un monolocale a Washington), non riusciva a pagare le rette universitarie per i due figli. Nella seconda metà degli anni Settanta, ero giovane direttore di divisione in Banca mondiale e giocavo spesso a bridge con l’allora Presidente della Fed Arthur Burns: il mio stipendio era notevolmente superiore al suo. Questi aneddoti illustrano che a guidare l’autorità monetaria americana non si va per denaro.
Powell appartiene a una famiglia della destra cattolica americana. È stato prima avvocato e poi banchiere. È stato nominato membro del Consiglio della Fed da Barack Obama nel 2012 nel contesto di un’operazione volta a equilibrare le sensibilità politiche nell’organo di governo della politica monetaria Usa. È stato promosso a Presidente da Donald Trump nel 2017: nel cui Governo ha avuto un ruolo ampio nella formulazione della politica economica non solo monetaria. Non è dato sapere se il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden intende riconfermarlo.
I due punti forti sono: a) la grande attenzione di Powell alla crescita dell’occupazione; e b) la fede cattolica di ambedue. Il punto debole è la deregolamentazione promossa e attuata da Powell. Se Powell resta alla guida della Fed, la stretta cooperazione con le autorità monetarie europee non muterà di una virgola.
Il principale concorrente di Powell è Leal Brainard, nata ad Amburgo (figlia di diplomatici americani) nel 1962, nominata nel Consiglio della Fed nel 2014 e di chiara affiliazione al Partito Democratico (tra l’altro, donatore per la campagna elettorale di Hillary Clinton). Era in predicato di essere nominata Segretario al Tesoro del Governo Biden; le sarebbe stato detto di aspettare qualche mese per assumere la guida dell’autorità monetaria.
Brainard ha un taglio più nettamente politico di Powell. Dopo anni nella società di consulenza McKinsey e una breve esperienza accademica, nel 1997 era alla Casa Bianca come vice consigliere economico e vice assistente del Presidente Clinton. Nel 2009, Obama la nomina Sottosegretario al Tesoro per gli affari internazionali. Nel 2014, sempre Obama la propone come membro del Consiglio della Fed. Conosce molto bene l’Europa (è cresciuta tra Germania e Polonia). Nel Governo Obama aveva una delega per trattare con l’unione monetaria e le sue istituzioni. Chi la conobbe quando era al Tesoro la ricorda come “aggressiva”. Anche all’interno della Fed, dove si opera per consenso, si ricordano lungo battaglie della Brainard contro Powell in materia di regolazione bancaria. Non nasconde le proprie simpatie per i socialdemocratici tedeschi.
Nel suo nuovo ruolo, se lo ottiene, sarebbe tutta da studiare. Sembra molto differente da Christine Lagarde.
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