Per oggi vi avevo preannunciato un excursus relativo alla recessione Usa. Ci ho ripensato. Per due motivi.
Primo, a differenza della maggioranza di chi si è bevuto – più o meno in buonafede – la panzana del soft landing per l’economia statunitense, il sottoscritto vi ha tenuto aggiornato settimanalmente sullo sprofondo macro d’Oltreoceano. Secondo, una situazione ben più seria sta sviluppandosi attorno a questo repentino cambio di narrativa. Vi bastino un paio di dati, così da farvi un’idea.
Alla chiusura delle contrattazioni del giorno di Ferragosto, lo Standard&Poor’s 500 era solo al 2,2% dal massimo storico. Questo a una settimana dai tre giorni più terrificanti della storia post-Lehman, almeno stando alla retorica dei media. E il Vix, l’indice della volatilità? Nel corso del Black Monday dell’altra settimana era volato a 65, vette viste l’ultima volta per il Covid. E prima per il tonfo subprime. Nel giorno di Ferragosto è sceso a 15. E le serie storiche – dati alla mano – ci dicono che ogni volta che quell’indicatore era salito sopra quota 35 c’erano volute mediamente 170 sedute di contrattazioni per scendere sotto quota 17,5. Ne sono bastate 7. Per arrivare addirittura a 15. Penso che questi due dati sia sufficienti per capire il livello di manipolazione in atto.
Ora però una nuova variabile è entrata in gioco. A meno di 24 ore dalla dichiarazione da parte dell’Oms di emergenza internazionale per il vaiolo delle scimmie, in Svezia è stato registrato il primo caso al di fuori del Continente africano. Ora guardate questi due grafici. Il primo ci mostra il trend dei contagi di Mpoz a livello globale fino al 14 agosto scorso. Apparentemente, tutto questa emergenza non sembra visibile. Quantomeno al di fuori dell’Africa. E notare che l’Oms ha lanciato l’allarme a livello globale. Il secondo ci mostra comparati gli andamenti del Dow Jones subito prima dell’esplosione del Covid come pandemia a livello ufficiale e quello fino alla proclamazione dello stato di allarme per il vaiolo delle scimmie.
Che dite, avremo una replica, un bel tandem ribassista? Servirà una re-couple a distanza per sgonfiare i troppi eccessi ancora in giro, attribuendoli a una causa sanitaria e non all’azzardo morale di questi ultimi anni di rally infinito e retorica del soft landing? Io temo altro. Temo qualcosa di più diabolico. Basti guardare la scansione degli avvenimenti.
Questa scelta apparentemente forzata dell’Oms è giunta dopo due eventi spartiacque: la sostituzione di Joe Biden con Kamala Harris come candidato dei Democratici alla Casa Bianca e le rivolte razziali in Gran Bretagna. Le quali, come vi avevo detto, sono di colpo sparite dai media. Ora, provate a ragionare. Quale potrà essere il capro espiatorio, l’untore tipo di questa nuova pandemia, una volta che a quello della Svezia dovessero seguire altri casi e, magari, i primi decessi in Europa o negli Usa? L’uomo nero. Questa malattia è tipicamente africana. E porta con sé un bagaglio di tensione sociale straordinaria, persino senza necessità di reali emergenze o focolai. Basta il terrore di ritorno del Covid. E immediatamente, tutto vorranno distanziarsi da chi viene percepito come potenzialmente portatore della nuova peste. Quindi nuovo approccio verso i migranti, i rifugiati, gli sbarchi.
Questa dichiarazione dell’Oms sembra fatta apposta per fornire benzina al motore degli estremismi. I quali, si sa, in politica un tanto al chilo (e una tonnellata di malafede) fanno rima con sovranismi. E circoscriviamo il campo. Cosa accadrà alle elezioni amministrative in Germania, dove Afd già vola nei sondaggi? E dopo il voto, se per caso dovessero esplodere rivolte o episodi di caccia all’immigrato? Pensate che in un mondo orwelliano come quello degli arresti per retweet in Gran Bretagna ci vorrà molto prima che qualcuno chieda lo scioglimento per Afd e le altre formazioni percepite o classificate come razziste e xenofobe? E in Italia? Pensate che l’uscita di Forza Italia contro la Lega su ius soli e scholae sia dovuta soltanto all’entusiasmo per l’impresa delle pallavoliste alle Olimpiadi?
Nessun lockdown, ovviamente. Quantomeno perché un Governo a guida FdI non può permetterselo, dopo quanto detto nel tempo contro green pass, tamponi e isolamento. Ma un regime di paura, questo sì. E si fa in fretta a dare alla paura connotati che apparentemente non trovano alcun riscontro nella realtà. Soprattutto, una situazione simile può essere tranquillamente giocata sia in chiave repressiva che come accelerante di una retorica da recessione sanitaria globale che mette le ali ai programmi espansivi delle Banche centrali.
Michael Burry, l’uomo diventato famoso per il suo big short contro i subprime, ha appena liquidato tutte le sue detenzioni in oro. E punta forte su consumi Usa, dollaro e big cap cinesi. Cosa può garantire un simile scenario, se non un colossale, alluvionale e pandemico programma di sussidi e sostegni da parte di Fed e Treasury sia al Sistema, sia ai cittadini? Esattamente come la stimmy money del Covid che fece esplodere i risparmi in eccesso degli americani, garantendo una dinamo a quei consumi personali che pesano per il 70% del Pil. E rendendo inutili le dinamiche salariali, visto che l’erosione del potere d’acquisto già in atto veniva contrastata da abbondanti mancette federali.
Questo schema è molto probabile che si ripeta. Soprattutto se, casualmente, l’Oms compie quella mossa a 82 giorni dal voto presidenziale negli Stati Uniti. Capite da soli che, in uno scenario simile, quello della recessione appare il rischio minore. Qui si rischia la libertà. Del tutto.
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