Mettetevi per un secondo nei panni di un cittadino qualunque di uno dei Paesi definiti “frugali”, quelli che contrastano la versione franco-tedesca del Recovery Fund e chiedono il vincolo delle riforme strutturali all’esborso di aiuti – sotto forma di prestiti da rimborsare – ai Paesi più colpiti dal Covid-19. Arriva a casa dopo un giorno di lavoro, si siede sul divano, accende la tv e si sintonizza per magia su uno qualunque dei principali canali televisivi italiani per seguire un tg e farsi un’idea di come stiano le realmente le cose in una nazione candidata a beneficiare maggiormente del piano di sostegno. Cosa avrebbe ascoltato, se questa operazione di fanta-verità l’avesse compiuta nelle ultime 48 ore? Un altissimo, quasi socratico dibattito sugli “assistenti civici”. Prima notizia di tutti i tg, nessuno escluso. A quel punto, non attende nemmeno la seconda news: spegne la tv e scrive una letterina al suo Premier, pregandolo in ginocchio di non mollare sulla linea oltranzista. Mi parrebbe il minimo, no?



Signori, il Covid-19 è stato un incidente della storia, qualunque sia stata la sua reale genesi. Non è stata colpa degli olandesi, degli svedesi o dei tedeschi. E nemmeno degli italiani. Quindi, se chiediamo aiuto, occorre anche farlo in punta di serietà. E quando il Parlamento fibrilla e si spacca sui profili giuridico-sociologici di una figura mitologica come il vigilante dello spritz in pettorina, la serietà è morta. E anche già sepolta. E non fatevi irretire dalle cifre, alla luce della Commissione Ue che propone un ampliamento fino a 750 miliardi del Recovery Fund. A parte il fatto che fino al primo Vertice del 18 giugno, stiamo parlando del nulla a livello pratico. Secondo, alla fine i Paesi “frugali” hanno comunque forzato un compromesso, visto che a fronte di 172 miliardi destinati all’Italia, 81 saranno aiuti a fondo perduto, ma 90 prestiti da rimborsare. Terzo e più importante, quel fondo è una farsa nella peggiore delle ipotesi, un inutile pannicello caldo nella migliore e più probabile. Il nodo è altrove e pendere dalle labbra Ursula Von der Leyen come fosse l’oracolo di Delfi equivale a fissare il dito e non la Luna.



Perché? Ve lo mostra questa tabella, la quale elenca le quattro sorprese shock che la Bce starebbe preparando per l’annuncio al board del 4 giugno. Di fatto, un ulteriore passo di ampliamento della potenza di fuoco del Pepp, oltre ovviamente all’aumento della disponibilità finanziaria rispetto ai 750 miliardi originari Di cui, a oggi, ne sono già stati spesi il 28%.

Come vedete si parla di reinvestimento temporaneo dei titoli in detenzione tramite gli acquisti del programma anti-pandemia, dell’acquisto di fallen angels (ovvero, di titoli junk anche sovrani, in vista di un downgrade italiano esplicitamente citato), ma soprattutto, nel caso di specie, di aumento delle detenzioni di titoli sovranazionali. Ohibò, quale diavoleria si sono inventati a Francoforte? Perché all’Eurotower ritengono importante, fondamentale aumentare il limite massimo di bond cosiddetti Supras dall’attuale 10% del totale di detenzioni pubbliche? Semplice, perché l’Unione europea è emittente eligibile presso la Bce nei suoi programmi di rifinanziamento ed è, di fatto, entità sovranazionale, poiché fa capo a più Stati senza rappresentarne direttamente e nello specifico nessuno. Quindi, ecco la geniale intuizione e la ragione che ha portato ai 250 miliardi di aumento del Recovery Fund: aumentiamo il limite del 10% di acquisto di quella categoria di debito, almeno la Bce oltre che prestatore di ultima istanza degli Stati indebitati lo diventerà anche proprio del Recovery Fund, visto che i titoli di debito ad emissione temporanea che verranno utilizzati per finanziare i 500 miliardi principali verranno comprati, oltre che dall’open market, anche dall’Eurotower sul secondario! Campioni del mondo del vincere facile! E, attenzione, perché se le cose dovessero prendere una brutta piega, a questo punto non mi sento più di escludere che si arrivi anche a un ulteriore principio di deroga che consenta alla Bce di acquistare direttamente all’atto dell’emissione, sul primario.



Il Covid-19 è il nuovo Isis, signori, giustifica tutto. Cosa pensate, che alla Corte di Karlsruhe abbiano proprio l’anello al naso? Hanno già trovato più di un rilievo di sproporzionalità in quanto messo in campo prima da Mario Draghi e ora da Christine Lagarde e la risposta della Bce è questa, oltre al già annunciato aumento del controvalore degli acquisti? Ma non basta, signori miei. Guardate questo strappo, il quale mostra la parte a mio avviso saliente dell’intervista rilasciata proprio ieri al Financial Times da Isabel Schnabel, membro tedesco del board Bce e donna dalla visione vagamente confusa della vita.

Già, perché nell’arco di poco più di due mesi è passata da suggeritrice occulta dell’uscita improvvida di Christine Lagarde sugli spread a questo, ovvero al cambio statutario di missione della Bce. La quale, a suo avviso, deve controllare quei differenziali, pena possibili distorsioni di mercato. Capite la genialità, un po’ dadaista? Distorciamo il mercato, comprimendo artificialmente i premi di rischio, per evitare distorsioni peggiori. Ovvero, evitare che il libero mercato (o ciò che ne resta) si comporti verso gli indebitati e gli irresponsabili come il mitologico cittadino “frugale” di cui ho fantastico all’inizio dell’articolo farebbe verso chi gli chiede aiuto, mentre si occupa dei 60mila giustizieri del Negroni. Di fatto, se Christine Lagarde non interverrà con una smentita e la rimozione dal suo ruolo dell’intervistata, abbiamo assistito al primo esempio di cambio statutario di un’istituzione monetaria sovranazionale a mezzo stampa.

Insomma, unicorni per tutti. Un’aperta provocazione, quella della Schnabel. Preordinata e organizzata, fin dall’inizio e dalla scelta della testata cui rilasciare l’intervista. Capite che così, però, si ottiene un effetto duplice. Primo, arrivare di fatto al muro contro muro. Secondo, mostrare al mondo prima del tempo e in maniera decisamente sbragata che il Re è nudo. Perché quando si arriva alle partite di giro stile ampliamento degli acquisti di titoli sovranazionali, qualcuno può ancora essere gentile e definire – in ossequio alle forme e al bon ton – il tuo gioco un geniale esempio di backdoor funding, ma, in realtà, tutti sanno che ti sei ridotto a fare il gioco delle tre carte, per tirare a campare.

E signori, al netto di questa mossa che smaschera in maniera palese la strategia che sta dietro la proposta europea, sia franco-tedesca che del Nord (ovvero, scaricare sulla Bce i costi di un’operazione simpatia verso l’Italia che in realtà è soltanto fumo negli occhi), resta il fatto che nonostante quanto messo in campo dall’Eurotower negli ultimi due mesi e tutto a nostro favore (giova sempre ricordare che la nostra capital key sugli acquisti obbligazionari è aumentata dal 17% originario al 32% attuale, con tendenza a salire verso il 35% negli ultimi tre giorni di trading), il nostro spread resta inchiodato in area 200 punti base (lasciate stare il calo di ieri, effetto cane di Pavlov all’annuncio di Bruxelles). Una soglia psicologica, esattamente come quella dei 240 punti fissata proprio dalla Bce come livello di guardia da non far superare a Roma, a colpi di extra-acquisti di Bankitalia su mandato di madame Lagarde. Il problema è che lo status attuale del nostro spread è paradossalmente più preoccupante di quello raggiunto un mese fa, in piena bagarre da Eurogruppo. Ma di questo, parleremo domani. Con un grafico che, da solo, vi farà capire come paradossalmente il nostro Paese sia già commissariato dall’Europa. Anzi, legato mani e piedi. Anche se nessuno pare essersene accorto. O, più facilmente, abbia ancora avuto il coraggio di dirvelo, chiaro e tondo.

Tenete duro, però. Da settembre cambia tutto.

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