Pronti per una nuova Silicon Valley Bank? La scorsa settimana le piccole banche Usa sono state massacrate. Ovviamente, nulla che finisca sui giornali prima che si siano formate le code agli sportelli. Non sia mai che qualcuno noti l’accelerazione della palla di neve. D’altronde, è così comodo stare a fondo valle in attesa di raccontare il catastrofico e inaspettato abbattersi della valanga.
Questi due grafici mostrano plasticamente la situazione. I risparmi in eccesso degli americani sono completamente evaporati. In compenso e come ovvia conseguenza, l’indebitamento su carta di credito è esploso.
Casualmente, le banche regionali scontano un tasso di delinquencies enorme rispetto alle Big 4. E a fronte di riserve ormai al lumicino. Non basta. L’attuale livello di pre-allarme relativo a quest’ultima voce è garantito soltanto dalla facility della Fed che, settimanalmente, garantisce circa 110 miliardi. Lifeline. La quale, formalmente, a marzo dovrebbe terminare. Ma si sa, tutto muta. O può essere fatto mutare.
Ma è questo grafico a garantire quasi al 100% l’arrivo sull’altare di un nuovo agnellino sacrificale: le Big 4 cominciano a pagare troppo sui depositi. Ormai è quasi giunta l’ora che una o più banche regionali decidano volontariamente di sacrificarsi.
D’altronde, quale momento migliore? Al netto di un’Ucraina che ormai serve solo come alibi a Biden per nuovo deficit, la crisi mediorientale sta per entrare nel vivo. Si citano più l’Iran e Hezbollah che Gaza e Hamas. Si muovono portaerei Usa per garantire supporto a un’operazione di terra che continua a slittare. E, soprattutto, si odono i primi vagiti sul ritorno delle proteste di piazza contro gli ayatollah. E la conseguente repressione di pasdaran e polizia della morale. Insomma, finché Teheran non minaccerà di chiudere lo stretto di Hormuz, innescando un domino in grado di spalancare le porte alla recessione globale tanto attesa, i war games proseguiranno. I media ne saranno imbottiti. E le piccole banche Usa potranno continuare a recitare il ruolo del baby seal, il cucciolo di foca destinato a finire sotto la fiocina del predatore. E la compassione generale arriverà solo a decesso avvenuto. Quando si renderà “necessario” evitare l’allargamento della strage. E l’estinzione della specie. A quel punto, le file fuori dalle filiali faranno comodo. Fed e Tesoro torneranno a garantire sostegno al sistema. Nel frattempo, le Big 4 avranno cannibalizzato altri depositi a costo zero. Felici di accogliere chi scappa da quegli istituti così poco solidi. E offrire nuove carte di credito per spalmare il debito pregresso.
Risparmi in eccesso bruciati. Salari stagnanti. Doppio e triplo lavoro. Ma tranquilli. Manca poco. Ancora qualche piccola banca in stile San Sebastiano e sarà di nuovo Qe, più o meno mascherato. Con la benedizione dell’extra deficit cinese appena varato.
Vi servono altri dati per essere convinti? Eccoli. Mercoledì Google ha perso il 10%, peggior calo intraday dal marzo 2020. Ovvero, dall’esplosione della pandemia. Circa 200 miliardi di market cap bruciati in un solo giorno.
Non a caso, giovedì il Nasdaq è entrato ufficialmente in correzione dopo aver perso oltre il 10% dai massimi toccati solo lo scorso 19 luglio. Di più, le sette maggiori azioni tech quotate sullo Standard&Poor’s 500 hanno perso quasi 500 miliardi di market cap combinato. In un solo giorno. Ma tranquilli, c’è Gaza. Dai massimi solo del 27 luglio, lo S&P’s 500 nel suo insieme ha perso 4 trilioni di valore di mercato e 430 punti, trovandosi ora anch’esso solo a un 1% dal territorio di correzione. L’ultima volta che toccò questi livelli, il mercato prezzava tre tagli dei tassi della Fed per il 2023. Oggi gli stessi futures non vedono la possibilità nemmeno di uno prima del luglio 2024. Ma tranquilli. c’è Gaza.
Questa settimana i rifinanziamenti di mutui immobiliari negli Usa hanno segnato un +1,8% dopo essere crollati del 9,9% solo la settimana precedente. Chi corre a rifinanziare il suo debito all’8,09%? Chi non può fare altro, schiacciato com’è da carte di credito al plafond e risparmi in eccesso della pandemia evaporati. In compenso, banche e finanziarie agitano il lazo come in Bonanza. Contestualmente, infatti, il tasso di interesse medio sulle carte di credito retail negli Stati Uniti ha toccato il 28,93% APR. Solo a metà settembre era al 22%. Di fatto, la certificazione di un sistema basato su indebitamento strutturale e tassi in stile Banda della Magliana. Ma tranquilli, c’è Gaza.
D’altronde, quando il tuo Governo ha accumulato nuovo debito per 600 miliardi di dollari nell’ultimo mese, difficile indignarsi. Dal marzo 2020, il debito totale Usa è cresciuto di 10,1 trilioni, mentre la contemporanea espansione dello stato patrimoniale della Fed si è fermata a 3,4 miliardi, in virtù del Qt post-Covid. Un gap di 6,7 trilioni. And growning. Ma come conseguenza degli ultimi 2 trilioni di deficit di budget imposto dall’Amministrazione Biden in nome della crisi geopolitica perenne e globale, però, giovedì gli Usa hanno potuto trionfalmente annunciare un Pil per il terzo trimestre del 4,9% contro le attese del 4,5% e un dato precedente del solo 2,1%. E sui giornali e in tv finisce la percentuale, non certo il modo in cui la si è ottenuta.
Ma tranquilli, c’è Gaza. Come prima ci sono state Al Qaeda, l’atomica nordcoreana, la falsa guerra commerciale Usa-Cina, l’Isis, le primavere arabe, il Covid, il Russiagate e l’Ucraina. E ora Gaza. Tranquilli, c’è Gaza. L’ennesima distrazione di massa per non farci assistere – coscienti e consapevoli – all’ennesimo redde rationem di un Sistema che ha un unico motore immobile: il debito. Pubblico, corporate, retail, scolastico. Di tutti i tipi. Generato in continuazione per permettere ai manovratori di specularci sopra, inventandosi sempre nuove forme di “cartolarizzazione”, “ristrutturazione” e “rifinanziamento”. Per gli Stati, invece, arriva la monetizzazione strutturale. E il finanziamento diretto dei deficit. Alla fine, invocheranno la sterilizzazione. Il free lunch al potere. L’helicopter money. A quel punto, però, il Re sarà nudo. E occorreranno sempre più Gaza. Sempre più Grand Guignol di massa. E sempre più social per raccontarle ossessivamente. Again and again.
Signori, venerdì Wall Street ha certificato la recessione. Di quelle infide. Quasi senza precedenti. Vi conviene tenervi stretta l’informazione libera di questi tempi.
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