Lo scenario peggiore sembra evitato. E non mi riferisco alla pagliacciata indegna andata in onda alle Camere, comunque sia andata a finire. Mi riferisco alle cose serie: Gazprom oggi riattiverà Nordstream 1 dopo i dieci giorni di manutenzione. Al minimo dei flussi, ma ripartirà. E sapete questo cosa significa, in prima battuta? Evitare una crisi di liquidità a Uniper che avrebbe con ogni probabilità tramutato il prossimo weekend in quello della Lehman energetica europea, stante lo stato di insolvenza della utility tedesca. Senza quella decisione da parte di Mosca, il mercato avrebbe accelerato la crisi in maniera drammatica e il Governo tedesco avrebbe dovuto scegliere il da farsi in poche ore: o 10 miliardi da mettere sul tavolo o il rischio di default. Con l’ovvio contagio all’intero comparto pressoché garantito.



E come mai dopo tante minacce, addirittura la conferma della notifica dello status di forza maggiore ai clienti europei (di fatto, la certificazione dell’istituto giuridico di inadempienza contrattuale incolpevole) giunta a mezza stampa solo lunedì, Mosca avrebbe deciso per il beau geste? Perché è in difficoltà a causa delle sanzioni, come ci dicevano i quotidiani italiani citando l’ennesimo report preparato in cantina dal Dipartimento di Stato Usa e spacciato come oro colato? L’esatto contrario. E infatti, nessun organo di informazione del nostro Paese ha avuto la decenza di raccontare quanto accaduto. 



Martedì, gli inviati dei 27 Paesi europei, nel silenzio e nell’indifferenza mediatica del loro oscuro lavoro di funzionari a Bruxelles, hanno varato un ammorbidimento delle sanzioni alla Russia che contempla la possibilità di scongelare i fondi bancari essenziali per il commercio di beni primari a rischio come il cibo e i fertilizzanti. E i funzionari hanno cercato di tamponare al meglio il fall-out della mossa, decidendo in contemporanea il congelamento degli assets di Sberbank, principale istituto russo. Nemmeno a dirlo, destinataria però anch’essa dell’esenzione appena varata. Insomma, tutto ciò che ha a che fare con acquisto, trasporto e importo di beni agricoli e alimentari, fra cui appunto i fertilizzanti, godrà di un regime di esenzione, la cosiddetta waiver. 



E se formalmente a fornire l’alibi per la mossa sarebbero state le proteste avanzate presso la Commissione Ue dei Paesi africani maggiormente a rischio di carestie e crisi alimentari, la fretta con cui si è intervenuti tradisce altro. Se da oggi VTB, Sovcombank, Novikombank, Otkritie FC Bank, VEB, Promsvyazbank e Bank Rossiya potranno quindi operare partite di giro camuffate da finanziamenti in deroga, ecco che da Bruxelles arriva l’indiscrezione di un secondo pacchetto allo studio che dovrebbe facilitare l’export di cibo dai porti russi, di fatto rompendo anche l’embargo marittimo. Il tutto mentre in Iran, Russia e Turchia discutevano proprio di sblocco dei corridoi del grano. 

Strana coincidenza temporale, non vi pare? Ma al netto dell’imbarazzo e dell’ufficialità, nelle stesse ore in molti ammettevano sottovoce come l’approssimarsi del giorno di riapertura di Nordstream, di fatto negato implicitamente per l’ennesima volta da Gazprom solo martedì mattina prima della retromarcia, avrebbe fatto vacillare anche le resistenze più solide in seno all’Ue. Insomma, nel muro della miope e suicida solidarietà a Kiev e della determinazione euro-atlantica, è partita una crepa. E di quelle divaricanti. 

Come mai la stampa non ha sentito il bisogno di raccontarvi questa storia, decisamente interessante? Eppure di questo conflitto sappiamo tutto, la dovizia di particolari non è mai stato un elemento di handicap. Solo di ciò che fa comodo, però. Insomma, propaganda. La stessa che utilizzano storicamente i russi. 

Signori, l’Europa è arrivata a un passo dal baratro. Avevamo già il piede destro che ballonzolava nel vuoto, mentre il sinistro restava piantato per terra ma sempre più incerto e tremebondo. Poi, ecco che giocoforza la realtà ha preso il sopravvento. Perché per quanto possano venderci l’alternativa del gas algerino come risolutiva, se mai lo sarà ci vorranno almeno due anni (e comunque, il servizio è gestito dai russi, quindi ci guadagneranno comunque): arco temporale nel quale resteremo, noi come la Germania, esizialmente dipendenti dalla Russia. E fino a quando si è potuto giocare a fare Rambo limitando i danni, tutti hanno lucidato le mostrine Nato in favore di telecamera. Ma quando si è dovuto cominciare ad abbassare i condizionatori nel pieno della peggior ondata di caldo di sempre, a spegnere i semafori di notte, a imporre gli orari per fare la doccia e la lavatrice ai propri connazionali, allora Madama Realtà è entrata trionfalmente a palazzo. E guarda caso sono cominciate le patetiche deroghe alle sanzioni. In sé, scenario favorevole ma gravissimo. Perché ripeto, l’Europa è davvero arrivata a un centimetro dal punto di non ritorno. Ma cosa ancor peggiore è il silenzio totale dei media, gli stessi che festeggiano come ultras della Curva Sud ogni nuova sanzione imposta su desiderata dagli Usa. 

Nemmeno una parola nei tg. E anche la visita di Vladimir Putin in Iran è stata trattata come un mero esercizio di stile per cercare un accordo con Recep Erdogan sui corridoi del grano dal Mar Nero. Peccato che sia accaduto altro. In primis, un rinnovato patto di partnership fra Mosca e Teheran che ha visto gli ayatollah dire in faccia al presidente turco di non azzardarsi a dare la caccia alle milizie curde in Siria. Quindi, un bel guaio per la Nato. Secondo, un potenziale accordo fra l’ente energetico statale iraniano e Gazprom per qualcosa come 40 miliardi di dollari. Non i 4 miliardi strappati da Mario Draghi ad Algeri e che ci hanno dipinto come il trionfo diplomatico e commerciale del secolo. 

Signori, gli equilibri stanno cambiando alla velocità della luce. E se il Governo italiano non cambierà la sua impostazione da falco nei confronti di Mosca e del conflitto ucraino in generale, a palazzo Chigi potranno andarci anche Batman o Goldrake. A ottobre, la vendetta del Cremlino arriverà puntuale come morte e tasse. E gli Usa saranno troppo occupati con il mid-term per difendere i loro amici. 

E se ancora aveste dubbi sull’autolesionistica inutilità della sanzioni, ieri Bloomberg sottolineava come grazie all’aumento del prezzo del gas abbia raggiunto il suo obiettivo annuale di revenues da export nei Paesi-chiave in soli cinque mesi. Accidenti, proprio un bel danno abbiamo inferto alla cassaforte del Cremlino. 

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