I dati dei primi mesi dell’anno sul deficit commerciale americano non stanno dando neanche lontanamente i risultati sperati da Trump. Il deficit commerciale americano verso la Cina e l’Unione europea continua a crescere insieme al debito pubblico. Sono squilibri insostenibili nel lungo periodo e che sono all’origine dei molti squilibri dei mercati finanziari. Per l’America di Trump provare a ridurre questi squilibri significa avere a che fare con conseguenze impopolari. La guerra commerciale disturba “le borse” e a meno di due anni dalle elezioni presidenziali questo significa rischiare di inimicarsi le simpatie di tanti elettori americani investiti in borsa che invece oggi ogni mese vedono gli indici salire e festeggiano.
I partner commerciali americani, sia l’Unione europea che la Cina, sanno che se Trump volesse davvero spingere sull’acceleratore dei dazi diventerebbe il colpevole, agli occhi dell’opinione pubblica, della “volatilità in borsa” e di problemi economici, sicuramente nel breve periodo, per il cambiamento di rapporti commerciali che durano da decenni.
È anche per questo che Trump è ossessionato dalla borsa e mette pressione da mesi sul Presidente della Fed per ottenere una politica monetaria espansiva. Non si può neanche pensare di fare una guerra commerciale senza una banca centrale che mantiene gonfiati i valori di borsa e tiene il cambio basso. Non è affatto chiaro quanto l’America o Trump siano disposti a rischiare e a soffrire per riequilibrare rapporti che non sono più sostenibili e che non garantiscono più neanche un allineamento politico visto che l’Ue, in particolare Francia e Germania, perseguono in modo sempre più chiaro obiettivi diversi e in qualche caso confliggenti rispetto agli interessi americani.
Trump può perdere questa guerra e perdendola continuare ad alimentare quegli squilibri ingigantiti proprio dalle politiche fiscali espansive degli ultimi mesi. Il consumatore americano più ricco compra di più e comprando di più compra più prodotti americani e cinesi allargando il deficit commerciale e il debito americano. I mercati infatti rimangono apertissimi. Trump, dicevamo, può perdere questa guerra, ma gli squilibri sono destinati a rimanere. A quel punto rimarrebbe un consumatore americano che vive al di sopra della proprie possibilità e che deve fare “austerity”. È un enorme problema politico in America, ma è anche un enorme problema per i Paesi che esportano negli Stati Uniti e che dovrebbero lavorare per sostituire una domanda che sarà anche irresponsabile ma che paga soldi veri.
Trump non sta vincendo la sua guerra commerciale, anzi la sta perdendo e al momento non si vede nulla di simile a nuovi accordi che possano essere accettabili per l’America né nel breve, né nel lungo periodo. Festeggiare per questa sconfitta è però molto miope perché gli squilibri, soprattutto quelli che aumentano ogni giorno, di solito non spariscono da soli.