Si dice che solo gli stupidi non cambino mai idea. E anche che la coerenza sia spesso soltanto un alibi per non ammettere gli errori di valutazione commessi in passato. No, tranquilli, non mi sto riferendo al voltafaccia dei Cinque Stelle rispetto a mandati e alleanze: francamente, l’avanspettacolo non mi interessa. Nel giorno in cui la Piattaforma Rousseau sanciva infatti la definitiva perdita dell’innocenza (e della faccia) del fu Movimento, un cambio di rotta ben più serio e significativo faceva capolino. La Berkshire Hathaway del guru Warren Buffett presentava infatti il prospetto delle sue detenzioni azionarie relative al secondo trimestre e qualcosa di decisamente inedito e inaspettato balzava subito agli occhi: dopo aver già scaricato tutte le detenzioni di linee aeree in vista di un possibile prolungamento del lockdown globale, il vate di Omaha ha varcato il Rubicone delle sue ventennali convinzioni tagliando con il machete l’esposizione al settore finanziario Usa.



Non solo ha venduto buona parte del suo pacchetto di titoli JP Morgan e Wells Fargo, ma ha sforbiciato quelli relativi a PNC Financial, M&T Bank, Bank of New York Mellon, Mastercard e Visa e chiuso del tutto la partecipazione in Goldman Sachs. E cos’ha comprato, a fronte di una svendita simile? Barrick Gold. E di cosa si tratta? Del gigante minerario canadese, fino a pochi anni fa leader mondiale del settore. Aureo. Insomma, l’uomo che ha sempre ritenuto quello dell’oro un falso mito di investimento, scarica banche e servizi legati alla finanza e acquista titoli di chi estrae oro fisico.



Questo grafico mostra abbastanza plasticamente come il titolo abbia reagito alla notizia nelle contrattazioni after-hours. E signori, tanto per capire la portata epocale dell’accaduto, ecco come Warren Buffett definiva l’oro in una sua frase storica: “L’oro rappresenta un metodo per andare long rispetto al sentimento della paura… Ma perché funzioni devi essere sicuro che fra un anno o due, la gente abbia più paura di quanta ne ha oggi”. In parole povere, per il guru del Nebraska, roba che va bene per dei Savonarola dell’investimento, non per un capitalista che deve scommettere sull’ottimismo.



E ancora, scrivendo agli azionisti nella sua lettera annuale del 2019: “Il metallo magico non va d’accordo con il senso della competizione connaturato negli americani”. Insomma, roba da fifoni. Cos’è successo, quindi? Forse Warren Buffett sta andando short contro l’America, assumendo una posizione di leverage sul bene rifugio per antonomasia? Forse il guru di Omaha prevede un autunno decisamente caldo, fra elezioni presidenziali, rischio di nuova ondata della pandemia di Covid e bolla azionaria ormai ai limiti della dilatazione? Qualcosa c’è, qualcosa sta cominciando a bollire in pentola. Ma per ora, il coperchio della disinformazione e dell’ottimismo a oltranza da Qe perenne ancora regge e nasconde i rischi. I quali, però, hanno cominciato a mostrarsi agli occhi di chi quotidianamente opera sui mercati. E sempre venerdì 14, giorno che a detta di qualcuno dovrebbe passare alla storia unicamente come atto primigenio del nuovo M5S.

Partiamo da qui, ovvero dal fatto che Cisco ha segnato il suo ennesimo movimento contrarian rispetto al Nasdaq. E cosa significa? Che il canarino nella miniera del comparto tech sta cominciando a tossire sempre più forte e il respiro si fa affannoso. La società di San Francisco, infatti, rappresenta da sempre per la Silicon Valley quello che in gergo viene definito un early-waring signal: insomma, quando Cisco va male e, soprattutto, va in controtendenza con il comparto in generale, significa che qualcosa strutturalmente si è rotto nei corsi. O che, come in questo caso, la bolla comincia a mostrare forellini sempre più grandi che fanno sbuffare aria sempre più forte. E rapidamente.

Il -10% di venerdì scorso, di fatto, è stato solo l’ultimo avvertimento, visto che come si nota dal grafico il de-couple rispetto all’indice tech Usa è cominciato da tempo. E va espandendosi. Fed o non Fed. Ed ecco poi che questo ultimo grafico ci mostra invece una storia totalmente differente, consumatasi però sempre venerdì scorso. Quella rappresentata nella schermata è la scheda di CureVac, azienda biotech che proprio il 14 agosto ha vissuto il suo primo giorno di contrattazioni: +249,38%.

Nemmeno a dirlo, la ditta in questione – forte di un debutto a tripla cifra nel meraviglioso mondo di Wall Street – è fra quelle in corsa per la scoperta e la sperimentazione di un vaccino contro il Covid. In totale, sono 160 in tutto il mondo. E attenzione, perché la ditta in questione non è statunitense, bensì tedesca e con una quota governativa del 23%, visto che in giugno la banca per lo sviluppo statale (pubblica) Kreditanstalt für Wiederaufbau ha acquisito quella quota per 300 milioni di euro. Si tratta del miglior primo giorno di contrattazioni per una neo-collocata fra tutte le 200 Ipo sbarcate da inizio anno a Wall Street: la corsa verso il vaccino, come ha detto l’amministratore delegato del gruppo, Franz-Werner Haas, “è una gara più contro il tempo che contro i rivali”. Verissimo. Ma è soprattutto una scommessa sulla paura. La stessa che pare abbia fatto, rimangiandosi le sue belle frasi motivazionali, lo stesso Warren Buffett, scaricando banche e carte di credito (in America!) e acquistando un titolo del comparto minerario con specializzazione aurea.

Siamo nel tempo della paura, il grande inganno del fiato che si spezza e si corto. Come cantavano i Rage against the machine, fear is your only God. E quando si arriva a inginocchiarsi di fronte al timore e non alla fede, significa che qualcosa sta davvero per accadere. O che occorre che tutti siano convinti di questo. Poco cambia, la manipolazione in atto non ha precedenti. Quindi, cari lettori, rendetevi conto del livello da primati in cui languono la nostra politica e l’informazione, se riteniamo degni di monopolio mediatico lo scandalo dei “furbetti” e la svolta dei Cinque Stelle, a fronte di quanto sta accadendo sui mercati. E con un mondo che, dal Libano alla Bielorussia passando per l’Iran messo in un angolo dal nuovo accordo fra Israele ed Emirati, brucia in ogni angolo.

Godiamoci questa paradossale e un po’ agitata quiete di tarda estate: perché la tempesta appare sempre più dietro l’angolo. Vera o indotta che sarà, poco cambia. La ragion di Stato del Sistema necessita di caos, in vista dei grandi appuntamenti. E caos sia.