Inutile sottolineare come la mossa della Germania in fatto di politica energetica abbia spazzato viauna volta per tutte l’ipocrita e melensa retorica europeista. La situazione sta letteralmente esplodendo. E Berlino lo ha capito molto prima di altri. Perché signori, paradossalmente la decisione di riattivare il fondo di garanzia lanciato come contrasto alla pandemia e dotarlo di fondi fino a un massimo di 200 miliardi di euro non ha rappresentato la notizia più eclatante giunta dalla Germania l’altro giorno. Ma qui, nel frattempo, Mario Draghi non trovava nulla di meglio e più urgente da fare che telefonare per l’ennesima volta a Volodymir Zelensky per rassicurarlo sul fatto che Roma non riconoscerà l’esito dei referendum di annessione della Russia. A occhio e croce, Vladimir Putin deve aver dormito ugualmente l’altra notte. In compenso, le bollette che già festeggiano un +59% nell’ultimo bimestre dell’anno, paiono destinate a crescere ulteriormente. Di sana e robusta costituzione.



E sapete perché la Germania sta rapidamente sganciandosi dal treno europeo, di cui per decenni è stata la locomotiva? Perché siamo in pieno lungo un binario morto. E lo schianto è dietro l’angolo. Ma non solo. Un altro argomento che i media italiani hanno relegato in fretta e furia a riempitivo quasi di colore, ovviamente sposando da subito la tesi accusatoria verso Mosca, è l’incidente occorso a Nord Stream. In Germania, ovviamente, la questione sta continuando a destare massima attenzione. E viva inquietudine. Perché le ultime risultanze, riportate con grande clamore da Der Spiegel, parlano di una detonazione che per potenza è stata parificabile a quella di 500 chilogrammi di tritolo. Avete letto bene. E le forze di sicurezza tedesche hanno reso noto come l’accaduto sia assolutamente riconducibile all’esplosione di un ordigno ad altissimo potenziale. Ma c’è una frase che fa paura: Only a State actor che be behind the action. Tradotto, solo un soggetto riconducibile a spezzoni o apparati di uno Stato può essere responsabile dell’accaduto.



Ora, unite i puntini: quella rottura netta e sostanziale del fronte di solidarietà energetica europeo – di fatto esistente solo sulla carta, ma finora utilizzato come clava per il regime sanzionatorio contro Mosca – non suona anche a voi come una silenziosa ma al contempo rumorosissima messa in discussione della vulgata prêt-à-porter rispetto non solo alla responsabilità russa nell’attacco ma all’intera retorica bellica? Se così fosse, la scelta del Governo Scholz di mettere il più possibile in sicurezza famiglie e imprese con un fondo di garanzia potrebbe assumere connotati ancora più inquietanti: la percezione di un precipitare ormai imminente dell’intero quadro bellico e di contrapposizione geopolitica.



E attenzione, perché fino al 16 ottobre la Cina eviterà ogni sovra-esposizione. Passata quella data, in cui si celebrerà il Congresso del Partito Comunista Cinese e Xi Jinping potrà rivendicare di fatto una carica a vita, tutto potrebbe cambiare. A partire dall’agenda Taiwan. E gli Stati Uniti potrebbero cercare di destabilizzare ulteriormente il quadro, minacciando sanzioni contro asset cinesi, dopo aver preannunciato un nuovo pacchetto contro l’export petrolifero iraniano. A quel punto, i mercati si trasformerebbero in veri e propri mari in tempesta.

Vi basti questo grafico per capire in quale contesto si stia muovendo il mondo: dal novembre 2021, l’azionario globale ha bruciato qualcosa come 30 trilioni di dollari di capitalizzazione. Ma non basta. Guardate quale sia stato l’arco temporale di crescita esponenziale verso i massimi record di quel market cap delirante: i minimi del marzo 2020.

Ovvero, l’esplosione del Covid come pandemia. E l’attivazione contemporanea da parte di praticamente tutte le Banche centrali del mondo di programmi emergenziali di sostegno a economie e cittadini. Denaro che la narrativa vorrebbe stampato dal nulla per sostenere le imprese e le famiglie, ma che, magicamente, si è riversato sulle equities come in un criminale vaso comunicante: profitti azionari alle stelle, mentre le briciole servivano a dopare per un po’ i redditi ma senza dinamiche di aumento salariale che rendessero il tutto sostenibile. Anche solo sul medio termine.

Ovviamente, una manipolazione del genere non può che terminare in bolla. La quale, se fosse scoppiata in maniera disordinata, avrebbe generato un effetto 2008 all’ennesima potenza, stante i livelli di leverage pubblico e privato attuali rispetto a quelli di quindici anni fa. Che fare, quindi? Casualmente, scoppia una guerra. Partono le sanzioni. E si riattiva la macchina del sostegno. Tradotto, esplosione controllata della bolla. In attesa della prossima.

Cercate di mettere tutto in prospettiva: vi siete resi conto, come cittadini e utenti del circo mediatico, di una perdita di market cap nell’azionario globale pari a 30 trilioni di dollari in meno di un anno? Ovviamente, no. E sapete perché? Perché la tanto declamata crisi Lehman comportò in totale 8 trilioni di perdita di capitalizzazione azionaria globale. Oggi siamo a oltre tre volte tanto, in meno di un anno. E tutto garantito da crisi cicliche, prima il Covid e poi l’Ucraina. Davvero pensate che tutto sia accaduto senza una regia, senza un timing e senza un preciso disegno di mantenimento dello status quo finanziario a totale detrimento del benessere generale? Davvero continuate a credere alla narrativa dei buoni contro i cattivi, della democrazia contro l’autocrazia, del Bene contro il Male?

È solo interesse, è solo profitto, sono solo soldi. È il meraviglioso modello liberista che stiamo difendendo in Ucraina, suicidandoci a livello di interessi macro e geopolitici e credendo stupidamente di sostenere così la democrazia e la libertà. In Germania, forse, lo hanno capito. Non a caso, in 24 ore il progressista e illuminato Governo Scholz ha letteralmente dato di matto. Tipica reazione di chi lotta per sopravvivere. Noi, invece, abbiamo la hot-line diretta fra palazzo Chigi e Kiev. E ce ne vantiamo.

Attenzione, perché se nascerà un price cap senza eurobond a sostegno del gap fra valutazioni calmierate e quelle spot di mercato, toccherà a Roma mettere la differenza. Quindi, o scostamento di bilancio o fine del bluff e ammissione di casse vuote. A quel punto, un tetto servirà al nostro spread. Perché in un caso o nell’altro, il Re dei Migliori sarà nudo.

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