Ormai, la verità può essere detta. Basta chiacchiere, basta voli pindarici. A novembre a palazzo Koch subentrerà Fabio Panetta. E Ignazio Visco – commentando l’ultimo Bollettino di Bankitalia – deve avere finalmente riscoperto la gioia di una giornata senza reflusso. Basta farmaci per la gastrite. La verità è il miglior rimedio. E quando a dirla – lineare – è il giornale che fa diretto riferimento a un partito di governo, forse occorre chiedersi se stavolta i tempi supplementari della campagna elettorale non siano davvero finiti.



E Il Giornale, riferimento editoriale anche familistico-proprietario di Forza Italia, non ha fatto sconti, a partire dal titolo: L’economia è ferma e il debito alle stelle. L’avesse scritto La Repubblica, potremmo parlare di disfattismo. Così è più difficile. Perché una notizia può essere data, nascosta, manipolata, smussata, amplificata o ridicolizzata. La notizia non esiste in sé, esiste il senso che essa deve assumere e che finisce stampato o diffuso nell’etere o sparso in Rete. Ma la fonte da cui arriva, quella invece è rivelatrice. Ci dice molto.



Ad esempio, il fatto che Bankitalia abbia appunto confermato come la crescita economica italiana si sia fermata in primavera. Tradotto, bloccato il superbonus al fine di evitare il default entro l’anno e al netto di aggiustamenti stagionali o all’inflazione in stile Fausto Tonna, l’economia italiana si regge unicamente sul turismo. Punto. Un Paese del G7 che ammette di essere un’enorme Rimini. E con un dicastero ad hoc nella tempesta da ormai tre settimane. Ma lo spread sta fermo. Inchiodato. Finché la Bce lo terrà legato, almeno. In compenso, il debito è alle stelle. Parola di Bankitalia. Ma i tg ne hanno parlato poco. E anche i giornali, persino quelli avversi al Governo, hanno preferito evitare troppa enfasi. Perché in effetti, soltanto la malafede potrebbe attribuire lo tsunami in arrivo al Governo Meloni. Le onde hanno cominciato a ingrossarsi prima. Quando a palazzo Chigi c’era Mario Draghi, corrispettivo politico del testimonial del Denim Musk: l’uomo che non deve chiedere mai. Il quale si è ben guardato dal porre prima un freno e poi un termine a quel produttore di terremoti fiscali e potenziali Npl chiamato superbonus: a oggi, 30 miliardi di crediti problematici. Cui ora occorre unire la dichiarazione di Paolo Gentiloni, anch’essa non particolarmente amplificata: Stante le modifiche sostanziali apportate agli obiettivi, la valutazione sulla quarta rata del Pnrr; per l’Italia richiederà tempo e verifiche serie, Tradotto, i 19 miliardi della terza rata – quelli in arrivo a giorni da circa quattro mesi – forse in autunno. I 16 della quarta, a babbo morto.



Ma come arriverà l’Italia all’autunno? L’economia è ferma, già ora. E il contagio macro della Germania attende il rientro dalle vacanze. Pronto ad abbattersi. Quando si dovrebbe pensare al Def. E invece, probabilmente occorrerà una manovra correttiva. Senza probabilmente, dai. Perché Ignazio Visco lo ha fatto capire, implicitamente. Economia ferma e debito alle stelle. Unite prezzi fuori controllo e abbiamo deflazione su uno stock ormai irredimibile per via ordinaria. E straordinaria significa ristrutturazione. Ovvero, Mes.

Ignazio Visco da un paio di giorni digerisce. Non gli serve più il Maalox. Ha detto la verità. Ma nessuno l’ha sentita, i media parlano del figlio di La Russa o dell’ondata di caldo. E la sabbia nella clessidra scende. Sempre più velocemente. Pessimismo eccessivo? Me lo aspettavo. Ed ecco che allora questo grafico ci viene in soccorso, estendendo la prospettiva all’intera Europa.

Più che guardare al dito dei tassi, occorrerebbe guardare alla Luna del Qt. Ovvero, la massa monetaria M1 nell’Eurozona sta letteralmente prosciugandosi a una velocità mai vista. E l’indice della produzione industriale, solitamente, segue il trend in re-couple, in riallineamento. La Germania è già in recessione. E quella dinamica ci dice che, alla faccia della transitorietà dell’inflazione e del soft landing, fra meno di due mesi sarà tutto il Continente a fare i conti con un pessimo cliente. Stagnazione economica e alta inflazione: stagflazione, insomma. Una delle bestie peggiori, perché richiede cure calibrate e chirurgiche. Decisamente troppo per una Bce che, apparentemente, vuole solo sgonfiare lo stato patrimoniale.

Chiaramente, un contesto simile apre scenari tutt’altro che rosei. Per invertire il trend, occorre che Francoforte rimetta in moto la stamperia. Occorre trovare una soluzione. Magari una mossa in stile Banca Romana, tramutando quel denaro sparito dal bilancio in denaro che invece ritrova il flusso nell’economia. E nei mercati.

Qui non si sdoppiano i numeri di serie, semplicemente si invertono gli impulsi elettronici. Stessa matrice. Si drena, poi si inonda, poi si drena. Tutt’intorno, però, un contesto macro che pare non rispondere più ai comandi della dittatura monetaria e del gioco delle tre carte. Il rischio di cortocircuito sale. Silente. Ma letale. Tipo Mamba.

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