Forse resisi conto del ridicolo che contorna l’intera vicenda dei 300 milioni russi per destabilizzare i governi esteri, tale da renderla ancora credibile solo agli occhi dell’elettoralmente disperato ministro Luigi “Baby” Di Maio, ecco che esplode il caso Ungheria. A detta dell’Unione europea, quella che vi abbassa i caloriferi e non vi consentirà di usare asciugacapelli e radio contemporaneamente, l’Ungheria non è una democrazia. Anzi, rappresenta un pericolo sistemico per i valori europei. Ed è vero: a Budapest, grazie all’accordo con Gazprom appena firmato, questo inverno potranno asciugarsi i capelli ascoltando la radio e anche facendo il bucato. Perché di gas a basso costo ne avranno a bizzeffe.



Ecco il problema, altro che il battito del feto: Viktor Orbán è ritenuto il cavallo di Troia della Russia. Quindi va colpito per inviare un bel messaggio a tutti. Centrodestra italiano in testa, stante le elezioni alle porte. Et voilà, il caso è servito. Perché gli europarlamentari di Fratelli d’Italia e Lega giustamente votano contro quella risoluzione idiota che vorrebbe equiparare Budapest a Pyongyang. Ed esplode il caso. Così strumentalmente fragoroso da essere in grado di tacitare quello dei 300 milioni russi, ormai ridotto a barzelletta persino dal Copasir del super-atlantista Adolfo Urso.



Insomma, nulla che stupisca. La solita Italia, la solita politica. E sapete dove sta il peggio? Nel fatto che in contemporanea con quel voto delirante, la presidente della Commissione europea fosse a Kiev a invocare carri armati europei per l’esercito ucraino e chiedesse il processo di Vladimir Putin di fronte alla Corte penale internazionale. È questo l’approccio politico dell’Ue alla crisi ucraina? Armare unilateralmente fino ai denti una delle due parti, chiedendo contemporaneamente una moderna Norimberga per chi, sempre in contemporanea, era a Samarcanda a decidere con Xi Jinping e Narendra Modi come fare fronte comune contro un ordine mondiale unidirezionale a guida Usa?



Ursula Von der Leyen va immediatamente interdetta. Perché parlare in quel modo non è solo politicamente folle, è sintomo di totale assenza di approccio diplomatico: vogliamo una Rambo in gonnella a capo dell’Europa? Forse fa comodo a Washington, ma noi abbiamo solo da pagare un prezzo. E alto. Molto alto. Sempre più alto. Perché il festival della contemporaneità svoltosi giovedì riportava alle cronache anche questo: la Germania natia della Presidente Ue non starebbe apprestandosi a nazionalizzare solo Uniper, ma, in un colpo solo, anche altre due utilities energetiche – VNG e SEFE – a rischio insolvenza da margins call. E quindi conseguente blocco dell’erogazione di elettricità all’utenza.

Io non so se vi rendete conto di cosa ci aspetta da qui a poche settimane. Spero di sì. Perché non ha precedenti. E a rendere ancora più paradossalmente inquietante la situazione è che mentre l’Italia si divide per il voto contrario di Lega e FdI sull’Ungheria, nessuno pare interessato a una contemporanea e tutta domestica astensione: quella di Pd e Leu dal documento finale della Commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi, il dirigente di Mps precipitato dalla finestra del suo ufficio. Ufficialmente, suicidio. Ma non per la Commissione, la quale è giunta a due conclusioni: primo, se il manager fosse stato soccorso prima, si sarebbe potuto salvare. Secondo, le lesioni sul suo cadavere non sono totalmente compatibili con la versione del suicidio. Insomma, non roba da poco. Ebbene, i membri di Pd e Leu in Commissione hanno ritenuto di disertare il voto finale per motivi formali, parlando contemporaneamente di occasione persa ma anche riconoscendo la bontà del lavoro svolto. Strano, no? Decisamente più strano rispetto a un sacrosanto voto contrario a una mozione tutta politica e tutta strutturata per punire Budapest per l’amicizia con la Russia.

Eh già, signori. Perché l’Italia che si indigna e che vuole giudicare gli altri, l’Italia che fa notare con orrore come gli oligarchi russi cadano troppo facilmente dalle scale e dalle barche, in quanto a gente che vola misteriosamente dalle finestre ha una sua tradizione consolidata. Con addentellati recenti e degni non a caso di una Commissione d’inchiesta. Da cui qualcuno preferisce astenersi rispetto alle risultanze finali.

Volete un altro esempio del perché l’Italia abbia poco da mostrare il petto, rivendicando la propria superiorità morale e valoriale? Ce lo mostra questo strappo di screenshot preso dall’homepage di Repubblica. E sempre giovedì, proprio il giorno della coincidenza globale.

Un Paese che ha bisogno di una Commissione d’inchiesta e di 31 anni di depistaggi e bugie per scoprire che quella sera al porto di Livorno non c’era la nebbia come a Mortara o Broni ma una terza nave, un peschereccio somalo, per evitare il quale la Moby Prince ha compiuto una manovra costata la vita a 140 innocenti, può permettersi di dare lezioni di democrazia e trasparenza all’Ungheria? La cui unica colpa, qual è, di fatto e parlandoci chiaro? Un approccio conservatore e conservativo alla pratica abortiva, un’amicizia nota a tutti con la Russia e, soprattutto, una palese avversione per una certa lobby. Non prendiamoci in giro con tante chiacchiere sui valori condivisi dell’Europa: Viktor Orban si è messo in croce nel giorno in cui ha dichiarato guerra a George Soros e alla lobby LGBT. Punto. Oggi, poi, l’accordo con Gazprom ha fatto letteralmente impazzire i burocrati di Bruxelles, i quali dopo settimane di millanterie e fandonie, sono stati costretti a bloccare da remoto i contatori dei cittadini.

Insomma, gli europei sono liberi di avere freddo e poca disponibilità di energia elettrica in casa. È questa la condivisione valoriale che l’Ue ha voluto tutelare, quella dei razionamenti. Mentre la sua numero uno a Kiev giocava a fare la Giovanna d’Arco degli interessi Usa, vaneggiando di carri rmati e Tribunali dell’Aja contro chi, in contemporanea, a Samarcanda stringeva un patto d’acciaio con Pechino in nome di un nuovo ordine mondiale. Spero vi rendiate conto. Altrimenti, guardate questo grafico finale, relativo al peso della bolletta energetica sul Pil di Stati Uniti ed Europa.

Fino alla fine del 2020 sono andati pressoché in tandem, poi un decouple che sta offrendo un palese vantaggio produttivo e commerciale agli Usa. Se volete, prendetevi un po’ di tempo e andate a ricostruire l’iter della crisi ucraina nel medesimo arco temporale. E unite i puntini.

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