È il destino dei bomber sopravvalutati: fare tripletta contro le neo-promosse e sparire contro le grandi. Mario Draghi non fa eccezione. In Italia impone la sua legge del Migliore, trattando il Parlamento come un fastidioso orpello. In Europa ricopre il ruolo di figurante. E, infatti, nel corso della prima giornata del Consiglio europeo, dedicata interamente a un tema di fondamentale e stringente attuale come l’ok alla candidatura di Ucraina e Moldavia (processo che, salvo altri strappi imposti da Usa e Fmi, dovrebbe durare una decina d’anni), il presidente del Consiglio italiano ha abbaiato alla Luna del tetto sul prezzo del gas, ottenendo in prima istanza la magra consolazione della messa agli atti della sua richiesta di un Consiglio straordinario a luglio. Detto fatto, prontamente smentito ieri: l’Olanda è contraria, nessun nuovo incontro. Della serie, liberi tutti e ognuno si arrangi. 



Come vi avevo annunciato ieri, quanto si è tenuto a Bruxelles ha rappresentato unicamente il riscaldamento per il G7. L’agenda europea ormai la dettano Washington e Nato. Nel frattempo, però, cosa accadeva in Italia? Si chiudeva la quattro giorni di collocamento del Btp Italia indicizzato all’inflazione, quello con cedole ricchissime e premio fedeltà per chi terrà il titolo fino a scadenza. Risultato della giornata dedicata agli investitori istituzionali? Solo 2,2 miliardi di domanda. Che sommati ai poco più di 7 miliardi raccolti nei tre giorni dedicati alla clientela retail hanno portato il totale a 9.4 miliardi. Un fallimento totale. Perché nel 2020 il Btp Italia dedicato al finanziamento della lotta alla pandemia di miliardi ne raccolse 22 con condizioni molto meno favorevoli sulla carta, di cui 14 dal retail e 8 dagli istituzionali. 



Cosa significa tutto questo? Che nonostante condizioni da televendita della Eminflex, gli italiani temono più un altro 2011 dell’inflazione. E stanno lontani dal debito pubblico come Dracula dall’aglio. E non basta, perché ieri mattina il nostro Paese ha ottenuto dal mercato un’altra sonora mozione di sfiducia, quanto il Tesoro ha collocato un BTP Short Term con scadenza 2024, ma solo garantendo un rendimento in netto rialzo all’1,63%, qualcosa come 86 centesimi più della precedente asta a 2 anni. E il tutto con un rapporto bid-to-cover non certo stellare e pari a 1,58. Un successone per il Mef. E anche per il Governo dei Migliori che doveva con la sua credibilità intergalattica offrire un surplus di garanzia implicita al collocamento. 



Il Paese reale ha bocciato clamorosamente la richiesta di oro alla Patria del Governo travestita da occasione di investimento imperdibile. D’altronde, you reap what you sow. Raccogli ciò che semini. E quando la tua unica preoccupazione è inviare armi a Kiev e garantirgli la corsia preferenziale per farsi finanziare i debiti entrando in Europa, i cittadini lo capiscono. E senza bisogno di un master alla Bocconi, rispondono con un sonoro no grazie alla tua proposta. Perché l’Italia ha problemi seri. Serissimi. Già oggi. Dipende totalmente dalla Bce, tanto che sempre ieri lo spread è tornato a salire. È in piena emergenza siccità, quindi con un combinato devastante di inflazione sui beni alimentari aggravata dal blocco del grano in Ucraina e raccolti a rischio in patria. Ha i prezzi dei carburanti alle stelle e le bollette che richiedono un sei al Superenalotto per essere pagate, a fronte di un Governo che stanzia ciò che può: ovvero, nulla. Perché il Pnrr è una gran bella cosa sulla carta, ma in realtà non è niente altro che un prestito vincolato. E con condizioni molto stringenti. La prima delle quali è che non può essere utilizzato per le emergenze reali. 

Mario Draghi, di fatto, pensa di essere il presidente del Consiglio ucraino. Lavora per Kiev e non per Roma. Sono i fatti a parlare, sono le energie spese a certificarlo. E quando tenta l’affondo per ottenere qualcosa da giocarsi a livello interno, tutto ciò che ottiene è un bel due di picche. Nel frattempo, salari fermi e prezzi al galoppo. E fra poco, se la situazione non muta in maniera drastica sul fronte energetico, licenziamenti e casse integrazioni di massa, queste ultime già iniziate a maggio. 

La Germania, Paese che a livello di conti pubblici e garanzie offerte alle aziende per superare il momento di crisi sta un pochino meglio dell’Italia, giovedì ha attivato la fase due su tre di allarme energetico nazionale, la quale prevede da subito contingency plans per evitare che l’aumento della domanda porti a eccessivi sovraccarichi e blocchi della fornitura. Insomma, monitoraggio strettissimo. In Italia, i rappresentanti delle Regioni si sono fatti una gitarella a Roma sotto la canicola per sentirsi dire dal Governo che si deciderà sullo stato di emergenza. Con comodo. Prima c’è da garantire a Kiev le armi e la candidatura, poi si penserà alle piantagioni di riso completamente bruciate da Caronte e dall’assenza di acqua. 

E come mai la Germania si è mossa? Lo mostra questo grafico, dal quale si evince che a oggi le prospettive di prezzo per l’elettricità a un anno sono a 256 euro per megawatt/ora. Qui di transitorio non c’è proprio nulla. Per il semplice fatto che il capo dell’IEA, Fatih Birol, è stato chiarissimo parlando con il Financial Times: L’Europa si prepari a un blocco totale del gas da parte della Russia il prossimo inverno. Praticamente, l’armageddon. 

Non a caso, questa grafica di Bloomberg mostra come il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, abbia definito un potenziale sviluppo simile: La Lehman Brothers nel comparto energetico. Ovvero, un effetto contagio che parta dal blocco totale da parte di Gazprom e porti al collasso finanziario. Poiché se i gestori saranno costretti a coprire i volumi di richiesta a prezzi sempre più alti, l’effetto sarà quello di un’accumulazione di debito che a cascata generi un processo simile alla margin call su un prodotto finanziario, scaricando chiaramente gli spillovers prima sulle utilities e poi sui cittadini/utenti. 

Vi pare un’esagerazione, tipica di una certa impostazione rigida e allarmista dei tedeschi? Come valutate allora gli oltre 350 milioni di capitalizzazione bruciati da Saipem in due giorni, alla vigilia dell’aumento di capitale? Solo preoccupazione per l’eccessivo scarto sul concambio fra vecchi e nuovi titoli, come suggeriscono gli analisti? E che dire della decisione di Eni, in perfetta contemporanea, di sospendere l’Ipo di Plenitude, il ramo d’azienda dedicato alle rinnovabili, a causa delle condizioni di mercato deteriorate? 

Signori, i segnali della Lehman energetica scomodata e temuta in Germania ci sono già tutti. E, oltretutto, li abbiamo in casa. Sotto il naso. Ma mentre in Germania la politica parla di questo e agisce di conseguenza, qui tiene banco il nuovo partito del ministro Di Maio. O la pizza di Briatore. Capito perché il Btp Italia si è tramutato in un flop e lo spread non scolla da quota 200? Stiamo avvicinandoci a larghe falcate al baratro. Ma sventolando festanti la bandiera giallo-blu dell’Ucraina. 

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