Finché certe cose le scrive il sottoscritto, potete tranquillamente non crederci. Ma quando è Bloomberg a delineare certi scenari in vista del Consiglio europeo di oggi e domani, allora è meglio che cominciate a mettervi l’animo in pace.
Andare a votare alle Europee, di fatto, è stato totalmente inutile. A meno di alzate di scudi dell’ultim’ora, il mercato delle vacche in atto nelle segrete stanze belghe ha generato la sua quaterna per i ruoli apicali delle nuova Unione: Ursula von der Leyen alla Commissione, António Costa al Consiglio europeo, Roberta Metsola al Parlamento, Kaja Kallas come Alto rappresentante degli Esteri dalla maggioranza formata da Popolari, Socialisti e Liberali. E tanti saluti al sovranismo e alla marea nera. Poi non lamentiamoci dell’astensionismo, per favore. Ma detto questo, Bloomberg ci dice di più. Di fatto, conferma ciò che vi ho prefigurato ben prima del voto di inizio giugno. Forte di una crisi interna che costringe Olaf Scholz a cercare giocoforza alleati in seno ai falchi del rigore della Bundesbank e di un Emmanuel Macron totalmente focalizzato sullo scenario politico interno, la Germania ha mosso le sue pedine. E blindato la situazione.
Per chi sperava che il nuovo Patto di stabilità sarebbe stato ammorbidito in seno alla discussione post-voto, una doccia fredda. Perché le fonti interne a Bruxelles parlano di un’eliminazione totale dal tavolo delle trattative su qualsiasi ipotesi di emissione comune di debito. In primis, quella che avrebbe dovuto ricalcare il Recovery Fund pandemico per sostenere le spese militari rese necessarie dall’artefatto confronto con la Russia. Tradotto in soldoni, stante droni Usa che partono quotidianamente dalla base siciliana di Sigonella per assistere i raid missilistici ucraini, se Giorgia Meloni ha promesso qualcosa agli Usa a livello di spese Nato, certamente non saranno soldi europei a finanziarlo. Ma tasse o tagli tutti italiani. E questo vale per tutto il resto. Il debito comune è sparito dall’agenda.
Ritorsione al reiterato no dell’Italia alla ratifica del Mes? Non tanto. E non solo. Qui trattasi di impostazione. E di totale entropia diplomatica. La Germania è nel caos. Politico ed economico. Soltanto martedì Lufthansa ha annunciato un’extra tassa che andrà da un minimo di 2 euro a un massimo di 72 euro per passeggero, al fine di tamponare i costi della transizione green. Ebbene, la sacerdotessa laica di questo delirio masochista sta per ottenere come premio un secondo mandato. Apparentemente, grazie anche all’astensione strategica di Fratelli d’Italia in cambio di un posto pesante in seno alle nuove istituzioni. Così parrebbe, almeno.
Chiaramente, Berlino ha mosso in anticipo tutte le alleanze. E, forte del blocco nord-europeo del rigore, ha immediatamente scongiurato quello che vedeva come rischio maggiore. Ovvero, la trasformazione della Russia nel nuovo Covid. Ed ecco che la strada dell’Italia si presenta subito in salita. E non poco. Perché all’interno di questo clima va a inserirsi la nostra procedura d’infrazione e le ovvie conseguente, pressoché immediate, che questa avrà sui conti pubblici e sulle strategie di politica economica del governo.
Certo, spianare la strada a un’Ursula-bis garantirà qualche privilegio. E qualche settimana di tregua. Ma attenzione, perché alcune dinamiche dipendono invece quasi totalmente dalla Bce. Dove la Bundesbank ormai mena le danze senza necessità di compromessi. Perché il primo taglio dei tassi è avvenuto. Ora si dovrebbe passare all’incasso dello stop a tutte le misure emergenziali ancora in atto, quasi una conseguenza automatica allo stop delle emissioni di debito comune in sede di Commissione. Tradotto, nessuna deroga al reinvestimento titoli del Pepp. A fine anno, quei bond salva-spread torneranno sul secondario. Non a cascata, ovviamente. Ma inviando al mercato un segnale chiaro. Talmente chiaro da aver scatenato fibrillazioni in casa leghista. Dopo l’elettroshock sul Mes, cui hanno risposto sia Giorgetti che Salvini, a tradire crescente tensione ci ha pensato uno dei due economisti di riferimenti del (fu) Carroccio, Alberto Bagnai. Il quale martedì è partito lancia in resta contro questo titolo de Il Sole 24 Ore, ritenuto fuorviante in un tweet su X, poiché assente dell’aggettivo annuale. Come dire, il quotidiano di Confindustria vuole instillare nei suoi lettori il dubbio rispetto alle dinamiche fra domanda e offerta di Btp in capo al Governo.
In contemporanea, dal palco dell’incontro annuale della Consob con la comunità finanziaria, il pensionato in servizio attivo, Paolo Savona, sosteneva altrettanto piccato come la buona resilienza dell’economia italiana e la capienza del risparmio interno hanno stentato a tradursi in una discesa dello spread richiesto dal mercato sui nostri titoli pubblici… Addirittura stimolando un miglioramento del nostro rating. Con il 7,2% di deficit/Pil e una procedura di infrazione in atto. Mica male.
Ma cosa ci dice questa crescente insofferenza ex ante verso l’Europa matrigna, mentre ci si prepara alla cerimonia di incoronazione di un’Ursula-bis? Che i 213 miliardi di debito piazzati nel primo semestre sono poca cosa. Perché da luglio a fine anno ne restano da collocare altri 135-155. A quali condizioni, però, rispetto ai sei mesi precedenti? Con quale incognita sul premio di rischio, stante appunto un Patto di stabilità che già oggi – a Commissione ancora da varare – ci vede sul banco degli imputati e, soprattutto, nel mirino nuovamente per il Mes? E con una discussione su emissioni di debito comune come by-pass salva-conti pubblici già fatta brillare preventivamente dai falchi tedeschi.
Ricordiamoci poi che quel risultato di emissioni è stato garantito dall’approccio da televenditore di pentole messo in campo nei primi sei mesi dell’anno dal Mef per irretire la clientela retail, tra indicizzazioni e premi fedeltà degni della Fidaty Card. Ma come ho già scritto più volte, il Signor Rossi non ha altri 10-15.000 euro da investire. E, soprattutto, qualcuno comincia a fare i conti con i magri risultati di quelle emissioni favolistiche che già negoziano sotto la parità. Senza scordare come, dati ufficiali appena resi noti dall’Ivass, i riscatti delle polizze vite nel 2023 sono aumentati del 63% su base annua, mentre la raccolta è calata del 3%. Proprio per la decisione degli italiani di svincolare i fondi e utilizzarli per acquistare Btp a condizioni ritenute più favorevoli. Attendi, quindi, anche al rischio di disequilibrio finanziario sistemico a livello interno.
Torneranno a comprare le banche? E chi finanzierà l’economia reale e le famiglie con il potere d’acquisto ridotto ai minimi storici, dopo il credito al consumo di massa per pagarsi dieci giorni al mare in agosto? Non a caso, mentre molti parlano, tace Giorgetti. Il quale, forse, comincia a preparare i sacchetti di sabbia per le trincee in previsione dei bassi volumi di scambio dei mesi estivi. Quando qualcuno, prezzando un autunno che si prospetta fin da ora bollente a livello macro, potrebbe sondare il terreno della sostenibilità italiana. Per vedere l’effetto che fa.
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