We have seen the news, but we do NOT have any details or confirmation about that. Ovvero, abbiamo sentito la notizia ma NON abbiamo dettagli o conferme al riguardo. Parola del portavoce dell’Esercito israeliano all’agenzia (statale) turca Anadolu News. Ora, la Turchia a occhio e croce ha pesante voce in capitolo nella questione mediorientale. E non solo. Fu Ankara a mediare l’accordo sul grano fra Russia e Ucraina. E sempre ad Ankara, cinque giorni dopo l’inizio dell’invasione russa, si raggiunsero le condizioni per un cessate il fuoco. Gli Usa le fecero saltare. Storia, signori. Basta andare a fare una bella ricerca fra le news di fine febbraio 2022. E leggere in controluce l’atteggiamento dell’altro, grande mediatore: il Vaticano.



Ora, avrete dato un’occhiata alle prime pagine dei giornali italiani di ieri. Tutti. La strage di bambini. Si cita Erode. Si cita – senza vergogna – la Shoah e i suoi orrori. E lo si fa con leggerezza e certezza assolute. Quasi chi scrive avesse visto quei corpi straziati. Di bimbi. Addirittura decapitati. Invece, probabilmente nessuno li ha visti. Perché lo stesso portavoce dell’Esercito israeliano dice di non averne conferma. Le Brigate al-Qassam di Hamas ora vinceranno il Nobel per la Pace? No. Quanto perpetrato a danno di civili innocenti, magari anche contrari alla politica del Likud, è accettabile? No. Mai. Ma qui si sta andando oltre. Guerra nella guerra. Disinformazione allo stato puro. E ricerca del casus belli che indigna. E narcotizza. Wag the dog. Come fu giustificato l’attacco Nato alla Serbia del 1999? Con la strage di Racak. Centinaia di civili kosovari torturati e giustiziati dai paramilitari serbi. Fosse comuni. Madeleine Albright e Richard Holbrooke non ebbero dubbi: la red line era stata superata, occorreva agire. Ad Aviano cominciarono a scaldare i motori. E furono 72 giorni di bombe. Ma cosa si scoprì, anni dopo?



Il patologo catalano José Perez Pujol, incaricato dal Tribunale Speciale per i Crimini nella ex Jugoslavia, studiò i poveri resti di Racak. E rimase basito. Perché disse di attendersi di dover analizzare centinaia di resti. Erano poche decine. E le risultanze autoptiche furono ancor più sconvolgenti: molti erano morti per altre ragioni. E altrove. Palesemente spostati e posizionati sul posto per creare l’effetto desiderato. Nessun giornale italiano scrisse una riga. El Mundo, Sunday Times e Le Monde, sì. Fu su quelle pagine che mi documentai. Perché mi avevano inviato in Serbia. Dove la polizia croata mi riservò un benvenuto indimenticabile. Rispedito a casa. Ma continuai a scriverne. E nacque un libro, Good Morning Belgrado – Cronache di un’aggressione. Fui bollato. A vita. Perché guardare i fatti e provare laicamente a raccontarli, disturba.



L’agenzia Anadolu News mente, assicurandosi per questo l’inferno? Forse. Scopriamolo, però. Prima di scomodare l’Apocalisse. E decapitare la verità. Si chiama giornalismo. E farlo liberamente, costa. In tutti i sensi. In compenso, avete visto il titolo di apertura del Sole 24 Ore sempre di ieri? Preannuncia la vera macelleria. Quella sociale. Ovviamente, resa necessaria da Hamas. Comodo un diversivo, no?

Ci sono due cose a cui non credo: i miracoli e le coincidenze. Nel primo caso, manca la materia prima. Nel caso delle seconde, l’esperienza mi porta a pensare che il famoso rasoio di Occam sia una straordinaria arma di paraculaggine di massa. Ovvero, se devi nascondere qualcosa o se non ci arrivi, allora punti tutto sulla soluzione più semplice. Tacciando chiunque la metta in dubbio di complottismo. Rapido, semplice, efficace. Quindi, il fatto che l’unico gasdotto che unisce l’Estonia all’Europa abbia subito un deliberato sabotaggio esterno, come confermato dalle autorità di Helsinki e quelle di Stoccolma, mi fa pensare.

Perché al netto del silenzio tombale calato sull’attacco che ha messo fuori uso Nord Stream 2, la gran parte dei media già rilancia la notizia suggerendo l’ennesimo sabotaggio russo. Come Hamas decapita bambini. A quanto pare, la figuraccia precedente non è bastata. Né servita. O, forse, nessuno si preoccupa della credibilità. Basta creare la cortina fumogena e accendere il ventilatore della propaganda. Un domani, quando e se Mosca uscirà un’altra volta scagionata, si parlerà di coincidenza. Rasoio di Occam. Magari pescatori disattenti. O sub poco esperti.

Il grafico mostra la reazione del prezzo del gas sia Usa che Ue alla notizia. Casualmente, nel pieno di un gioco di futures energetici che fa semplicemente paura. La guerra in Israele ha operato da detonatore al rialzo, ma basta manipolare un po’ i dati relativi alle riserve e tutto torna in gioco.

Il problema? Sempre il solito: la consegna. Senza delivery del bene, l’operatività su futures andrebbe vietata. E si risolverebbe il problema in due minuti. Peccato che chiunque lo proponesse, facilmente diverrebbe vittima del bondage che i cultori del rasoio di Occam ritengono alla base della gitarella di Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati Neri.

Poteva accadere in qualsiasi momento, è accaduto ora. Ora che la tensione geopolitica è ai massimi. Ora che si rischiava di veder sparire dagli schermi il blame on Putin a causa del catalizzante blame on Hamas. Ora che nessuno, di fatto, presterà troppa attenzione al destino di quei tubi. Tanto c’è sempre l’opzione LNG statunitense. Caro e con tempistiche/logistiche di trasporto a forte rischio di imprevisto. Ma l’Atlantico è libero e sicuro. I chokepoint mediorientali meno. A pochi giorni dall’irruzione del primo sussulto di autunno. E difficilmente le alternative mediorientali a Gazprom si esimeranno dall’utilizzare l’energia come arma di guerra asimmetrica per Gaza. Algeria in testa, la nostra formale cavallerizza bianca. Le bollette in Italia già scontano aumenti.

Avanti a colpi di coincidenze, il rischio è un 2022 reloaded. Certo, a colpi di deficit il “tesoretto” per calmierare i prezzi c’è. Ma questo “giorno della marmotta” della destabilizzazione rischia di durare davvero in eterno. Proprio martedì ricorreva l’anniversario della crisi di Sigonella. Il destino non gioca a dadi, d’altronde.

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