Sinistri scricchiolii agitano il mercato finanziario globale. L’inflazione nell’Ue (9,9%) ha di colpo raggiunto quella a due cifre della Gran Bretagna (10,1%) mettendo in evidenza la politica fallimentare della Bce. Bisognerebbe riprendere i discorsi di 25-30 anni fa, quelli fatti sui media economici e ripetuti a pappagallo da tutti i politici: occorre la moneta unica per evitare di essere sballottati nel mare della finanza, per riportare la sobrietà nei conti pubblici e infine “per non rimanere da soli”.
Ebbene, nell’affrontare tutte le crisi di questi anni siamo di fatto rimasti da soli. Cosa ci ha dato l’Ue in questi anni che non potevamo avere da soli? Forse il Pnrr? Ma ormai l’hanno capito anche i bambini, il Pnrr lo abbiamo già pagato con tutti i trasferimenti fatti nel passato e quello che manca lo pagheremo nel futuro. Non ci viene regalato nulla, se non una serie di ulteriori vincoli di cui non abbiamo alcuna necessità, anzi.
Ma la questione del fallimento della Bce nel suo specifico compito (tenere bassa l’inflazione) è un fallimento più globale, è il fallimento delle moderne banche centrali, è il fallimento di tutta l’architettura bancaria e monetaria moderna. Lo stesso fallimento riguarda la Fed, poiché i dati sul lavoro continuano a essere negativi nella loro ottusa prospettiva, negativi perché negli Usa c’è troppo lavoro, c’è troppa poca disoccupazione e questo non va bene, perché vuol dire che in giro ci sono troppi stipendi e così l’inflazione non può calare e questo fa male a chi detiene grandi ricchezze.
Per questo le banche centrali si preparano a nuovi aumenti dei tassi di interesse (per rendere più cari mutui e prestiti, cioè per deprimere l’economia, come se la pandemia fosse stata una passeggiata). E sapete qual è la novità? Non c’è nessuna novità, le nuove misure falliranno come le precedenti. Tutto come prima allora? No, peggio, perché il tempo non passa invano per nessuno e se non si rimedia a un problema, quello si aggrava.
Le previsioni sul Pil italiano ed europeo sia del 2022 che del 2023 sono in continuo ribasso, il debito pubblico italiano è sull’orlo del declassamento, alcuni già ora danno l’Italia in recessione nel 2023 (io lo dò per scontato), ma l’incubo peggiore ha un nome preciso: stagflazione, cioè insieme inflazione e recessione economica.
Ma se Atene piange, Sparta non ha nulla da ridere. In Gran Bretagna la crisi politica è profonda, dopo le dimissioni record della neo Premier Liz Truss (che si era già distinta in passato per la propria incompetenza). Le proposte del suo Governo hanno provocato la caduta della sterlina a minimi storici e la fuga dei capitali dai Gilt (titoli di stato inglesi), tanto da costringere a continui interventi della Boe (Bank Of England). Una sorta di Qe in salsa inglese. E una recente notizia di Bloomberg (dovrebbe essere una fonte affidabile no?) afferma che il Tesoro della Gran Bretagna ha trasferito 11 miliardi di sterline alla Boe per coprire le ingenti perdite sui Gilt. Due debitori insolventi che si prestano il denaro tra loro: siamo alla follia pura.
Nel frattempo saltano fuori notizie come questa: la fallita impresa tedesca Uniper, colosso della distribuzione del gas (russo) che ora non trasferisce più niente, salvata dal fallimento con una nazionalizzazione (e al diavolo le regole europee) costata otto miliardi di euro, ora ne richiede altri 40 solo per rimanere in piedi (e non si sa a far che, rimane in piedi).
E che vogliamo dire della svizzera Credit Suisse? Si parla insistentemente di un riassetto, di ricerca di nuovi investitori, di un piano di rilancio che non convince, per cui il titolo da un anno è in continua caduta. E di un prestito overnigth (quindi d’urgenza) di 6 miliardi di dollari di cui ha parlato Bottarelli su questo sito.
Questo è l’aspetto grave di questa situazione: c’è una grande crisi che colpisce tutto e tutti e mille piccole crisi incontrollate e difficilmente gestibili.
In questo quadro, si insedia in Italia un nuovo Governo, il cui unico collante sembra essere la continuità delle sanzioni autolesioniste e un’ottusa ostilità alla Russia.
Forse.
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