Delle due, l’una. O Donald Trump è completamente pazzo e, nel momento in cui i futures del rame sfondavano il record storico durante le negoziazioni asiatiche, annuncia tariffe in arrivo su quel metallo strategico, amplificandone il rally e facendo sudare freddo le bullion banks Usa. Oppure qualcosa di molto più grande di noi è in lavorazione.
Certo, i futures sul rame vanno a scadenza questa settimana. Certo, magari è la volta buona che Dr. Copper preannuncia crescita economica record non solo per la Cina. O, magari, inflazione di ritorno. E allora sarebbe una rogna per la data-dependency delle Banche centrali, ammesso che ancora esista.
Magari può venirci incontro Mr. Slammy, altra leggendaria figura di Wall Street. Chi è, vi chiederete? Più che altro, cos’è. Trattasi del nomignolo affibbiato all’attività di manipolazione al ribasso di commodities attraverso l’utilizzo di contratti futures. Derivazione dal verbo to slam.
Forse questa pletora di traders e swap dealers ha capito che non bastano più l’artiglieria pesante dei derivati o le azioni di Etf moltiplicate come pani e pesci dai gestori e prese in prestito per andare short, esattamente come accaduto martedì per l’argento, per salvare la ghirba? Vuoi dire che Mr. Slammy ha chiamato i rinforzi?
Viene da chiederselo quando nella comunità finanziaria comincia a circolare la leggenda metropolitana di un report di Goldman Sachs dedicato al comparto strategico delle Gpu. Roba riservata agli addetti ai lavori. Nulla che finisca nelle news di Bloomberg o Reuters. Ma si sa, la Rete è dispettosa. E un estratto è saltato fuori. Non smentito dai diretti interessati, quantomeno fino al momento in cui ho spedito questo articolo.
Eccolo: Goldmans’ analyst team downgraded the sales forecast for rack-level AI servers, with expected shipments for 2025 and 2026 revised down from 31,000 units and 66,000 units to 19,000 units and 57,000 units (calculated based on 144-GPU equivalent). This adjustment is mainly due to the impact of the product transition period and uncertainties in supply and demand. Circola questo report e ci dice che il comparto che da solo regge Wall Street da almeno un anno abbondante su aspettative di domanda infinita e strutturalmente superiore all’offerta, di fatto, va pesantemente ridimensionato proprio in quei numeri capaci di generare record di market cap a ogni seduta.
Un qualcosa che dovrebbe spaventare. Invece resta confinato nella categoria di notizie da addetti ai lavori, appunto. Quelle di cui si parla a mezza bocca e dandosi di gomito. Ma che non finiscono nei tg o sui giornali. E, soprattutto, non influenzano i corsi azionari. E non basta. Date un’occhiata a questo strappo di titolo di giornale. E guardate cosa ci racconta il compassato e certamente non allarmista per vocazione Financial Times.
Se attorno al report di Goldman Sachs c’è l’alone di mistero come per lo Yeti, qui siamo al paradosso karmico per la chimera Gpu/AI. Di cui Nvidia è notoriamente la punta di diamante. Perché ammesso che Goldman ridimensioni i numeri che fino a oggi hanno garantito espansione dei multipli e crediti da cloud come collaterale per i soliti, onnipresenti clienti onnivori di Gpu, ora i vincoli ambientali cinesi rischiano di presentare al colosso tech un conto da qualcosa come 17 miliardi l’anno. Signori, cari lettori, parlare di vincoli ambientali in Cina equivale a discettare del valore della verginità pre-matrimoniale sul set di un film porno per scambisti.
Ora, al netto che la bolla Gpu/AI fosse già stata smascherata ad hoc dall’affaire DeepSeek, quando occorreva farla sfiatare un po’ in modalità termosifone, il fatto che di colpo gli hard assets come oro, argento e rame rompano break-out uno dopo l’altro, resistenze e supporti che saltano come tappi di champagne a Capodanno e la Cina – casualmente dopo aver reso noto che non intende più cedere Panama a BlackRock senza conseguenze – confermi la sua volontà di aumentare le scorte proprio di rame (e mentre gli Usa annunciano tafazziane tariffe), forse può avere a che fare con questo ridimensionamento a orologeria dell’importanza di componenti base?
Tradotto, quel ridimensionamento per l’AI e i suoi numeri non potrebbe essere una strategia di sgonfiamento dei prezzi di quei metalli fondamentali per chip, fibre, cavi e compagnie cantante, al fine di evitare che quell’esposizione di carta si traduca in margin calls?
Sicuramente, come al solito, il sottoscritto vede in controluce agende parallele ovunque. Sicuramente trattasi di coincidenze. Fossi in voi, però, un occhio sempre vigile su quanto accade dalle parti degli hard assets lo terrei. Soprattutto la settimana prossima, a ridosso del mitico 2 aprile, il giorno della verità rispetto alla pantomima delle tariffe. Perché al netto dei prezzi, c’è appunto il banco della carta che fa riferimento a oro, argento e ora anche rame. E su quel tavolo si potrebbe decidere di sacrificare qualche anello debole, se per caso il rame desse vita a una replica dello storico squeeze sul nickel alla Lme di Londra.
A quel punto, l’intera strategia avrebbe un senso. Faustiano ma terribilmente efficace. E anche l’uscita plateale di Donald Trump sul rame, mentre i futures asiatici volavano, rientrerebbe nel novero della strategia. E non della mera provocazione. In compenso, prendiamo atto della totale assenza dell’Europa da questo contesto di Risiko geo-finanziario assolutamente senza precedenti. Pare che aver ottenuto lo sfondamento del deficit tedesco senza colpo ferire sia stato risultato sufficiente.
Tutto rientrato a Bruxelles. Tutto come sempre. Vaso di coccio tra vasi di ferro. Anzi, questa volta di oro, argento e rame.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.