Esattamente come la Fed, la Bce sta giocando al gioco del pollo con il mercato. Ma anche in questo caso, trattasi di partita truccata. Il nuovo aumento dei tassi di 75 punti base e soprattutto la conferma/minaccia di nuovi aumenti nei prossimi meeting è nulla più che una recita a soggetto. Così come anche la decisione di ritoccare i tassi di interesse sui prestiti bancari Tltro appare un accelerante a rischio controllato della crisi di liquidità che sta già colpendo gli Usa e mandando in fibrillazione da almeno due settimane il FRA-OIS, l’indice dello stress interbancario. Perché la Bce non ha soltanto cambiato i criteri di remunerazione, applicando di fatto una logica da gioco delle tre carte tra riserve in eccesso e requisiti minimi di riserva. Bensì, ha fissato a partire dal 23 novembre prossimo – data di entrata in vigore del regime retroattivo – un calendario molto fitto di early repayments. Tradotto, le banche vedono aumentati i tassi di interessi che devono corrispondere all’Eurotower per i loro prestiti, ma, contestualmente, possono decidere di saldare quei medesimi prestiti in anticipo, evitando di sborsare spese accessorie per un periodo troppo prolungato di tempo.
Conseguenza pratica, almeno a livello potenziale e quindi di cui la Bce è pienamente cosciente? Riduzione del credito per famiglie e imprese, di fatto un credit crunch. In pieno trend di pre-recessione per tutta l’eurozona. Insomma, a Francoforte sono impazziti? No, seguono l’esempio Fed: stressare il mercato fino a un istante prima del punto di non ritorno, generare uno shock controllato e poi via con uno stop a furor di popolo di quegli aumenti che, se realmente spinti lungo il sentiero tracciato dal comunicato Bce, ci porterebbero diretti a un’altra Lehman. Non a caso, l’Eurotower ha immediatamente mostrato la carota al mercato: il reinvestimento titoli proseguirà fino a fine 2023. Tradotto, Italia, Spagna e Grecia godranno di un trattamento di favore rispetto ai loro spread, formalmente senza dover accedere a programmi speciali come il Mes o il Tpi.
E qui si apre lo scenario più complesso, rischioso e di difficile decodifica. Perché ciò che davvero conta oggi è quanto riportato da questi due grafici, ovvero lo sprofondo totale atteso per il Pil tedesco, sia in base alle proiezioni IFO, sia – soprattutto – in base alla previsione ponderata ai prezzi dell’energia.
Stiamo ragionando su un crollo della crescita peggiore di quello registrato durante la crisi Lehman del 2008-2009. Ora, cosa deve farci paura? Questo, ovvero le proiezioni su dati ICE dei prezzi del gas al MWh per i vari Paesi europei il prossimo inverno.
Come vedete, nel trailing a 4 settimane le valutazioni sono nuovamente esplosive. E totalmente ingestibili anche per economie sane, figuriamoci in un contesto recessivo. Perché, stante prezzi calati a un terzo del picco di soli due mesi fa? Semplice, perché come rivelato ieri dal Wall Street Journal, l’indipendenza energetica europea da Mosca è una bufala colossale. Gli stoccaggi pieni al 93,6% che hanno garantito quel calo drastico dei prezzi, infatti, sono stati resi possibili da un aumento su base annua del 41% delle importazioni europee di LNG russo nei dodici mesi conclusisi il 31 agosto scorso. Tradotto, l’Europa sta comprando gas liquefatto dalla Russia, perché questo non è soggetto alle sanzioni che toccano quello via pipeline. Al largo delle coste iberiche, del Mediterraneo e del Nord-Ovest dell’Ue, oggi ci sono 60 tankers carichi di gas liquefatto russo: si tratta di oltre il 10% del totale di quei charters attualmente in circolazione nel mondo.
E se di colpo la Russia decidesse che le importazioni di Cina e India garantiscono al suo budget sufficienti introiti per sostituire gli acquisti europei, cosa accadrebbe dalla sera alla mattina alla percezione di mercato della nostra dipendenza energetica reale? Ecco spiegate quelle prospettive drammatiche in vista dell’inverno.
Tutto questo la Bce lo sa. Lo sa molto bene. E anche la Bundesbank, stante il livello di crisi, è obbligata a fare buon viso a cattivo gioco, accettando la prosecuzione del reinvestimento titoli per i Paesi periferici. Senza alcun obbligo o garanzia. In un contesto simile, tutto si può pensare tranne che la Bce faccia sul serio con il suo ciclo rialzista. Non a caso, la Borsa ha virato in positivo dopo le parole della Lagarde. E nonostante la rielaborazione retroattiva delle norme sul Tltro. Quello scudo sugli spread sovrani più a rischio prezza più di tutto. Perché l’esempio inglese ci insegna che, in caso di impennata dei rendimenti, certa carta in pancia a banche, assicurazioni e fondi pensione può tramutarsi in bombe a orologeria. Dalla sera alla mattina. Quindi, prima di tutto mettere in sicurezza i bilanci. Dopodiché, stressare un po’ gli indici di liquidità e del rischio di controparte, così da garantire l’effetto scenico.
Ripeto, la Bce non può fare ciò che ha dichiarato. Altrimenti esplode tutto. Resta un problema, però. E al netto del nostro stock di debito totalmente e sempre più dipendente dall’Eurotower, la quale passata l’emergenza verrà a battere cassa. Se davvero i prezzi del gas torneranno a esplodere, stante le casse vuote lasciate dal Governo dei Migliori, cosa potrà mettere in campo il nuovo Esecutivo per evitare insolvenze e default record nell’economia e un’esplosione delle sofferenze bancarie? Scostamento di bilancio, magari sotto Natale e con un Def che l’Europa controllerà anche nelle virgole? Quella che formalmente è parsa una performance da falco della Bce, in realtà ha sostanziato un assist enorme al nostro Paese. Assist reso necessario da una situazione macro e creditizia a rischio per l’intera eurozona, però. Ma la Germania ha spazio fiscale per intervenire con altri aiuti, mentre la Francia conta di riattivare almeno due terzi delle 26 centrali nucleari ferme per guasto o manutenzione. E noi? Per quanto lo spread in regime di coma farmacologico della Bce permetterà al Governo di celebrare nozze con i fichi secchi?
Attenzione poi al disastro dell’aumento di capitale di Mps. Perché per quanto Francoforte abbia rinforzato i nostri argini, i nubifragi non inviano preavvisi.
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