Non una parola al telegiornale. Un trafiletto striminzito sui quotidiani. E nemmeno su tutti. Spesso da cercare con il lanternino. Certo, a parziale discolpa della categoria c’è il fatto che l’Italia doveva festeggiare il colossale successo ottenuto in Europa. Ovvero, un proprio uomo messo a fare il poliziotto delle riforme che la medesima Ue ci impone e a certificare il fallimento annunciato degli stanziamenti legati a quella chimera a debito chiamata Pnrr. In compenso, i ruoli che pesano in mano a Germania, Francia e Spagna. Con i conti saldamente appannaggio dei falchi. E agli Affari economici al falco dei falchi. Chissà, magari facendogli un disegnino capiscono in quale cul de sac Ursula von der Leyen ha infilato l’amica Giorgia.



Ma di cosa la stampa si è ben guardata dal parlare? Di questo. L’indice Zew di settembre relativo allo stato attuale e alle previsioni per l’economia tedesca. E le sue due voci principali. Ovvero, condizioni attuali a -84.5 contro attese di -80 e un dato precedente di -77.3. Ma, soprattutto, aspettative al 3.6. Contro attese di 17 e lettura precedente al 19.2.



Come si dirà in tedesco, sprofondo? Perché il dato di agosto era già ritenuto da molti analisti il bottom da cui si poteva soltanto risalire. Invece, la crisi dell’economia teutonica pare senza fine. Non è quindi un caso, alla luce di questi numeri, che dopo aver atteso per trimestri e aver poi lasciato trapelare la possibilità di chiudere stabilimenti nella natia Germania per la prima volta in oltre 80 anni di onorata attività, solo 48 ore prima della pubblicazione del dato la Volkswagen abbia certificato come il suo management stia lavorando a un piano di esuberi da 15.000 unità. Non esiste un piano B, il commento tra il laconico, il disperato e l’ultimativo lanciato della casa automobilistica.



Ora, proviamo ad ampliare un pochino lo scenario. Domenica si vota in Brandeburgo. Nemmeno a dirlo, la Spd si prepara a un altro bagno di sangue elettorale degno dello Zew. Questo nonostante la svolta a destra di Olaf Scholz sull’immigrazione, addirittura con sospensione del Trattato di Schengen. Alternative fur Deutschland non deve nemmeno più fare campagna elettorale, indire comizi e distribuire volantini. Ci pensano le rilevazioni statistiche a gonfiare le fila del suo elettorato. A ogni lettura, qualche decina di migliaia di voti in più da contendere con la Cdu-Csu. La quale con la candidatura di Friedrich Merz alla Cancelleria, di fatto, sta preparando a sua volta una drastica svolta a destra. Parliamo del nemico giurato delle porte aperte di Angela Merkel verso i siriani e dell’allievo prediletto di Wolfgang Schaeuble, tanto per capirci.

A vostro avviso, se domenica sera verrà replicata la debacle patita il 1 settembre in Turingia e Sassonia, cosa potrà fare Olaf Scholz per tentare il tutto per tutto e aggrapparsi alla poltrona? Dovrà rottamare i Verdi. O essere rottamato, in caso perdesse altro tempo in calcoli. Perché ormai nemmeno il più ipocrita degli europeisti può negare che l’annus horribilis dell’economia tedesca, giunta a livelli che non si conoscevano dalla Riunificazione, sia figlio legittimo del combinato di costi fuori mercato dell’energia dovuti alle sanzioni alla Russia e delirante transizione green imposta di quella medesima von der Leyen oggi più che mai alla guida del baraccone Ue. Accelerare quella corsa ideologica verso la cosiddetta sostenibilità, imponendo all’industria ritmi totalmente irresponsabili e irrealistici, ha regalato a Usa e Cina un vantaggio commerciale e industriale esiziale. Gerard Schroeder dopo il Cancellierato è divenuto strapagato dirigente di Gazprom. Chissà dove andrà a godersi un pensionamento politico dorato frau Ursula fra 5 anni? La destinazione spiegherà molto su quanto deciso e accaduto nel post-Covid.

Ora, se Olaf Scholz scaricasse davvero i Verdi in nome dell’automobile, dovrà trovare un sostegno. Magari esterno. E la situazione generale europea e mondiale potrebbe persino portare a una mano tesa a tempo determinato da parte della Cdu. Ma quando il tuo dato di aspettative economiche è come quello che ci ha mostrato lo Zew di settembre, non basta mettere toppe politiche e calciare il barattolo. Occorre ricominciare pressoché da zero. Una nuova Riunificazione, una nuova caduta del Muro. Ovvero, spesa pubblica come non ci fosse un domani. Alla faccia dell’Europa e dei suoi vincoli.

Se per caso Bruxelles dovesse agitare bandierine, quale atteggiamento assumerebbe una Berlino in cerca d’autore verso Bruxelles, stante conti pubblici minati dalla pandemia ma ancora in grado di indebitarsi per ripartire? Minaccia di Germanexit o Dexit come ventilato da una trionfante Alternative fur Deutschland la sera del 1 settembre? E verso la Cina, si continuerà a seguire i desiderata Ue e Usa oppure si tenderà la pargoletta mano, pur di sopravvivere allo sprofondo macro? E ricordandovi il dato record in seno all’Ue del nostro interscambio commerciale con la Germania, la dipendenza dei comparti della componentistica e dei macchinari industriali dall’economia tedesca e i tre mesi che storicamente vedono i cicli economici tedeschi anticipare i nostri, pongo la domanda delle domande. E se esplodesse il costo dell’energia a causa del colpo di coda ucraino necessario per far sedere le parti al tavolo delle trattative, il Governo cosa farebbe? Chiederebbe a Usa e Algeria, forse?

Di più. Se per caso la Germania rottamasse i Verdi di governo e imponesse paletti sulla strada del Green Deal europeo e, contemporaneamente, finisse la tarantella dei rinvii sulla nuova normativa legata ai criteri di greenwashing, che fine farebbe il mercato a dir poco dopato del debito Esg? Lo stesso che ha garantito finanziamento record e a costi più che sostenibili a decine di aziende ed entità finanziarie europee che di verde non hanno mai visto nemmeno le foglie di una pianta sul balcone.

Forse meglio mollare il cerino, prima di bruciarsi le dita? Capito perché la notizia dello Zew precipitato al suolo non ha trovato spazio e invece avrebbe meritato le prime pagine? 

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI