Per soli 9 voti di scarto e con il supporto determinante del Movimento 5 Stelle, Ursula Gertrud von der Leyen è la nuova Presidente della Commissione europea. Congratulazioni e buon lavoro. Detto questo, chissenefrega. Con tutto il dovuto rispetto, per carità. Non fosse altro per il fatto che è una signora. A quanto dicono nel suo Paese, anche molto seria. Qualche riserva in più, sempre in patria, c’è riguardo il suo grado di preparazione e capacità nel ruolo di ministro, ma tant’è, saranno certamente dicerie interessate. Il problema non è infatti personale, ma politico: quel ruolo non conta nulla, è appunto solo politica. È, né più né meno, lo specchietto per le allodole del grande inganno democratico che vorrebbe i popoli rappresentati dal Parlamento e quindi decisori e padroni del loro destino. Ora, se volete crederci, fate pure. Io, però, a queste panzane ho smesso di credere da un po’. E non per cinismo, semplicemente per realismo basato sui fatti. Non sulle parole.
Le quali, ad esempio, nel bel discorsetto programmatico della von der Leyen in attesa del voto di martedì pomeriggio, erano pregne di citazioni che sembravano prese da un manuale del perfetto influencer in cerca di followers: lotta al cambiamento climatico, salario minimo europeo, parità di genere, accoglienza verso i migranti, apertura verso un nuovo rinvio del Brexit se richiesto e necessario. Mancava un riferimento al Prime Day di Amazon in scadenza e una critica al finale di Trono di spade e il campionario da acchiappa-like professionista sarebbe stato completo. D’altronde, occorrevano i voti. Occorreva blandire, come hanno poi confermato i 5 Stelle con il loro assenso fondamentale. E la prima regola in quei casi è andare sul sicuro, è – per citare Il principe di Machiavelli – fare come gli arcieri prudenti, a’ quali parendo el loco dove disegnano ferire troppo lontano e conoscendo fino a quanto va la virtù del loro arco, pongono la mira assai più alta che il loco destinato, non per aggiugnere con la loro freccia a tanta altezza, ma per poter con l’aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro.
Vi consiglio di rileggerlo quel breve e immortale capolavoro di strategia e ars politica, in questi giorni torna utilissimo per decifrare la realtà. Più di mille tg, cento talk-show e un’intera rassegna stampa. Capireste, ad esempio, che la chiave di tutto sta nella dissimulazione. Come ad esempio quella che concentra tutta l’attenzione su una sterile pratica burocratica da manuale Cencelli in salsa alsaziana come quella andata in onda a Strasburgo, ma fa calare un velo di oblio e silenzio totale sulle nomine ben più pesanti e, queste sì, operative fatte solo il giorno precedente a Francoforte.
Perché signori, il mio giudizio così netto non è frutto dell’odio per la politica e la democrazia. Anzi, il mio è un atto di dolore. È però anche la presa d’atto del fatto che viviamo in un mondo finanziarizzato, a sua volta totalmente dipendente non più dal mostro mitologico del libero mercato, quello che serve per dotte tirate populiste, di destra come di sinistra, bensì da quello con faccia rassicurante delle Banche centrali e del loro Qe perenne come panacea strutturale di ogni male. Ed ecco, quindi, che nessun organo di stampa ha trovato spazio, nemmeno una riga, per dare conto delle nomine dei tre nuovi rappresentanti scelti da Christine Lagarde per il Single Supervisory Board della Bce, organismo di importanza fondamentale, non fosse altro poiché sovrintende e regole le 114 banche più grandi dell’eurozona. Direte voi, ha poco appeal per il grande pubblico. Vero. Però c’era una scorciatoia pop da intraprendere, volendo.
Una delle note su cui più si è soffermata la stampa, parlando di Ursula Gertrund von der Leyen, è stata infatti il suo essere madre di sette figli. Bene, anche Elizabeth McCaul ha sette figli. E chi è costei? È una dei tre nuovi membri di quel board così fondamentale, appunto. E sapete da dove arriva, qual è il suo background professionale più recente? Dopo aver lavorato per Goldman Sachs, infatti, nel 2013 è stata consulente del Vaticano relativamente all’indagine interna allo Ior voluta da papa Francesco. E da dove proveniva per essere scelta e indicata per un ruolo così delicato? Dal Promontory Financial Group, una notissima e potente azienda di consulenza finanziaria statunitense. Una di quelle che, nel gergo di Wall Street, vengono definite revolving doors, le porte girevoli, poiché vedono i loro dirigenti più abili e preparati finire sempre a ricoprire ruoli apicali e di grande prestigio in posizione di potere. Spesso e volentieri, politico o regolatorio a livello internazionale.
Di suo, una referenza professionale ottima. A parte quell’accordo che nel 2015 vide proprio il Promontory Financial Group, oggi una sussidiaria a controllo totale di Ibm, transare un multa da 15 milioni di dollari per chiudere un’accusa di occultamento rispetto a un report su Standard Chartered Bank. Ma si sa, certi ambienti hanno le loro regole e, francamente, ho smesso di fare la verginella (e pretendere che gli altri si comportino nello stesso modo) da tempo. Tutto legale, oltretutto, ci mancherebbe altro. Così come appare assolutamente normale che il Vaticano, dovendo mettere mani alla questione quantomeno delicata dello Ior, abbia richiesto i servigi di una professionista come la McCaul nel settore della consulenza finanziaria. La stessa McCaul che oggi siederà in quel Single Supervisory Board che conosce molto bene, visto che i suoi servigi professionali vennero richiesti, oltre che dalla Santa Sede, anche dalla stessa Bce e proprio nel periodo di creazione e determinazione delle competenze del delicato organismo di regolamentazione e vigilanza.
D’altronde, nel curriculum della McCaul c’è anche – e soprattutto – un’esperienza come Sovrintendente per le Banche per lo Stato di New York, posizione a cui giunse dopo un decennio di lavoro come dirigente presso Goldman Sachs. E ci arrivò nel 1995, chiamata direttamente proprio da un ex dirigente di Goldman Sachs, Neil D. Levin, per far parte del suo staff: nel 1997 prese il suo posto alla guida dell’ente e nel 1999 ottenne la nomina a Supervisore dal governatore di New York, George Pataki. La sua carriera in quel ruolo non durò tantissimo, visto che nel marzo del 2003 si dimise, ma fece in tempo – in quegli anni di operato – a dar vita al New York State Holocaust Claims Processing Office, ovvero un ufficio governativo per l’assistenza ai sopravvissuti all’Olocausto per l’ottenimento di risarcimenti. Ruolo, questo, che la vide battagliare non poco con le banche svizzere al centro di parecchie dispute, tanto da arrivare al blocco della proposta di fusione fra Ubs e Swiss Bank Corporation nel 1998, al fine di ottenere la loro cooperazione nel ri-ottenimento degli assets confiscati alle vittime.
Formatasi alla prestigiosa Boston University, la Mc Caul è una donna in carriera, ma anche con una propensione alla famiglia, alla logica del “casa e bottega”. Poiché oltre ad avere sette figli è anche sposata con Frank Ingrassia, ex-partner di Goldman Sachs ai massimi livelli dirigenziali. Insomma, una garanzia per le banche europee, avendo una carriera alle spalle prima nella principale banca d’affari statunitense e poi in una delle più importanti aziende di consulenza finanziaria, sempre degli Usa. Non vi pare?
E sapete quale altro ruolo a ricoperto al Promontory Financial Group, oltre a quello apicale di partner in charge? È stata Ceo di Promontory Europe, la branca europea, fornendo consulenza ai clienti in materia finanziaria ma anche regolatoria. D’altronde, ha partecipato alla nascita del Single Supervisory Board di cui ora fa parte, chi meglio di lei poteva offrire consulenza?
E chi la affiancherà nel nuovo gabinetto operativo appena scelto da madame Lagarde? il primo dei colleghi è Edouard Fernandez-Bollo, attualmente in forza all’organismo di supervisione bancaria francese, mentre la seconda è Kerstin af Jochnick, fino alla scorsa settimana primo vice-governatore della Riksbank, la banca centrale svedese. Istituzione quest’ultima che, oltre a essere fra i primatisti mondiali di Qe falliti e totalmente inutili a spese dei contribuenti, di fatto sovrintende un’economia e un sistema che non fa parte dell’eurozona, avendo ancora la corona come valuta. Sicuramente, però, avrà capacità professionali che la rendono perfetta e insostituibile per quel ruolo.
Che dire, tanto per concludere in parole povere l’articolo di oggi? Che per uno degli organismi più strategici dell’unica istituzione europea che davvero conti, al netto delle chiacchiere e del politichese di Bruxelles e Strasburgo, sono stati scelti un francese che dovrà fare in modo che le banche del suo Paese non vadano a zampe all’aria con tutti gli strumenti strutturati che hanno a bilancio (e la cosa ci fa paradossalmente ed egoisticamente comodo come italiani, essendo i medesimi istituti transalpini detentori di circa 285 miliardi di controvalore in Btp) e che Bnp Paribas riesca a ottenere senza danni colletarali da una Deutsche Bank in fase di ristrutturazione e ridimensionamento il ruolo di prime-brokerage unit europea, un’altissima dirigente della Banca centrale svedese, esterna alle dinamiche dell’euro, ma bravissima nel gestire fallimentari esperimenti di politica monetaria ultra-espansiva e una delle figlie predilette dello status quo finanziario di Wall Street e dintorni, ancorché già a suo agio con le dinamiche mediterranee, non fosse altro per le origine del marito e per il ruolo molto delicato svolto su mandato del Vaticano nello spulciare i conti dello Ior.
Alla luce di tutto questo, davvero vi sembra una notizia importante la nomina ufficiale di Ursula Gertrund von der Leyen alla Commissione Ue? Attenzione, sono giorni delicati quelli che stiamo vivendo. Giorni di messaggi cifrati e di scandali che sottendono ben altro, come altro è il bersaglio delle frecce degli arcieri citati ad esempio dal Machiavelli.