Cosa posso scrivere che non abbia già scritto? Mi scuserete, quindi, se evito di ripetere per la millesima volta quale scellerato ma calcolato tsunami la Bank of Japan abbia voluto scatenare, una volta resasi conto che il tempo stava per scadere e che generare il caos è sempre meglio che subirlo. Raccontare gli incidenti ferroviari è troppo facile, una volta che siano avvenuti. Io vi ho messo in guardia su dove e come i binari fossero danneggiati. Mesi fa. Quindi, mi permetto solo di darvi un consiglio.



D’ora in avanti, la narrativa sarà quella dei mercati che crollano per la prospettiva di una recessione Usa. Il motivo? Dopo 8 trimestri consecutivi di aumenti talmente manipolati da riportare lo stesso, esatto numero di nuovi occupati, la scorsa settimana il dato non-farm payrolls statunitensi ha segnato +114.000 invece che +185.000. Ecco, a detta degli esperti, questo sarebbe il motivo dei tracolli. Il mio consiglio? Chi sostiene una tesi simile o non capisce nulla o è in malafede. Punto. Perché occorrerebbe che gli stessi soloni spiegassero come sia possibile che almeno un anno di retorica del soft landing possa essere spazzata via in questo modo da un singolo dato occupazionale negativo. Solo in un caso. Ovvero, la prezzatura del fatto che quella retorica era tale e totalmente falsa. Quindi, l’ultima lettura rappresenta la verità che alla fine emerge. In questo caso, una reazione violenta ci sta. Ma quando la tua valuta in crollo strutturale si apprezza di colpo e la medesima è alla base di circa 30 trilioni di dollari di controvalore in carry trades, è quel leverage folle a determinare un -13%. Non il dato occupazionale Usa. Quello può generare soltanto questa dinamica.



Detto fatto, mezz’ora dopo la pubblicazione dei non-farm payrolls, le prezzature dei futures davano al 94% la possibilità di 3 tagli dei tassi da parte della Fed entro fine anno. E a metà mattina di ieri, quei 3 erano diventati 5. Sapete cosa significa? Che parte un nuovo Qe. Perché dopo otto mesi di rinvii, ora il mercato si aspetta che in quattro riunioni del board si intervenga 5 volte al ribasso sul costo del denaro. Un diluvio. L’ennesimo. Ecco cosa intendevo quando vi dicevo che la Bank of Japan ha operato da detonatore. E che la Fed lasciava volentieri ai fessi come la Bce l’azzardo di tagliare prima del tempo e una tantum.



Certo, i soliti esperti vi dicevano che erano necessari anche quei 25 punti base. Per cosa, di grazia? Con quello che accade e accadrà, prima del nuovo banchetto di liquidità a costo zero che farà ripartire la giostra come nulla fosse stato, pensate che le banche allenteranno i cordoni dei prestiti a famiglie e imprese? D’altronde, se Warren Buffett ha venduto 4 miliardi in titoli di Bank of America tra il 19 luglio e il 1 agosto, forse qualcosina era nell’aria, no?

E non basta, perché venerdì scorso sempre Berkshire Hathaway ha reso noto di aver dimezzato le sue detenzioni di titoli Apple nel secondo trimestre. Dimezzato. Nel contempo, il cash level è salito di 88 miliardi, arrivando al massimo storico di 277 miliardi. Insomma, già negli ultimi tre mesi almeno, Warren Buffett ha scaricato equities e aumentato la liquidità o gli strumenti parificati ad essa come i Treasuries a breve termine. Mentre tutti vi dicevano che andava cavalcata l’onda del più grande mercato al rialzo della storia. Tanto c’erano i titoli dell’AI a sostenere il baraccone. Parliamone.

Mentre Tokyo cominciava a inabissarsi nella notte fra domenica e lunedì, il Nasdaq 100 – proprio l’indice di riferimento dei titoli tecnologici – scendeva sotto 18.000 punti e solo al 6,5% dall’ingresso in mercato ribassista ufficiale. Solo 18 giorni di negoziazione prima, il medesimo indice aveva segnato il suo massimo storico. Solo nella sessione overnight, le cosiddette MAG7 tecnologiche hanno bruciato 500 miliardi di negoziazione. A Wall Street chiusa. In compenso, dal 16 luglio a oggi, lo Standard&Poor’s 500 ha bruciato 3,3 trilioni di capitalizzazione. Sono qualcosa come 235 miliardi per singolo giorno di negoziazione negli ultimi 14 giorni di fila.

Ora date un’occhiata a questo grafico: mentre Warren Buffett scaricava titoli Apple con il badile, gli stessi salivano in cielo.

Il motivo? Da una parte proprio la propaganda acritica verso il miracolo AI, dall’altra il fatto che attraverso miliardi in buybacks (che sottraggono risorse a ricerca e sviluppo), l’azienda si ricomprava quelle azioni che l’oracolo di Omaha scaricava. Bel libero mercato questo modello americano, non vi pare? La chiudo qui. Se volete, ora potete andare a leggere le cronache di chi vi racconta l’incidente ferroviario, una volta che sia già avvenuto. E vi dirà che la colpa è di un capostazione distratto. Io posso solo anticiparvi una cosa: attenzione al gioco di specchi fra Iran e Israele. Come mostra questo grafico, proprio dalla fine della scorsa settimana – che casualità – e per la prima volta dal 2016, i fondi speculativi si sono posizionati ribassisti su un paniere di 20 materie prime. Petrolio in testa.

Quale guerra totale in Medio Oriente può far calare il prezzo del greggio, di grazia? Certo, se si crede al passaggio da soft landing a recessione in quattro giorni per un dato occupazionale, vale tutto. Ma in realtà, quel dumping può essere generato solo da una recessione shock negli Usa. Tout se tient.

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