Quello di Bernie Thompson è un nome che non dice nulla al grande pubblico. Per gli addetti ai lavori, invece, il suo parere conta. Non a caso, è stato interpellato da Bloomberg. Bernie Thompson è il fondatore della Plugable Technologies, azienda con sede a Washington e specializzata nella vendita di pc, laptop e altri prodotti tecnologici via Amazon o attraverso altri retailers. Insomma, un gigante nel suo comparto. Contattato riguardo le prospettive dei mesi a venire, in relazione a quanto sta accadendo sulla catena di fornitura globale, ecco la sua lapidaria risposta: «Ormai è tardi per salvare il Natale». Il motivo? Semplice, lo ha mostrato nel silenzio generale l’ultimo dato ISM manifatturiero statunitense: i tempi che intercorrono fra prenotazione e consegna delle componenti elettroniche di base sono saliti da 16 settimane di media a oltre 52. Punto. Un ordinativo fatto oggi equivale a un bene consegnato nell’estate 2022.
Signori, ecco il vero danno compiuto dal Covid a livello economico globale: totale distruzione del principio di globalizzazione dei mercati, già pesantemente messo in discussione da un decennio di abusi, outsourcing, delocalizzazioni e guerre tariffarie. E questi tre grafici parlano più di mille parole: il primo mostra l’aumento dei costi di trasporto container per i principali scali merci marittimi del mondo. Ma l’inflazione è transitoria, tranquilli. Gli altri due mostrano il livello di congestione raggiunto in uno dei principali hub del mondo, l’area del Outer Pearl River Delta (OPRD) fuori Yantian, nella Cina meridionale. Tutti containers in attesa di entrare in porto, venire sdoganati e scaricati. Nel febbraio 2020 la media era di 50, lo scorso febbraio di 35: alla fine di giugno, era di 75.
Ora, se un leader di mercato del commercio al dettaglio tech come la Plugable Technologies di Bernie Thompson, operante in un Paese dove i consumi personali pesano ancora per il 70% circa del Pil, arriva oggi a sentenziare che il Natale è morto a livello di vendite, cosa dobbiamo pensare per l’autunno che ci aspetta nella Vecchia Europa? Immagino che certe notizie, i nostri politici nemmeno le leggano. Peccato. Perché forse capirebbero in quale cul de sac stiamo terminando, giorno dopo giorno. E allora, alla luce di dati e cifre come queste, in grado di mettere in ginocchio interi settori economici e le loro filiere, quanto sta accadendo sotto il cielo della politica assume contorni differenti.
Ad esempio, il manifesto sovranista firmato da Lega e Fratelli d’Italia a Bruxelles diviene qualcosa di diverso dal mero atto di testimonianza che appare. Ovvero, un’assicurazione sulla vita nel dopo-Draghi. Perché in questo Paese si tende a sottostimare le minacce, ritenendolo sempre lanciate a vuoto: senza riforme, i soldi del Recovery Plan non arriveranno. Certo, dopo la passerella di Ursula Von der Leyen a Roma, una prima tranche verrà certamente sbloccata, ma si tratta di un decimo del totale di nostra spettanza. Ovvero, al netto dei quasi 30 miliardi di fondi Sure già incassati, se anche arrivassero subito e senza condizioni 20-25 miliardi del Next Generation Eu, giova sempre ricordare come questo Paese abbia dato vita a scostamenti di bilancio superiori ai 100 miliardi. Non a caso, la risposta indiretta al gesto europeo della Lega è arrivata sotto forma di messa in guardia generale di Mario Draghi, nel corso del suo discorso all’Accademia dei Lincei. «Il debito andava fatto, c’è e ci sarà»: ma occorre ripagarlo, perché non scompare. E il fatto che Giancarlo Giorgetti, il pontiere naturale fra Lega e presidente del Consiglio, l’argine raziocinante ai deliri autarchici dei cantori del prestatore di ultima istanza, abbia mostrato un notevole fastidio rispetto all’accaduto, pur limitando il suo giudizio ufficiale sul manifesto sovranista a un fin troppo chiaro «Non l’ho letto», sembra dirci che sottotraccia qualcuno stia già lavorando alacremente al piano B. Ovvero, smarcarsi in anticipo dall’Europa, in modo tale che se e quando arriverà il momento della sospensione delle erogazioni dei fondi, causa mancate riforme e/o ritardi nelle stesse, potranno rivendicare la loro contrapposizione all’euroburocrazia fin da tempi non sospetti.
La cosa drammatica, ma anche ridicola, è che gente del genere pensa anche di essere furba. Forse perché non è ben conscia di cosa accade nei porti cinesi, forse perché non ha letto l’intervista a Bernie Thompson, forse perché non deve fare i conti con i magazzini vuoti per Natale a causa dei costi quintuplicati delle merci e dei trasporti. E non pensiate che la pantomima dei Cinque Stelle sia molto differente, quantomeno stando agli ultimi sviluppi che sembrano propendere per una ricomposizione, una sorta di pace armata fra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Anche loro fanno pipì ovunque, tanto per marcare politicamente il territorio. In vista di cosa, a vostro modo di vedere?
Certo, la variante Delta sta aiutando. I falchi in sede Bce sono tornati nel loro nido. Attendono. Lasciano che il board delle colombe tranquillizzi e blandisca, accettano anche un trimestre di acquisti con il badile e di promesse di sostegno illimitato. O, quantomeno, esteso quanto lo sarà l’emergenza sanitaria. Ma come dobbiamo leggere, allora, la decisione britannica di eliminare mascherina e distanziamento sociale dal 19 luglio, nonostante sia in piena ondata di contagi da variante Delta, tanto che mezza Europa chiede di spostare le Final Four degli Europei da Wembley? Come vi dico da tempo, il Covid ormai ha perso il suo mero connotato virologico e ne ha assunto uno, ben più strutturale, di strumento di politica economica e monetaria.
Ma attenzione, perché il sondaggio settimanale della Bild am Sonntag ha certificato un +10% della Cdu sui Verdi, la prima ferma al 28% e i secondi scesi di un altro punto percentuale, al 18%. Ormai in fase di potenziale sorpasso da parte della Spd, al 17%. Difficile che il partito della Merkel sprechi in meno di tre mesi un vantaggio simile. Più facile che i Verdi, proseguendo la campagna elettorale ed esplicitando sempre più le loro reali intenzioni e illustrando i programmi, precipitino ulteriormente.
Il destino dell’Europa si gioca nei porti cinesi e il 26 settembre nelle urne tedesche, piaccia o meno. Il posizionarsi di traverso della Lega, pronta a ogni tipo di capriola in base alle necessità, parla una lingua tanto chiara quanto pericolosa. I continui richiami di Mario Draghi al debito e alla necessità di attrezzarsi per un futuro prossimo che sarà pieno di sfide e tutt’altro che roseo, dovrebbero essere sufficienti. Ma se non bastano, come interpretare le parole di Gabriel Attal, portavoce del Governo francese, a detta del quale «la variante Delta sta diffondendosi molto rapidamente ma l’esecutivo sta facendo del suo meglio per evitare nuove restrizioni?». Casualmente, proprio nel giorno in cui la Confindustria francese chiedeva ufficialmente al Governo di rinviare la riforma del sistema pensionistico, tornato drammaticamente in deficit nel 2020. Qualcuno sta scherzando con il fuoco. A tutte le latitudini.
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