La Svezia ha annunciato la scoperta del più grande giacimento di terre rare dell’Ue. Tra cui litio, lantan e scandio, elementi cruciali per la componentistica ad alta tecnologia. Capito ora perché tanta fretta di far entrare Stoccolma nella Nato? E attenzione, perché in perfetta contemporanea con l’annuncio che dovrebbe ingolosire a tal punto Bruxelles da farla scendere in campo più risoluta che mai nel fronteggiare i veti della Turchia (tradotto, pagando Erdogan anche per questo ricatto), la portavoce del ministero degli Esteri russo lanciava un’accusa molto chiara rispetto alle evidenze emerse dall’inchiesta condotta proprio dalla Svezia sull’esplosione di Nord Stream 2. Ovvero: Il fatto che Stoccolma non voglia condividere i risultati significa soltanto che ha qualcosa da nascondere.
Non un bel clima, fidatevi. Perché tutto questo giunge a 48 ore di distanza da un’altra, straordinaria coincidenza: sia Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato, che il Congresso Usa sentivano infatti l’urgenza di rendere noto come le riserve di armamenti statunitensi ed europee stessero calando in maniera pericolosa e preoccupante, a seguito delle continue forniture all’Ucraina. Quindi, occorre produrre più armi. Detto fatto, Ursula Von der Leyen è stata felicissima di garantire l’impegno dell’Unione per uno sforzo supplementare del comparto warfare. Niente di meglio, a fronte di una recessione alle porte, di un booster al moltiplicatore del Pil per antonomasia. E mentre la CNN confermava come i militari ucraini verranno addestrati all’utilizzo dei missili Patriot nella base militare di Fort Sill in Oklahoma, di fatto certificando ufficialmente il coinvolgimento diretto degli Usa nel conflitto, ecco che l’Italia decide di recuperare il tempo perduto. Confindustria aprirà una propria sede a Kiev, mentre Venezia e Trieste diventeranno i nuovi porti ucraini verso l’Europa. Ecco le risultanze del viaggio del ministro dello Sviluppo economico (ed ex numero uno del Copasir), Adolfo Urso e del Presidente degli industriali, Carlo Bonomi, in Ucraina. Scopo del viaggio? Accordi per la ricostruzione post-bellica del Paese. Con buona pace di terremotati e alluvionati italiani che ancora attendono un tetto.
Signori, mentre ci gingilliamo con l’aumento del prezzo del carburante e il dietrofront sulle accise, il Governo Meloni sta mettendo l’Italia nel mirino. Di chi? Indovinate un po’. La Cina sta accumulando oro fisico in maniera totalmente fuori dal comune, poiché sul mercato circola una voce decisamente inquietante relativa all’aumento del prezzo all’oncia registrato negli ultimi giorni. Tramite la Borsa di Shanghai, Pechino avrebbe comprato qualcosa come 100 tonnellate di oro in pochi giorni. Un’iperattività simile non può far riferimento a un processo di diversificazione e de-dollarizzazione di lungo periodo, qui ci si sta preparando a uno shock. E il timore è che la Cina lo shock, questa volta, voglia generarlo per inviare un segnale chiaro agli Usa. Uno di quelli che non si possono ignorare: perché destabilizzare Wall Street, mentre la Fed è in pirandelliana ricerca d’autore e gioca con il dato CPI, potrebbe far male. Molto male. E questo sta avvenendo solo a pochi giorni da una decisione di enorme portata presa sempre dal Governo cinese, di cui ovviamente nessuno ha parlato.
Ribaltando completamente quanto accaduto sul finire dell’estate 2020, quando la bolla immobiliare spinse Xi Jinping a una vera e propria crociata contro il leverage e l’indebitamento facile del settore real estate, oggi Pechino ha deciso di ammorbidire l’applicazione del controllo sulle tre red lines imposte proprio al comparto per evitare che la bolla creditizia continuasse a espandersi. Di fatto, chi ancora sta attendendo il default di Evergrande come inizio dell’hard landing cinese, dovrà prendere atto di uno sviluppo in senso opposto: alla Cina va benissimo che la bolla si espanda. Anzi, sta garantendo una waiver senza precedenti all’indebitamento immobiliare. Proprio mentre la Fed sta per cominciare la parte più pericolosa e delicata del Qt, il dimagrimento dello stato patrimoniale post-Qe. Fra cui, la vendita di Mbs, la carta da parati legata proprio al mercato immobiliare Usa. E in un momento di vendite di immobili esistenti allo sprofondo, al netto di tassi sui mutui in aumento record. La tempesta perfetta.
E attenzione, perché l’Europa non naviga in acque più calme. Frédéric Souillet, segretario del sindacato francese Force Ouvrière, ha dichiarato quanto segue in vista della mobilitazione del 19 gennaio contro l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni: Se per Emmanuel Macron questa è la madre di tutte le riforme, per quanto ci riguarda sarà la madre di tutte le battaglie. E se il leader della sinistra, Jean-Luc Mélenchon, ha definito il provvedimento un enorme atto di regressione sociale, persino Marine Le Pen ha parlato di misura radicalmente ingiusta, preannunciando la volontà del suo partito di bloccarla in ogni modo. Tradotto, il Presidente è solo contro tutti. Esattamente come ipotizzato da una delle 10 predizioni oltraggiose di Saxo Bank per il 2023, in base alla quale l’inquilino dell’Eliseo in primavera deciderà per le dimissioni.
E attenzione poi all’appello lanciato dal sindaco di Londra, Sadiq Khan, a detta del quale è ora di smetterla di nascondere la verità rispetto ai danni che il Brexit sta inferendo al Paese e occorre tornare indietro nella decisione, prima che sia tardi. Di fatto, un’altra delle predizioni di Saxo Bank: il gran passo indietro del Regno Unito, il ritorno nell’Ue. E sapete perché potrebbe accadere? Perché la Nato ha bisogno di un membro forte, dotato di nucleare e fedele fino al parossismo all’asse atlantico in seno all’Europa. E non al di fuori. Perché signori, piaccia o meno, mentre si millantano colloqui di pace, il mondo sta preparandosi alla guerra. Quantomeno, a un’economia di guerra basata sulla produzione di armamenti e di sistemi di difesa sempre più sofisticati. E l’eventuale incendio sociale che potrebbe, da qui a una settimana, divampare in Francia dovrebbe far riflettere. E preoccupare. Esattamente come sta già preoccupando i nostri Servizi. Perché dopo tanta contrapposizione a parole e ricerca di dialogo più o meno esplicita, Cina e Russia potrebbero scegliere la via della destabilizzazione dall’interno dell’Europa. E non più solo commerciale o legata alle materie prime.
Non pensiate che il 2023 sia un anno di pace e rinascita. Perché sarà esattamente il contrario. Sarà l’anno zero del nuovo equilibrio mondiale. E certi processi non sono mai pacifici. Né indolori.
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