Non so voi. Ma il sottoscritto non sopporta di essere preso per i fondelli. Quindi vi invito a una riflessione: com’è possibile che il crash informatico definito peggiore del millennium bug, sia sparito da tutti i radar nell’arco di 24 ore? Passata la mattina di venerdì 19 luglio, avete più sentito parlare del down globale che ha paralizzato banche, uffici e messo a terra i voli commerciali di mezzo mondo? Sparito. Business as usual. Anzi, holiday at usual. Aeroporti operativi, apparecchi che decollano e atterrano. Zero caos.



Quale colossale panzana ci hanno venduto? Uno stress test, magari. O forse altro ancora. Partiamo da questo primo grafico, il quale ci mostra il tonfo del titolo di Charles Schwab Bank nelle ultime sei sedute consecutive di contrattazione.

Una banca d’affari storica. La quale, mentre Wall Street fa bruciare ai titoli tech 1,2 trilioni di capitalizzazione in 5 giorni nell’indifferenza più totale grazie alla rotazione nelle small caps, decide di andare controcorrente. E inabissarsi in solitaria nel comparto. Oltretutto, generando così un sospetto non da poco rispetto alla narrativa che vorrebbe risolta la crisi bancaria statunitense, quella nata da Silicon Valley Bank e che ha lasciato una decina di vittime (spesso poco illustri) sul selciato.



Ma a sentire i fact-checkers del rally azionario del secolo, nulla di cui preoccuparsi. Sarebbe stato sufficiente mantenere in operatività per qualche abbondante trimestre il fondo salva-banche, decretarne la roboante chiusura l’11 marzo salvo optare per un’estensione indiscriminata di accesso alla Discount Window e infine un paio di mesi di buybacks emergenziali di Treasuries incagliati nei bilanci e a rischio di under-pairment gentilmente offerti da Janet Yellen per tramutare lo spavento in ennesimo miracolo del mercato. Quello che tutto risolve e tutto regola. E continui massimi in aggiornamento a Wall Street come in Giappone si prestavano meravigliosamente e confermarne la veridicità per mezzo di titoli trionfalistici sui media di mezzo mondo. Non a caso, tutti gli istituti sotto esame sono risultati promossi a pieni voti negli stress test della Fed non più tardi di un mese fa. In questo contesto e in assoluta solitudine, Charles Schwab Bank si schianta.



Date ora un’occhiata a quest’altro grafico. E comincerete a capire come il crash del comparto IT peggiore di sempre sia stato tutto tranne che un incidente in fase di aggiornamento.

Il 28 giugno scorso, la Dtcc – l’ente che sovrintendente il casinò globale dei derivati e la loro necessità di clearing – pubblicava questa nota di aggiornamento della lista di partecipanti al circo Barnum di opzioni e swaps. Materia per addetti ai lavori. E in quanto tale, splendidamente destinata a passare inosservata. Ma il paragrafo a piè di pagina, quello sottolineato in rosso, annunciava come dal 17 luglio seguente, il broker TD Ameritrade avrebbe cessato di esistere, inglobato proprio da Charles Schwab & Co. La quale da quel momento avrebbe assunto la titolarità di tutti i suoi contratti in essere. Prassi di mercato vuole che l’entrata in fase di operatività richieda 24 ore rispetto alla data di decadenza e presa in assunzione. Insomma, il nuovo regime è partito il 18 luglio. Giovedì scorso. Da quel giorno, clearing e securities lending facenti capo a TD Ameritrade ricadevano in capo a Charles Schwab & Co. Casualmente, quel giorno il titolo di Charles Schwab Bank crollava. Pesantemente. Come un piombo. E con esso il valore del suo collaterale.

Con ogni probabilità, qualche addetto ai lavori aveva letto quella nota della Dtcc e, vedendo l’approssimarsi di quella data, aveva cominciato già nei giorni precedenti a scaricare titoli. E ora che la data fatidica dell’incorporazione era alle porte, innescava l’overdrive e generava una piccola ma significativa sell-off. D’altronde, come ci mostra il grafico, 19,6 miliardi di unrealized losses nei bilanci non rappresentano un buon biglietto da visita, soprattutto in vista di una presa in carico di contratti a dir poco bollenti (e misconosciuti nella natura e nel controvalore reale sulla controparte) da maneggiare.

Ma quando la tua banca è legata alla grande famiglia del Wef e a Microsoft e il tuo principale azionista è Vanguard, tutto può accadere. O, a volte, tutto può essere fatto accadere. Anche che quello venduto alle opinioni pubbliche come un crash peggiore del millennium bug, alla fine appaia nei fatti risolto e sparito dalla lista delle criticità globali in 24 ore. Senza disastri. Ma, in compenso, straordinariamente puntuale ed efficace nell’assolvere al compito di salvarti le terga. Ma non solo a te. All’intero mercato. Casualmente. Fortuitamente.

Il motivo? Semplice, lo mostra in tutta la sua disarmante onestà questo titolo: sempre casualmente e fortuitamente, quel crash informatico globale ha inibito la capacità di alcuni brokers di operare. Mentre altri, no. E quel titolo parla chiaro: i clienti di Charles Schwab Bank quel giorno erano inibiti dall’operare. Perché altrimenti, quale reazione a catena avrebbe potuto colpire il mercato il 19 luglio, giorno di scadenza di massa per un nozionale di opzioni pari a qualche trilione di dollari di controvalore? E che fine avrebbe fatto nello specifico, Charles Schwab Bank, proprio quel giorno casualmente costretta a rispondere anche dei contratti di TD Armitrade, i cui contenuti e natura erano chiaramente oscuri a larga parte del mercato ma non a quella che tiri i fili e distribuisce le carte?

Il mondo sta quotidianamente giocando a un quiz che potrebbe chiamarsi Chi vuol essere la prossima Lehman Brothers? E quando in gioco ci sono cifre e interessi simili, tutto può accadere. Anche il down informatico peggiore del millennium bug. Ma risolto e sparito dai media in meno di 24 ore. Giusto il tempo per Wall Street di suonare la campanella e garantire a tutti 48 ore di mercato chiuso per decidere il da farsi e truccare i nuovi mazzi di carte. Con la bomba Yemen esplosa sabato e quella Biden domenica, poi, nessuno farà caso a quasi niente altro, tantomeno a oscuri magheggi finanziari nel sottobosco di derivati e immondizia varia.

Ma se volete credere alla favoletta del mondo che rischia di tornare al baratto per un aggiornamento software andato storto, fate pure. Fate pure il loro gioco.

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