Pnrr, il piano B del Tesoro. Senza i soldi delle rate Ue, si valuterà nuovo debito. Non è un caso che questo articolo de La Repubblica sia uscito il giorno dopo lo scontro tra Matteo Salvini e Antonio Tajani sulle alleanze in vista delle Europee del 2024. E non è un caso che Giancarlo Giorgetti, come titolare del Mef, sia stato l’unico Ministro del Governo ad ammettere che l’ipotesi di recessione sia più che probabile per l’autunno, stante la contrazione già oggi in atto in Germania.



Questo nonostante la narrativa da boom economico ripetuta non più tardi di 72 ore fa dalla Premier all’assemblea di Assolombarda. Perché a differenza di Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti conosce il mondo delle imprese del Nord. E sa che il grado di interdipendenza dall’industria tedesca è ancora oggi in grado di muovere numeri e cifre enormi. E nella seconda parte dell’articolo, parleremo diffusamente e chiaro rispetto al dato finale della produzione industriale teutonica di giugno, un vero e proprio allarme rosso in vista dell’autunno, quando quella slavina sugli ordinativi si sostanzierà come valanga.



Ed ecco che il segreto di Pulcinella del Pnrr e dei suoi fondi immaginari comincia a crollare, quasi un domino che si innesca rapidissimo dopo la caduta della prima tessera. Come ripeto ormai da settimane, i numeri della Nadef parlano chiaro: senza i 19 miliardi della terza rata e i 16 della quarta, o si emette più debito (al parco buoi retai con la scusa dell’inflazione) o la manovra correttiva d’autunno è garantita. In piena recessione. Spesa tagliata o tasse più alte: un suicidio, a pochi mesi dalle Europee. Quindi, si emette di più. Anticipando il calendario delle aste già programmate.



Ora, uniamo i puntini come ne La settimana enigmistica: non si sapeva tutto questo, solo un mese fa? Per quale ragione, in base a quale calcolo o strategia, si è quindi dato vita al braccio di ferro in modalità pantomima suicida su una ratifica del Mes che tutti sanno ineluttabile? Già oggi, la terza rata – quelle che da tre mesi è “questione di ore” – non sarà disponibile prima di ottobre, mentre la quarta attesa per l’autunno slitterà a inizio 2024. Tradotto, extra-emissioni già certe. Con quali condizioni di mercato, però? Quelle attuale di spread sotto cloroformio? Oppure con un ritorno del premio di rischio, in base a un calcolo minimo sui fondamentali macro sottostanti dovuto alla recessione?

Ricordate il 2011? Stesso cronoprogramma, più meno. Lettera Bce in estate, poi la slavina che scende a valle. Non più contenibile. Pensate che oggi sia tutto diverso? Davvero possiamo attaccare la Bce sui tassi, quando per tre anni ci ha evitato il redde rationem oggi implicitamente alle porte? Speriamo forse in un Qe emergenziale in autunno, in modo da piazzare emissioni col badile e di default all’Eurotower almeno fino alle Europee? Magari sì. Ma anche questa volta sarà gratis e senza condizionalità? Pensate davvero che l’azzardo su Mes e Patto di stabilità sia calcolato, in condizioni simili? Se sì, un capolavoro. Altrimenti, il Mes dovremo non solo ratificarlo. Ma attivarlo. E di corsa. Dopo aver riempito di irrinunciabili Btp il signor Rossi, ovviamente.

E veniamo al vulnus tedesco. Il dato finale del PMI manifatturiero tedesco di giugno è sceso ai minimi da 3 anni, segnando un 40.6 dal 43.2 maggio e al di sotto della già pessimistica previsione di 41.0, come mostra il grafico.

L’industria tedesca, insomma, nel mese appena concluso ha tagliato la produzione più del previsto, sintomo che il calo nell’order book sta prendendo l’abbrivio. Certo, quando hai il Ftse Mib al massimo dal 2008, poco importa di queste inezie. Operai, catene di montaggio, linee di produzione, turni, ordinativi. Roba ottocentesca. Qui ormai viviamo solo di intelligenza artificiale, app, metaverso e algoritmi. Il pranzo ce lo porta il rider, mica andiamo in mensa. Il problema è che quanto sta accadendo in Germania, a ottobre ci precipiterà addosso come una slavina. Proprio nel momento in cui, almeno sulla carta, questo Paese dovrà fare i conti con parecchie scadenze. Ratifica del Mes in testa. E redde rationem su quanto il Governo Draghi prima e quello Meloni poi siano riusciti realmente a ottenere a livello di approvvigionamento energetico extra-Russia, al netto degli stoccaggi. Per allora, l’intero Continente sarà in recessione. Ma la lotta all’inflazione, almeno per il momento, resta la priorità. Alla fine di questo mese, nuovo rialzo del costo del denaro. Poi pausa estiva, il momento propizio per i blitz. Bassi volumi di mercato, regolatori con l’infradito ai piedi, Parlamenti chiusi.

Viene da chiedersi, in questo contesto, come vada letto il totale cono d’ombra in cui è terminata l’Emilia-Romagna e i fondi per la ricostruzione post-alluvione. Per caso quella Regione non è più una motrice del Pil nazionale? Forse le prenotazioni turistiche record e le possibili cancellazioni in Francia ci stanno illudendo di poter sostenere un debito come il nostro improvvisandoci la Florida dell’Ue? In Emilia-Romagna non è arrivato un euro. Il Commissario è appena stato nominato, dopo oltre 40 giorni di tarantella. E non pare fremere. Di cosa sono a conoscenza a Roma che noi comuni mortali ancora ignoriamo? Su quale “incidente controllato” si sta facendo affidamento, stante l’ottimismo a oltranza e la quasi certezza che la variabile Btp sarà comunque gestibile, al netto di una Bce che drena liquidità stile idrovora?

Lo spread è fermo, placido. Mps è sopra quota 2,30 per azione, nonostante due di picche a raffica sull’ipotesi fusione e dell’altrettanto mitologico terzo polo bancario. Eurovita è ok, bloccando ancora i riscatti fino al 31 ottobre. Quindi, 400.000 signor Rossi con i soldi della polizza congelati si vedranno potenzialmente bombardare dai media, affinché acquistino i Btp necessari a non imporre al Governo una mega-manovra correttiva in autunno. Un capolavoro. Mediaset sembra di colpo scalabile e addirittura si mette mano senza timori alla sala macchine finanziaria del Paese, le Generali.

Siamo proprio sicuri che il problema, il pericolo nascosto sia la ratifica del Mes? Siamo sicuri che un’eventuale finale di partita rispetto al 1992 possa passare per via ordinaria e tramite una ratifica parlamentare? Perché una domanda sorge spontanea: se a detta della Primo ministro, il momento del Paese è troppo delicato per trattare un tema come il Mes con la dovuta calma e attenzione, quel Risiko sottotraccia e con mosse contemporanee da fronte scoperto, come dobbiamo valutarlo?

Attenti, perché in Italia le riforme lacrime e sangue sul mondo del lavoro le fa storicamente sempre e solo la sinistra. Vuoi vedere che il 1992 reloaded sarà gestito dai sovranisti?

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