Grazie alla desecretazione di molti documenti relativi alla Guerra fredda, sia da parte sovietica che da parte francese, è stato possibile acquisire nuove informazioni utilissime non solo per gli storici ma anche per il lettore comune. Utilissime per comprendere la dinamica del potere.

In Francia la lotta contro il nemico sovietico si svolge soprattutto sul territorio nazionale, dove i servizi dell’Est sono attivi fin da prima della guerra. Mosca ha approfittato del periodo del Fronte popolare (1936), poi della Seconda guerra mondiale, per sviluppare le sue reti in Francia, sotto la copertura della lotta antifascista. Fin dall’inizio del conflitto, il KGB recluta numerosi agenti nel Paese, dove sa di poter contare sul Partito comunista francese (PCF), molto potente e aureolato per la sua partecipazione alla Resistenza e alla Liberazione. Numerosi simpatizzanti del PCF, provenienti dai maquis FTP (Francs-tireurs et partisans français), integrano il nuovo servizio di informazione creato nel 1945, la Direzione generale degli studi e ricerche (DGER). A tal punto che le autorità devono rapidamente scioglierlo, al fine di epurarlo dagli elementi dubbi. Esso viene sostituito dal Servizio di documentazione esterna e di controspionaggio (SDECE).



È allora difficile per il governo designare ufficialmente l’URSS come “il nemico” e lanciare i servizi contro i comunisti, perché il PCF raccoglie all’epoca un quarto dei voti e siede in numerose istanze governative. I servizi segreti non potranno agire più liberamente contro la minaccia comunista se non quando il clima della Guerra fredda diventerà glaciale. Questo sarà il ruolo della Direzione della sorveglianza del territorio (DST).



Fin dal novembre 1944, la DST è stata ufficialmente ricostituita con attribuzioni ampliate. Il governo le ha conferito: i) la ricerca e la centralizzazione, in vista del loro sfruttamento sul territorio sottoposto all’autorità del ministero dell’Interno, delle informazioni di controspionaggio; ii) la polizia delle comunicazioni aeree, la ricerca e la repressione dei trasporti aerei clandestini; iii) la polizia delle comunicazioni radioelettriche e la repressione delle comunicazioni clandestine; iv) la repressione di tutte le infrazioni che rientrano sotto il decreto del 29 luglio 1939.

Grazie alla volontà di Roger Wybot, il suo fondatore, le vecchie brigate a vocazione giudiziaria – che non agivano prima della guerra se non per requisizione dell’autorità militare o del Parquet – saranno trasformate in un servizio di controspionaggio. Mantenendo le sue competenze repressive, la DST ottiene anche il diritto di organizzare la ricerca e lo sfruttamento delle informazioni di controspionaggio fino ad allora riservata ai militari. La sua competenza si estende in Algeria, Marocco e Tunisia. Inoltre, Wybot ottiene che le attività del suo servizio siano coperte dal segreto di difesa.



Bisogna anche dotare la DST di un “senso dell’ordine e del metodo”, qualità rare nel caos della Liberazione. Wybot mette in piedi una panoplia di sezioni e unità, alcune specificamente incaricate di trattare la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, destinate a raccogliere, centralizzare e sfruttare le informazioni, istruendo gli agenti sulle tecniche di interrogatorio, sulla manipolazione dei prigionieri e sull’uso dei codici. Sotto la sua guida, la professionalità e la discrezione sono le regole del servizio. La DST diventa un modello di rigore, di chiusura e di discrezione dotata dell’equipaggiamento più avanzato, con i propri mezzi di telecomunicazione, il proprio codice, la sua attività coperta dal segreto di difesa. I suoi uomini, unici nel loro genere, costituiscono, con le competenze giudiziarie e di ufficiali di polizia nazionali e militari, un insieme che, con il nome di Direction de la Surveillance du Territoire dipende direttamente dal ministero della Difesa nazionale, sfruttando loro stessi le informazioni che raccolgono, esercitando l’autorità dei prefetti e dipendendo dall’ispirazione di Roger Wybot.

La prima missione che tocca alla DST è il rastrellamento degli ex collaboratori. Il nuovo servizio dispone, infatti, di archivi tedeschi e dei quadri del controspionaggio nazista – in particolare del SD e della famigerata “III F” dell’Abwehr –, arrestati nel 1945, che hanno portato colpi duri alle reti della Resistenza. Questa immersione negli archivi degli ultimi servizi segreti del Terzo Reich permette ai poliziotti della DST di acquisire una solida cultura del controspionaggio. Inoltre, grazie a questa azione, neutralizzando i “traditori” o i “nazisti”, la DST diventa il “cavaliere bianco” della Liberazione, glorificata come tale da una popolazione che ha subito l’umiliante occupazione e alla quale si presenta come uno dei servizi segreti più efficaci del mondo.

Ma il compito che attende la DST nella lotta contro Mosca è di una natura ben più complessa, perché le reti di spionaggio sovietiche in Francia sono attive e sofisticate. Grazie alle rivelazioni fatte nel 1991 dall’ex responsabile degli archivi del KGB, Vasilij Mitrokhin, sappiamo che la Francia è, durante la Guerra fredda, un nido di spie sovietiche. La sede del KGB a Parigi ha trattato più di una cinquantina di agenti, sia quelli sotto copertura che gli illegali. Dalle rivelazioni di Mitrokhin risulta evidente che la rete parigina del KGB in Europa occidentale era la più importante, e che dal 1945 al 1949 Mosca disponeva a Parigi di 13 ufficiali trattanti e che esistevano, all’epoca, 15 illegali sul suolo francese, ciascuno con il proprio network.

A Parigi i paesi dell’Est, durante la Guerra fredda, fanno ciò che vogliono o quasi a Parigi. Così, l’hotel PLM St Jacques è interamente sorvegliato dai polacchi, e i cechi dispongono di falsi camion dell’EDF e di false squadre di lavori pubblici per effettuare operazioni di copertura e intercettazioni. Nel corso degli anni 1970, la presidente del comitato centrale del Partito comunista (Lecœur) ha ogni mattina sul suo ufficio i documenti forniti dal SDECE la notte precedente.

(1 – continua)

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