Lontano dall’essere limitate all’oltremare, le “reti Foccart” si estendono a Parigi, luogo di formazione delle future élite locali, in particolare nei mondi studenteschi. I giovani antillani e guyanesi che vi risiedono costituiscono bersagli privilegiati. Grazie a uno dei suoi informatori, Foccart si procura nel 1955 l’elenco degli studenti guadalupani partiti a studiare in metropoli. In questa prospettiva, si serve della Lettre à l’Union Française, un bollettino di informazione settimanale, concepito come uno strumento di propaganda gollista, che crea nell’ottobre del 1949. Al fine di contrastare l’influenza delle organizzazioni comuniste sulla gioventù, mette in piedi un Comitato degli studenti RPF d’oltremare, affiliato al gruppo nazionale degli studenti del Rassemblement. Questo pubblica un bollettino mensile e tiene, nel corso dell’anno 1951, una sede presso il foyer degli studenti RPF (Rassemblement du peuple français).
Bordeaux
Nella stessa ottica, a Bordeaux raccomanda al suo amico commerciante, Jacques Calabre, di organizzare un piccolo comitato incaricato di ricevere gli amici sbarcati dai territori d’oltremare e che spesso hanno bisogno di essere aiutati al loro arrivo. In questa città, dove studiano numerosi originari delle Antille-Guyane, un gruppo di studenti pubblica un bollettino bimensile, a partire da marzo 1951, e tiene una sede settimanale nei locali del RPF.
Se non si può dubitare dell’intensità dell’attività che Foccart dispiega nelle sue strategie relazionali, appare tuttavia difficile stabilire una cartografia esaustiva delle sue reti. La corrispondenza di Foccart, archiviata alla Fondazione Charles de Gaulle a Parigi per il periodo del RPF, non permette di determinare con esattezza il tenore e la regolarità delle relazioni che intrattiene con i suoi informatori. Molti elementi che permetterebbero di giudicarle non figurano negli archivi. Una parte degli scambi avviene per telefono o nell’ambito di incontri, senza contare che alcune note troppo sensibili non sono probabilmente mai state archiviate.
Valutare le reti
Per le stesse ragioni valutare l’efficacia delle sue reti è in parte un’impresa ardua. In che misura queste hanno contribuito, dopo il fallimento del RPF, al successo delle formazioni golliste oltremare sotto la Quinta Repubblica? La corrispondenza di Foccart dopo il 1958, conservata presso gli Archivi nazionali, non permette di rispondere in modo molto preciso alla domanda. Mostra tuttavia che il consigliere dell’Eliseo riesce a riattivare solo una parte delle sue reti golliste stabilite ai tempi del RPF. È vero che nel frattempo i suoi principali informatori non sembrano proseguire il loro militantismo, tra il 1956 e il 1958, nelle file dei “repubblicani sociali” i cui risultati, nelle Antille come in Guyana, seguono la tendenza al ribasso del RPF dalla fine degli anni 40. Gli ostacoli che si frappongono, nel loro funzionamento, alle “reti Foccart” sono invece più facilmente valutabili dal punto di vista delle loro conseguenze. Non c’è dubbio che limitino la portata di queste. Mettendosi al servizio di una rete politica, gli informatori di Foccart non perdono di vista il loro interesse personale, agendo certamente il più delle volte per convinzione militante ma anche talvolta per spirito di carriera.
Gli informatori
Per Foccart, il mantenimento delle sue reti implica di rispondere alle richieste ricorrenti di promozione o di mutazione professionale dei suoi informatori, a cui non riesce sempre a dare seguito. Per i suoi informatori, partecipare al RPF e trasmettere informazioni, raccolte nell’ambito delle loro funzioni professionali, a una rete partigiana di opposizione operante contro la Quarta Repubblica comporta dei rischi che Foccart non ignora. Spesso, constata lo scoraggiamento dei suoi informatori quando si scontrano, anche all’interno del RPF, con l’ostilità degli antillani e dei guyanesi che si diffidano della loro origine metropolitana. Il principale collegamento di Foccart in Guadalupa si trova così accusato nel 1951 di voler “schiacciare i neri, di nutrire un piano che riveste un carattere di guerra razziale”.
Dagli anni 40
A questo punto ci si può domandare in che misura il potente segretario generale dell’Eliseo per le questioni africane e malgasce emerga già, fin dalla fine degli anni 40, sotto la figura del giovane incaricato di missione del RPF. Il consolidamento della sua posizione all’interno del movimento gollista segue diverse tappe, tra la Liberazione e l’inizio della Quinta Repubblica. Già nell’ottobre del 1945, al termine della guerra, sperimenta il “battesimo del fuoco” elettorale in Mayenne, durante le elezioni per la prima Assemblea costituente, prima di assumere brevemente, nella primavera e all’inizio dell’estate del 1947, la funzione di incaricato di missione per il RPF nei dipartimenti del nord e dell’ovest della Francia.
È nello stesso periodo che Jacques Soustelle, consapevole delle sue origini guadalupane, gli affida il compito di impiantare il partito gollista nelle Antille e in Guyana. Queste sono allora confrontate con la sfida della liquidazione del loro stato coloniale attraverso la trasformazione in dipartimenti d’oltremare. In questo universo politico e sociale particolare, il giovane Foccart, a differenza degli altri compagni gollisti della direzione parigina del partito, può contare su una conoscenza, almeno spontanea, delle realtà locali, basata su “impressioni dello stile di vita, del clima e dell’ambiente socioculturale” che gli restano dai suoi anni giovanili antillani. Questa funzione di incaricato di missione per le Antille-Guyane gioca un ruolo importante nel suo apprendimento e nella sua ascesa politica. Meno di tre anni dopo aver assunto questo incarico, viene promosso, alla fine del 1949, a capo dell’intero settore ultramarino del RPF, che a quel tempo comprendeva l’Africa nera.
La leggenda nera
In seguito, nel 1950, è designato dal gruppo RPF del Consiglio della Repubblica come consigliere dell’Unione Francese e, nel 1952, entra nel consiglio di direzione del partito, una promozione significativa dell’importanza del fattore imperiale nelle concezioni della potenza della dottrina del RPF. È quindi tra l’estate del 1947 e la fine del 1949 che si guadagna una prima reputazione come specialista delle questioni ultramarine e che iniziano a germogliare alcuni metodi di lavoro, all’origine della “leggenda nera” che circonda il personaggio a partire dal 1950 in Africa e dopo le indipendenze, dopo il 1960. Il “metodo Foccart”, elaborato in modo empirico, all’interno di questo laboratorio antillo-guyanese, è dettato dalla necessità di adattarsi a un universo politico postcoloniale, ancora segnato sotto la Quarta Repubblica dal carattere sistematico, e spesso sanguinoso, delle frodi elettorali. Di fronte a questo stato di cose, agisce innanzitutto, nelle istruzioni che trasmette per corrispondenza o telegramma ai suoi informatori, con estrema prudenza che testimonia la sua immedesimazione in una cultura del segreto, ereditata dal suo passato di resistente all’interno del BCRA. Comunica con questi ultimi attraverso un linguaggio codificato che lui stesso ha sviluppato e che si preoccupa di rinnovare costantemente.
Linguaggio segreto
Nella sua prima versione, datata 1947, “frode elettorale” si dice “festa”, “alleanza politica” si dice “serata”, il generale de Gaulle è chiamato “Pierre”, mentre il PCF e la SFIO diventano rispettivamente “Joseph” e “Leon”. Incoraggia poi le truppe golliste ad accettare le regole del gioco politico locale, che giudica inique, come rivelano alcune archiviazioni interne del partito che attestano pratiche politiche dubbie. Foccart raccomanda ad esempio ai suoi informatori di far accompagnare gli elettori guyanesi alle urne da uomini di fiducia. Acquisisce la convinzione, fin dai primi mesi, che la partecipazione a logiche partigiane oltremare presuppone di accettare una dose di violenza e che i gollisti, nella loro strategia, non possono ignorare alcune pratiche politiche locali a rischio di marginalizzazione.
A questo riguardo, le elezioni comunali di ottobre 1947 giocano senza dubbio un ruolo importante nella sua presa di coscienza. A Pointe-à-Pitre, durante la campagna elettorale, dodici militanti gollisti sono aggrediti nel centro città “a colpi di pietre e barre da uomini di mano” di un altro candidato; mentre il giorno delle elezioni “gang elettorali” avrebbero girato il quartiere del municipio e, all’interno stesso del seggio elettorale, avrebbero tentato di impedire alle persone sospettate di simpatie per il RPF di inserire la loro scheda nell’urna. In questo universo di violenza politica, le truppe golliste sotto la sua autorità non sono tuttavia da meno.
Gli scontri
Il carattere esaltato di alcuni compagni gollisti genera talvolta scontri estremi, come quando, nel gennaio del 1950, un delegato cantonale del RPF di Fort-de-France uccide con tre colpi di rivoltella un militante comunista che cercava di aggredirlo con un’arma bianca. Così, il “metodo Foccart”, che prende forma già in questo periodo, risulta effettivamente da un’acculturazione riuscita e duratura a pratiche politiche, ricorrenti nell’epoca coloniale, che la dipartimentalizzazione non ha ancora eliminato. Foccart presenta quindi il profilo, originale al tempo del RPF, di un uomo che unisce una conoscenza pratica della politica, acquisita in una situazione post-coloniale, al possesso di reti in tutto l’oltremare, in grado di spiegare la sua rapida ascesa nella gerarchia gollista.
Poco tempo prima del dispiegamento della sua attività in Africa all’inizio degli anni 50, questo episodio antillo-guyanese, sebbene si concluda con un naufragio elettorale per il RPF, rappresenta una tappa importante nel percorso biografico di Foccart, nel momento in cui si afferma il suo tropismo per le questioni ultramarine. L’ambiente postcoloniale delle Antille-Guyane si presenta a lui come un primo terreno di apprendimento e un laboratorio di sperimentazione. Attraverso lo studio delle sue reti nella loro fase di stabilimento, assistiamo alla nascita di un uomo dell’ombra convinto, fin dall’epoca del RPF, che le Antille-Guyane servono un’ambizione di grandezza nazionale. Sotto la Quinta Repubblica, i presidenti de Gaulle e Pompidou non si ingannano affidandogli, all’Eliseo, la responsabilità dei “confetti dell’Impero”.
(2 – fine)
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